varie, 8 febbraio 2002
Tags : Bin Talal Al Walid
AL WALID Bin Talal Riad (Arabia Saudita) 7 marzo 1955. Magnate • «Pochi sono quelli che, in Medio Oriente, possono vantare un bagaglio familiare e professionale ricco e intrigante come quello di al-Walid
AL WALID Bin Talal Riad (Arabia Saudita) 7 marzo 1955. Magnate • «Pochi sono quelli che, in Medio Oriente, possono vantare un bagaglio familiare e professionale ricco e intrigante come quello di al-Walid. Nato in un palazzo reale di Riyadh nel 1955 da Talal bin Abd ul-Aziz, figlio del fondatore del regno saudita, e da Mona al-Solh, figlia del primo premier del Libano indipendente, il giovane principe respira in casa i venti delle riforme che, sull’onda del panarabismo nasseriano, il padre Talal diffonde attorno a sé. Si parla già, nei decenni ”50 e ”60, di monarchia costituzionale, di democrazia e di diritti della donna. Precursore, 40 anni dopo, dello stesso movimento di riforme, al-Walid è in grado di pesare sul destino del suo paese trascendendone il profondo gap generazionale e proiettandone attraverso il suo impero finanziario e multimediatico un’immagine di successo internazionale. Iniziando con l’immobiliare e il settore delle costruzioni negli anni Ottanta, il principe saudita diversifica le sue acquisizioni investendo nel settore bancario. del 1991 il suo favoloso colpo di Borsa in Citibank, allora sull’orlo della bancarotta, di cui acquista il 9 per cento [...]. Ben presto si affiancano importanti participazioni in catene alberghiere di lusso, tra cui il 22 per cento di Four Seasons Hotels and Resorts, il 27 per cento di Movempick Hotels and Resorts, il 2,25 per cento di Canary Wharf. Crea poi un colosso di ”media and entertainment” con il 100 per cento di Rotana, il più grande gruppo produttore e distributore di musica araba del mondo, il 6 per cento di News Corp., il 17,30 per cento di Dineyland-Paris e il 20 per cento di Planet Hollywood. Tutto ciò è soltanto una parte degli oltre 23 miliardi di dollari investiti nel mondo dal non ancora cinquantenne principe al-Walid» (’L’Espresso” 10/2/2005). «Figlio dell’ex ambasciatore saudita in Francia (poi emarginato perché sospettato di vaghe simpatie socialiste) e di una libanese [...] Due lauree in America, un’adolescenza cosmopolita [...] Un conto in banca da 21 mila miliardi di lire, prega cinque volte al giorno, rispetta alla lettera i digiuni del Ramadan ed è nipote del custode della Mecca [...] Lo sceicco arabo più famoso del mondo [...] Considerato la più straordinaria personalità emersa nel mondo arabo dopo l’eclissi di ”mister petrolio”, Zaki Yamani [...] Ama lavorare all’aperto e in pieno deserto, come se fosse ancora un beduino. Il suo ufficio preferito è una tenda dotata di tv e telefoni satellitari. Ma la fede islamica non gli impedisce di comprare i simboli dello stile di vita occidentale. E lo ha fatto quando questi marchi illustri sono un po’ decaduti. La compagnia aerea Twa, per esempio, o la casa di moda americana Donna Karan, o i computer della Apple. E Disneyland Parigi, il parco-giochi che sembrava destinato a un prematuro fallimento. Per non parlare del suo primo grosso affare: il salvataggio nel 1991 della Citicorp, la banca americana che in piena guerra del Golfo era in caduta libera. Quelle azioni, valore mille miliardi, ora ne valgono novemila. Per finire con un intervento degno della Banca Mondiale: subito dopo l’attacco terroristico a Luxor, in Egitto, è sbarcato al Cairo e mentre i turisti abbandonavano le Piramidi e gli alberghi egiziani rischiavano di chiudere i battenti, lui annunciava un megainvestimento a Sharm El Sheik e in altre località egiziane. [...] ” l’unico reale saudita che capisce l’Occidente e critica apertamente i fondamentalisti islamici” dice un diplomatico europeo a Riad. Un’altra scuola di pensiero sostiene l’esatto contrario: quest’uomo immensamente ricco non sarebbe nient’altro che il rappresentante ufficioso di molti esponenti della famiglia reale saudita. I Paperoni del petrolio riterrebbero poco dignitoso e forse peccaminoso apparire azionisti di società come i ristoranti Planet Hollywood (dove le cameriere sono carine e magari scollacciate) o Netscape, il browser che fa navigare su Internet (ancora proibito in Arabia Saudita). Secondo questa teoria, è una sorta di banchiere privato: compra sì, ma con i soldi dei parenti [...] Sorride quando sente questa spiegazione del suo successo: ”Ho iniziato con due regali di mio padre: 15mila dollari e una casa”, sostiene. Certo, non era una casa qualunque: decine di stanze, quattro piscine, un bocciodromo e trenta camerieri. ”Valeva un milione e mezzo di dollari e l’ho usata per ottenere un prestito da una banca”, racconta. I 15 mila dollari si sono trasformati in 2 milioni grazie ad alcune speculazioni immobiliari [...] Con quel denaro ha comprato la banca saudita che gli aveva fatto il mutuo. Da lì via verso i mercati mondiali [...] Ha il pallino dei viaggi e degli hotel a cinque stelle: sono suoi il George V di Parigi, il Plaza di New York, l’Inn on the Park di Londra e il 25 per cento della lussuosa catena Four Seasons» (Riccardo Orizio, ”Sette” n.12/1998). «Uno dei maggiori investitori al mondo [...] Rispetta le regole. Comunica puntualmente alla Security exchange commission, la Consob americana, ogni acquisto di azioni. Tiene stretti rapporti con amministratori e azionisti delle società partecipate. Appare ogni tanto in pubblico, concede qualche intervista, partecipa a esclusivi seminari sull’economia mondiale [...] La madre, la principessa Mona, è figlia di un ex primo ministro libanese [...] Una vita di vizi [...] da adolescente era arrivato a pesare quasi 90 chili [...] Venne mandato prima all’Accademia militare per ritrovare la disciplina e affilare la morale dei comportamenti, e poi negli Stati Uniti a studiare. Una laurea in economia alla Menlo University della California e un’altra in scienze sociali a Syracuse [...] Gli piace l’Italia, è diventato socio di Mediaset, la holding televisiva di Silvio Berlusconi. il maggior azionista di Art, una società di produzioni televisive per il mercato arabo insediata ad Avezzano. Vorrebbe la metà di Ferré [...] Sposato due volte, due volte divorziato. Ha due figli. Possiede 300 auto e uno yacht stellare, il Kingdom 5-Kr, ancorato a Cannes, già del trafficante d’armi Adnan Khassoggi e poi del finanziere playboy Donald Trump» (Rinaldo Gianola, ”il Venerdì” 3/1998).