Dario Di Vico, ìCorriere della Seraî 07/02/2002, 7 febbraio 2002
L’Italia che Sergio Cofferati ha raccontato è meno che mai un Paese normale. «Ha individuato in almeno due elementi (l’asse governo-Confindustria e il ripetuto uso delle deleghe da parte dell’esecutivo) altrettante profonde ”lesioni” inferte al funzionamento del nostro sistema democratico, due anomalie
L’Italia che Sergio Cofferati ha raccontato è meno che mai un Paese normale. «Ha individuato in almeno due elementi (l’asse governo-Confindustria e il ripetuto uso delle deleghe da parte dell’esecutivo) altrettante profonde ”lesioni” inferte al funzionamento del nostro sistema democratico, due anomalie. [...] Elencando le quattro deleghe chieste dal governo (scuola, previdenza, lavoro e fisco), si è spinto ancora più in là. Ha messo in guardia forze politiche e istituzioni dallo svuotamento del ruolo del Parlamento che la pratica governativa comporta. E poi si è retoricamente chiesto se le ”lesioni” inferte per questa via alla ”democrazia sostanziale” non finiscano per incidere ”sulla democrazia formale”. Per il leader della Cgil la modernità del centro-destra è presunta, in realtà è un impasto di autoritarismo e liberismo, per di più incapace di promuovere lo sviluppo nelle condizioni che si sono create dopo l’11 settembre» (Dario Di Vico)