Gianfranco Pasquino, ìIl Sole-24 Oreî 08/02/2002, 8 febbraio 2002
Nella tradizione della Cgil si trova un sindacato che fa politica, «che vuole farla perché ritiene che qualsiasi azione sindacale dev’essere accompagnata da un’azione politica, perché l’obiettivo di fondo, e Cofferati lo ha ripetutamente sottolineato, è il sistema politico e oggi anche lo stato della democrazia [
Nella tradizione della Cgil si trova un sindacato che fa politica, «che vuole farla perché ritiene che qualsiasi azione sindacale dev’essere accompagnata da un’azione politica, perché l’obiettivo di fondo, e Cofferati lo ha ripetutamente sottolineato, è il sistema politico e oggi anche lo stato della democrazia [...] Appoggiando in maniera eccessiva alcune posizioni politiche interne ai Ds, Cofferati può guadagnare un po’ di potere negativo: impedire che si facciano determinate scelte nel partito e nella politica fiscale e delle relazioni industriali, ma rende difficile allargare il campo d’azione del sindacato. è probabile che Pezzotta ritenga questa strategia inadeguata anche in questa fase del governo Berlusconi e ne tema le conseguenze per i lavoratori. Difendere i sindacalizzati, che per la Cgil sono in maggioranza pensionati o tutt’altro che lavoratori precari, appare riduttivo [...] Se si è ristretto l’ambito del lavoro tradizionale, bisogna che il sindacato cerchi di raccogliere e organizzare il consenso dei nuovi lavoratori, che sono quelli meno protetti dalla legislazione vigente, e di allargare, grazie alla flessibilità di una migliore legislazione, il numero dei lavoratori» (Gianfranco Pasquino)