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 2002  febbraio 11 Lunedì calendario

Amanpour Christiane

• Londra (Gran Bretagna) 12 gennaio 1958. Giornalista. Padre iraniano, madre inglese. Ha vissuto in Iran fino alla rivoluzione khomeinista. È la giornalista più pagata del mondo. Alla Cnn dal 1983, è stata corrispondente da tuti i principali teatri di guerra contemporanei: Golfo, Haiti, Ruanda, Algeria, Balcani. Ha intervistato in esclusiva mondiale leader e capi di Stato. Per il suo lavoro in Bosnia ha vinto un Emmy. Ha ricevuto numerosi altri premi internazionali. È sposata con l’ex portavoce del Dipartimento di Stato James Rubin • «Quando appare in video da qualche località esotica anche il più distratto spettatore capisce che li è in corso una crisi internazionale [...] Funziona in guerra e anche in pace [...] Ed Turner è stato il suo primo produttore alla Cnn di Atlanta. Non ci voleva credere, quando quella pivella di buona famiglia, sofisticata, dall’accento british, gli diceva dura in faccia: non sono qui per fermarmi alla gavetta. Aveva ragione lei. Non passa molto e acciuffa il primo posto disponibile, il nuovo ufficio di Francoforte, giusto in tempo per il crollo del Muro [...] Poi fu la più sveglia a capire cosa stava bollendo nel Golfo e a offrirsi volontaria per il Dubai. Doveva stare cinque giorni, saranno cinque mesi [...] Il naso da Cleopatra, quel non so che da maestrina punitiva che manda in estasi il pubblico maschile [...] Le piace raccontare gli esordi fai da te di una ragazza semplice: “Arrivai con una valigia, la mia bicicletta e cento dollari, mi avevano detto che col mio accento potevo tentare gli Esteri”. Si ritrovò una donna per capo, non trovò alcuna solidarietà femminile, sbattè contro i dubbi su quell’accento straniero poco orecchiabile per il pubblico medio. [...] Alla redazione Esteri però ci arrivò con un degree summa cum laude in giornalismo all’Università del Rhode Island, una delle più esclusive degli Stati Uniti. Nel Rhode Island c’era arrivata qualche anno prima, dopo un breve soggiorno a Londra dove gli Amanpour erano fuggiti nel 1979, a rotta di collo provenienza Teheran, lasciandosi dietro qualche pezzo d’argenteria e anche della famiglia, uno zio che morirà nelle galere della rivoluzione khomeinista. Papà Mohammed era un pezzo grosso nell’aeronautica, monarchico, inserito nell’entourage dello scià. Con la moglie Patricia, inglese, formava una delle famiglie più ricche e influenti della Persia di Reza Pahlavi [...] Anche il matrimonio [...] è un tassello perfetto di una biografia ideale, fa parte della leggenda clintoniana. I primi approcci al fronte di due star in servizio permanente, i margarita bevuti in un hotel di Sarajevo. Lei: “Sapevo perfettamente cosa stavo facendo”. L’invito a cena un mese dopo a New York. . Lui: “La cena più bella e fruttuosa della mia vita”. Poi la vacanza in Toscana, quando telefonano a lui da Foggy Bottom: è appena morta la principessa Diana. Mi dispiace, ma stavolta no, sono in vacanza davvero. Squilla il telefono di lei, è la Cnn. Ancora un no. [...] Il matrimonio perfetto sarà in un castello sul Lago di Bracciano. Agosto 1998, l’internazionale della Terza Via al suo zenit. Ci sono Madeleine Albright e Richard Holbrooke, Ted Turner e Jane Fonda, il giovane Kennedy. Ci sono i ravioli ricotta e spinaci, il vestito bianco e l’Ave Maria di Gounod cantata in chiesa. Molto tradizionale, molto upper class» (Maurizio Crippa, “Il Foglio” 14/10/2001).