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 2002  febbraio 11 Lunedì calendario

AMELIO

AMELIO Gianni San Pietro Magisano (Catanzaro) 20 gennaio 1945. Regista. Padre di meno di vent’anni e madre di quindici. Cresciuto con la nonna materna, infermiera, che lo fece studiare fino all’Università, filosofia a Messina. Tra i suoi film Porte Aperte, Lamerica, Il ladro di bambini, Così ridevano. «Nel 1965 Vittorio De Seta lo prende come assistente volontario sul set di Un uomo a metà. Fa poi l’aiuto di Gianni Puccini (3 film), Anna Giobbi, Giulio Questi, Andrea Frezza, Ugo Gregoretti, Liliana Cavani. Nel 1969 dirige il primo spot pubblicitario (Smarties), seguito da altri cinque per Alitalia nel 1970 e due corti di carattere sportivo per la rubrica Tv Sprint [...] Imperniato sui temi ricorrenti dell’innocenza e della cultura, il suo mondo poetico ruota intorno alla figura del padre. Carnali o putativi, i padri sono assenti o lontani o inadempienti sebbene a tratti i rapporti con i figli siano interscambiabili. un mondo declinato al maschile, pur permeato da sensibilità e tenerezze femminili: le figure di donna sono in disparte, opache, sfumate. L’assenza di storie d’amore è una costante. ”Non saprei come far parlare due persone che si amano” dice. [...] Fa un cinema all’insegna della discrezione [...] Non ha bisogno di dire tutto, gli basta suggerire [...] Ha diretto soltanto un film perfetto, riuscito, compiuto, Il ladro di bambini, che è anche il suo unico grande successo. Non lo sono Lamerica, premio Felix per il miglior film europeo, né Così ridevano Leone d’Oro a Venezia, ma clamoroso insuccesso di pubblico e, in parte, di critica» (100 registi). «Rivendica con orgoglio l´origine della sua cultura cinematografica, quella di un ragazzo della provincia calabrese. ”Rivendico il piacere che nasce dalla privazione. Il piacere viene talmente esaltato che ti fa nascere quello che io chiamo vizio. E non spacco il capello in quattro sulla qualità. [...] Credo che non si veda cinefilia nei miei film. All´inizio, negli anni 70, ho commesso peccati gravi, di cinefilia mortifera. Penso di essermi liberato abbastanza presto. Ho pagato un pegno nella mia lunghissima attività di aiuto regista e di regista televisivo. Da Colpire al cuore ho raccontato storie in maniera diretta, onesta, pulita. Senza che la forma prendesse il sopravvento su quello che volevo raccontare. Non credo che i miei film si ricordino per un particolare guizzo di linguaggio. Penso che si ricordino, se si ricordano [...] per un´emozione. Per una storia e un sentimento. Colpire al cuore o Il ladro di bambini, Lamerica e Così ridevano, ma anche Porte aperte: e sono stato sempre autobiografico. La mia ambizione è raccontare nella maniera più coinvolgente [...] Io ho, nella vita, un´aspettativa grandissim [...] Guadagnarmi il diritto di non andare ai festival. Io sono stato candidato all´Oscar, con Porte aperte, e non sono andato a Los Angeles. I festival per me sono una graticola sulla quale mi devo esporre”» (Paolo D’Agostini, ”la Repubblica” 22/3/2004). «Ama gli attori e certe attrici un poco particolari (Dorothy Malone, Anna Maria Pierangeli, Lana Turner): ”Vincente Minnelli sapeva una grande verità: che durante le riprese di un film, l’attore, anche quello bravo, è l’essere più solo di tutti, proprio come sul campo di calcio chi deve tirare o parare un rigore”. Conosce e ama le trame poliziesche: ”Le storie di Cornell Woolrich (o William Irish) si assomigliano tutte: non c’è un enigma da risolvere ma un incubo da placare”. Ama l’arcano sentimento del tempo trasmesso dai film: ”A parte l’antichità e i pirati, da ragazzo confondevo allegramente le epoche e tutto mi sembrava attuale, compresi gli indiani di John Ford e i cowboy di Howard Hawks. Nella mia beata ignoranza condividevo senza saperlo il principio che il cinema, quello vero, coniuga sempre il presente”» (Lietta Tornabuoni, ”La Stampa” 15/2/2004).