Varie, 11 febbraio 2002
ANGELA
ANGELA Piero Torino 22 dicembre 1928. Giornalista. Conduttore tv. Reso famosissimo dalla trasmissione di divulgazione scientifica Quark (dal 1981). Entrato in Rai come cronista e collaboratore, dal 1955 al 1968 è stato corrispondente del Telegiornale prima da Parigi e poi da Bruxelles. Con Andrea Barbato presentò la prima edizione del Tg delle 13.30, nel 1976 è stato il primo conduttore del Tg2. «La grande abilità comunicativa nell’esporre anche argomenti complessi deriva proprio dal suo essere non un uomo di scienza, ma in primo luogo un giornalista che avvicina il problema scientifico gradualmente, con la curiosità e i dubbi dell’uomo comune. Così è riuscito con le sue trasmissioni a rendere accessibile l’informazione scientifica e tecnologica a un pubblico di milioni di telespettatori» (Aldo Grasso, Enciclopedia della Televisione). «[...] Re dei divulgatori televisivi, negli anni ”70 ha introdotto i documentari scientifici (Destinazione uomo e Indagine sulla parapsicologia), nel 1981 ha inventato la formula Quark, al quale sono seguiti i suoi derivati (Quark economia, Mondo di Quark, Quark scienza). Negli anni ”90, con il figlio Alberto ha realizzato Il pianeta dei dinosauri, Ulisse e Superquark. Quali sono le doti di un buon divulgatore televisivo? ”Ci vuole curiosità e passione. A me piace fare il mio lavoro e farlo bene. Ho la fortuna di avere una redazione eccezionale, ottimi consulenti, tecnici entusiasti”. Quando capì che la tv era pronta per l´informazione scientifica? ”A fine anni 60. Dopo i progetti ”Apollo’, quelli che portarono l’uomo sulla Luna. Ero di casa nei laboratori della Nasa, i miei speciali sulle imprese spaziali erano piaciuti. Così lasciai il tg per fare i documentari”. Una sorta di vocazione per la divulgazione? ”Dissero che ero pazzo a lasciare il Tg. Ma io ho sempre fatto le cose che amavo fare. Mi è andata bene: passato alla rete per fare divulgazione ho sperimentato nuovi linguaggi. Allora la tv era paludata, ma la Rai ha capito che si poteva spettacolarizzare: abbiamo proposto sempre cose credibili, Viaggio nel cosmo non era Star Trek. La scienza virtuale è stata vista fino a 7 milioni di persone [...] Il viaggio nel corpo umano è stato il primo fatto con le nuove tecnologie. Lì abbiamo capito che dovevamo osare. La Rai spese qualche lira in più, ma il programma fu venduto in tutti i paesi. Ho le cassette in arabo e in cinese”. Un successo che è continuato con i vari Quark... ”Un successo anche economico. Negli anni ”90 io sono stato a costo zero: la Rai ha tutti i diritti, con le cassette e le vendite all’estero incassava più di quanto mi pagasse”. [...] Perché non è andato a Canale 5? ”Non c’è stata mai una trattativa seria. Io penso che il mio lavoro sia più adatto al servizio pubblico. Mediaset ha troppe interruzioni pubblicitarie”. Se non avesse fatto televisione, cosa avrebbe fatto? ”La mia passione è il jazz. Avrei fatto musica, da giovane volevo emulare i grandi maestri, avevo anche un trio: io ero al pianoforte... [...]”» (Leandro Palestini, ”la Repubblica” 6/8/2005). Sulla passione per il jazz: «Torniamo ai Cinquanta quando suonavo per diletto, da amatore. Studiavo musica classica, frequentavo il Conservatorio e Torino era al centro di un fenomeno jazzistico all’avanguardia, merito di personaggi come Dick Mazzanti e Renato Germonio, veri pionieri del genere in Italia. I giovani erano Oscar Valdambrini, Franco Mondini, Cerri e Basso e insieme si andava a suonare in qualche cantina. Si faceva musica per pochi, soprattutto per noi stessi, il genere non era di grande presa in considerazione del fatto che la diffusione era praticamente nulla, solo qualche locale faceva esibire i vari Nini Rosso, Sergio Farinelli. E poi i dischi, quasi introvabili, a meno di non acquistarli all’estero e dico questo per fare capire in quale difficoltà ci si muoveva […] Avevo anche altri interessi, il jazz non dava da vivere e per me rimaneva un hobby. Andai all’estero, corrispondente Rai da Parigi e Bruxelles e smisi di suonare con quelli che poi sarebbero diventati degli ottimi jazzman, personaggi di assoluto valore, oggi affermati professionisti […] Ho percorso una strada diversa, raccogliendo altre soddisfazioni. Mi è rimasta, inalterata, la passione per quella musica, eseguita magistralmente da fuoriclasse come Chet Baker, Modern Jazz Quartet, Oscar Peterson che rimane il mio preferito, un idolo ineguagliabile. Questi e altri interpreti hanno segnato non solo la storia del jazz ma anche quella della musica scrivendo pagine indelebili, grandi opere che rimarranno per sempre nella storia» (’La Stampa” 8/3/2001).