Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 11 Lunedì calendario

Annan Kofi

• Nato a Kumasi (Ghana) l’8 aprile 1938. Politico. Suo padre è un capo tribale della tribù Fante ed è un governatore provinciale. Nel 1961 vince una borsa di studio della Ford Fondation e si dedica all’economia al Macalester College di St. Paul, in Minnesota. Nel 1972 prende un master in management al Mit. Assunto come funzionario alla World Health Organization di Ginevra, con gli anni sale tutti i gradini della carriera spostandosi più volte a New York. Nel 1993 diventa sottosegretario generale Onu per le operazioni di pace, responsabile di decine di missioni dei caschi blu. Nel 1995 Boutros Ghali lo nomina suo rappresentante speciale per la Jugoslavia. Segretario generale dell’Onu dal 17 dicembre 1996. Ha sposato in seconde nozze l’avvocatessa e pittrice svedese Nane Lagergren. Ha due figli dal primo matrimonio con una nigeriana. «Al Palazzo di Vetro, amici e nemici di Kofi Annan raccontano un episodio che rivela molto dell’approccio del segretario generale dell’Onu alle vicende della vita. Nel 1961, giovane studente del Ghana da poco indipendente, Annan partecipò a un viaggio negli Stati Uniti. Due mesi nell’America profonda: a un certo punto, una sistemata ai capelli urgeva. Il barbiere del negozio scelto dal giovane Kofi, però, disse che lì non si tagliavano i capelli ai negri. ”Non sono un negro - fu la risposta - . Sono un africano”. Il barbiere, pare, tagliò. ”Imperturbabile” è la parola a cui invariabilmente ricorre chi parla di lui. [...] La schiena è dritta, in verità un po’ rigida. Gli abiti di sartoria perfetti. La voce sicura. L’essenza della tranquillità, per alcuni, la freddezza glaciale, per altri. [...]» (Danilo Taino, ”Corriere della Sera” 20/3/2005). «Tradotto in italiano, Kofi Annan suonerebbe Martedì Annan. In Ghana i nomi propri sono i nomi dei giorni in cui il neonato viene alla luce [...] Mai un’alterazione della voce, mai un segno d’ansia nei movimenti, ma soprattutto mai arrogante con nessuno» (Giandomenico Picco, ”il Venerdì” 3/1/1997). «A sentire i non molti esperti internazionali che conoscono il suo stile, gli unici con cui il nuovo segretario generale dell’Onu non avrebbe mai litigato sarebbero gli italiani. Anzi, secondo le ultime rivelazioni dell’ambasciatore d’ Italia al Palazzo di vetro, anche le pubbliche accuse lanciate al contingente italiano in Somalia gli sarebbero state imposte. Insomma Kofi Annan, il ghaniano chiamato a succedere a Boutros Ghali, è un diplomatico al quadrato: rispettoso, ascolta con attenzione, ama la collegialità, usa toni moderati e, all’occasione, non disdegna un tocco di umorismo. Esattamente l’opposto delle qualità (o dei difetti) del suo predecessore. Sembrerebbe cioè nato per guidare la grande organizzazione internazionale che ha nella prevenzione e nella risoluzione pacifica dei conflitti la sua ragion d’essere. In un certo senso è proprio così. Annan non è solo nato professionalmente all’interno dell’ Onu, ma vi è anche cresciuto e vissuto, avendo ricoperto per oltre trent’anni incarichi di tutti i tipi nell’organizzazione. insomma un burocrate di altissimo livello che conosce la macchina" (’la Repubblica”, 15/12/1996). "Inaffondabile signorilità e altrettanto inaffondabile passione per le donne e la vita di società [...] Agli americani che si aspettavano un burocrate competente ma poco incline alle prese di posizione decise, ha dimostrato di saper estrarre concessioni inaspettate da Saddam Hussein e da Gheddafi. Ai rappresentanti dei Paesi del Terzo mondo che lo giudicavano troppo gentile e incapace di dire di no, ha dimostrato di sapere, quando è il caso, tener testa a Washington» (Gianna Pontecorboli, ”Capital” n.6/1999).