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 2002  febbraio 11 Lunedì calendario

ANTINORI

ANTINORI Piero Pelago (Firenze) 15 luglio 1938. Imprenditore. Produttore di vino • «[...] La svolta avvenne all’inizio dei Sessanta, quando padre e figlio, Niccolò e Piero, avviarono quella che è stata chiamata la ”revisione critica del Chianti”, con una profonda trasformazione tecnica realizzata anche grazie all’enologo Giacomo Tachis, assunto nel ’61. [...] ”Avevamo capito che non è possibile fare vino di prima classe senza uva di prima classe. Non è la scoperta dell’acqua calda. Tutt’altro [...] Abbiamo affermato il nostro marchio come sinonimo di qualità”. [...] a partire da quel 1970, quando fu prodotto per la prima volta il Tignanello, grande vino di uve sangiovese e cabernet, invecchiato in botti piccole: uno di quei vini (oltre al Tignanello, il Solaia, il Brunello, l’Ornellaia e il Sassicaia) ribatezzati dagli americani Supertuscans. E Antinori oggi è una riconosciuta griffe mondiale. Proprio gli americani, tanto severi e rigorosi nel valutare i vini quanto affascinati dall’antica nobiltà che viene dall’Europa, continuano a stupirsi quando si trovano di fronte il marchese: la sua famiglia da oltre 600 anni produce vino: risiede in un palazzo del quattrocento, in via Tornabuoni a Firenze, una meraviglia per migliaia di turisti yankee (e non solo); ai loro occhi è un personaggio rinascimentale che parla benissimo la loro lingua e presenta con aristocratica modestia vini formidabili. Quando poi il ”Wine Spectator” lo fotografa con un grande arazzo cinquecentesco alle spalle, cominciano a balbettare: ”Oh, my God!”. [...] Anni fa, per spiegare ironicamente agli amici perché si definiva ironicamente un rivoluzionario, diceva: ”Troppo giovane per partecipare alla guerra o entrare nella Resistenza, troppo vecchio per catapultarmi nel Sessantotto, ho potuto intervenire in una sola rivuoluzione: quella del vino”. [...] negli anni Ottanta, arrivò a cedere il 48 per cento della sua azienda agli inglesi della multinazionale Whitbread, salvo poi riacquistare nel ’91 - prima della morte del padre Niccolò - l’intera quota sborsando 23 milioni di sterline, più di 50 miliardi di lire. ”Un felice errore di valutazione. C’erano una serie di motivi familiari che mi spingevano a cercare un partner robusto. Uno di questi motivi era che avevo tre figlie giovanissime, e non potevo sapere se in futuro avrebbero deciso di rimane in azienda. Invece mi sono sbagliato: hanno deciso di impegnarsi in questo lavoro, con competenza, passione, serietà e spirito di sacrificio. Lo dico con grande serenità: sono un uomo fortunato” [...]» (Daniele Protti, ”Sette” n. 41/1999). «Numero 26 nell’albero genealogico di una delle famiglie più antiche d’Italia. Ha un recapito unico al mondo. Per mandargli una cartolina devi scrivere tre volte Antinori: nel nome, nell’indicazione del palazzo, nell’indirizzo. Un titolo di marchese concesso dai Savoia per l’aiuto nella conquista dell’Unità d’Italia nel 1861, uno stemma realizzato da Luca della Robbia nel 1512, una storia lunga un millennio» (Barbara Palombelli). Sposato con Francesca Boncompagni, aristocratica romana, ha tre figlie: Albiera, Allegra, Alessia. Unico cruccio di famiglia: «Quel nostro omonimo, quel ginecologo che ogni settimana fa un annuncio esplosivo, quello che vuol far partorire le nonne e clonare l’uomo. Sulla stampa e su Internet, se cerchi Antinori, esce fuori sempre prima lui» (’Corriere della Sera”, 5/2/2001).