Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2002  febbraio 11 Lunedì calendario

AQUILANI Alberto

AQUILANI Alberto Roma 7 luglio 1984. Calciatore. Dal 2011/2012 al Milan. Lanciato dalla Roma, una stagione nel Liverpool, una nella Juve • «Dopo Totti, De Rossi. E dopo Totti e De Rossi, Aquilani. Inevitabilmente. Questione di dna, di globuli (giallo)rossi, di vissuto. Destino, direbbe il poeta. Romano, tifoso romanista e cresciuto nel settore giovanile della Roma. Come Totti, il suo idolo ai tempi delle medie; come De Rossi, il fratello incontrato sui campi del “Bernardini”. C’era una volta la Roma di Totti; poi c’è stata la Roma di Totti e De Rossi; ora c’è la Roma di Totti, De Rossi e di Aquilani. La Roma dei romani. Simboli della squadra e orgoglio dei tifosi. Tre ultrà in campo. Tre che giocano sempre/anche per la maglia. Tre che non te li sapresti proprio immaginare con una maglia diversa. [...] Tre che se la Roma vince, vincono due volte. Tre che se la Roma non vince, stanno male due giorni. Tre che, se uno avesse voluto, avrebbero potuto giocare insieme anche in Nazionale; ma il fatto che non lo facciano, non fa disperare nessuno della Sud. Anzi. Tre che... la Roma che conosco la porto sempre dentro. [...] Testa alta, massimo due tocchi, palla con il contagiri, la profondità come scelta di vita, nessun timore dei contrasti e un tiro dalla distanza che è un bijoux. [...]» (Mimmo Ferretti, “Il Messaggero” 28/8/2007) • Stava già per finire in Inghilterra da ragazzino: «[...] una sorta di Rui Costa per i colori e certi tratti del viso, stava valutando la seria prospettiva di trasferirsi in Inghilterra, al Chelsea. Perché? Perché da qualche tempo sull’Isola, ma non soltanto sull’Isola, dopo la caccia alla volpe (Vialli, Zola...), s’è aperta quella al pulcino: una corte intrigante al genietto del pallone ancora libero di scegliersi la chioccia d’occasione. [...] Ma com’è andata la vicenda di Aquilani, che il Chelsea di Claudio Ranieri non è riuscito a catturare? “È andata così. Da quando mi ricordo d’esser vivo tifo per la Roma, ero e sono felice di essere incluso nei ranghi della Roma […] Un giorno, però, mi chiama un signore e mi dice: il Chelsea è interessato a te. Ti offre dei bei soldi...”. Quanti? “480 milioni l’anno, più la casa, la macchina, la scuola, i viaggi gratuiti che la mamma vuole fare per raggiungerti dall’Italia”. La Roma lo ha messo in cassaforte. Come? C’è chi immagina: quattrini in più. C’è chi assicura: Albertino da noi è sui 300 milioni l’anno, qui avrà un solido avvenire. La verità secondo Albertino? “Non ho scelto i soldi, ho scelto il cuore e la stima di Capello e del suo secondo, Galbiati. [...] Il mio sogno è giocare nella Roma. Potevo romperlo solo per guadagnare di più? No. Ho preferito l’aspetto umano e professionale del mio domani. Un’esperienza di vita in Inghilterra poteva essere importante: imparare bene una lingua oggi fondamentale, ambienti diversi... Però, meglio così, così com’è finita. [...] Per noi ragazzi queste proposte arrivano un po’ troppo presto. Perché noi dobbiamo ancora crescere molto, soprattutto calcisticamente. Per noi si tratta di operazioni rischiose: magari ti ingannano, ti promettono tanto e poi... [...] Di sicuro quelli che ci inseguono e ce la fanno a prenderci, ci guadagnano comunque. Loro non si muovono mai per caso [...] Il calcio ormai è diventato un business. Anche se per me rimane lo sport più bello del mondo, gli girano intorno e dentro troppi quattrini. I giocatori hanno cominciato a guadagnare troppo e troppo sono cominciati a costare i loro trasferimenti. E i troppi soldi possono avere un potere inquinante” [...] Dicono di Albert ino: è potenzialmente più forte di com’era Giannini. “Lo spero, ma non oso pensarlo. Lui era il Principe”. E quando adesso si trova faccia a faccia con Totti, che cosa sente? “Dopo Giannini, è il mio nuovo idolo. Quando mi trovo di fronte a Totti, proprio faccia a faccia, provo un senso di imbarazzo. Perché lui è lui e io sono io […] Un po’ di tempo ce l’ho. La visione di gioco, quella me la sento già”» (Carlo Grandini, “Corriere della Sera” 31/3/2001).