Marcello Staglieno, "Montanelli", Mondadori, 12 febbraio 2002
«Mi chiamo Indro. Le ragioni per cui, al fonte battesimale, mi fu impartito questo nome, sono assai complesse e hanno un contenuto politico e sociale
«Mi chiamo Indro. Le ragioni per cui, al fonte battesimale, mi fu impartito questo nome, sono assai complesse e hanno un contenuto politico e sociale. Dovete sapere che Fucecchio, mia patria, è un paese di Valdarno, sito a mezza strada tra Pisa e Firenze. Poiché è buona regola di ogni borgata toscana di dividersi sempre in due fazioni, Fucecchio si divise in ”insuesi” e ”ingiuesi”. Gl’insuesi erano quelli che stavano per in su, cioè nella parte antica; ingiuesi quelli che stavano per in giù, cioè lungo le strade provinciali che menano a Firenze, a Pisa e Lucca. Il matrimonio tra mia madre, insuese, e mio padre, ingiuese, fu uno dei grossi affari della Fucecchio d’anteguerra. Mia nonna Rosmunda Dòddoli era assolutamente contraria a un ”matrimonio d’amore” tra la quintogenita Maddalena (mia madre) e il professor Sestilio Montanelli (mio padre). Decisa l’unione, questi, allora insegnante alle scuole tecniche del paese, si portò la moglie per in giù, in una villetta con giardino. Poco dopo mia madre rimase incinta. Subito Rosmunda calò dal poggio a riprendersi la figliola perché l’erede nascesse per in su. Infatti nacqui per in su, il 22 aprile 1909. Ma poco dopo, essendosi Rosmunda ammalata, mio padre venne a riprendersi la consorte e la prole e, per vendicarsi, si mise con ostinazione a cercare per me un nome che non fosse né della famiglia, né del calendario. Lo trovò».