Marcello Staglieno, "Montanelli", Mondadori, 12 febbraio 2002
Ethel. «Ethel era davvero bella... C’eravamo conosciuti nella primavera del ’35 a Londra, in una Coffee House, mi piacque, le raccontai di me, delle mie aspirazioni
Ethel. «Ethel era davvero bella... C’eravamo conosciuti nella primavera del ’35 a Londra, in una Coffee House, mi piacque, le raccontai di me, delle mie aspirazioni. Poche ore dopo ero a casa sua, dietro Maiden Laine... Poi tornai in Italia, m’arruolai per l’Abissinia. Nel ’37, scrivendo ai miei, aveva saputo che stavo a Roma. Una mattina me la trovai di fronte in via del Sudario, con un bambino al collo. Giurò che era mio. Rimasi di sale. Lei pianse, mi commossi. Cedetti il giorno dopo, assicurandole che avrei badato a entrambi. Lei non volle nulla, mi disse ch’era ricca di suo. Lei firmai un riconoscimento di paternità. La mattina successiva andai al suo albergo, mi dissero che era partita. Le scrissi a Londra. Non rispose. Da allora non l’ho più rivista. E neppure il bambino...».