12 febbraio 2002
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Arias Alfredo
• . Nato a Buenos Aires (Argentina) nel 1944. Regista. Attore. Argentino di cittadinanza francese. «Frenetico e fragile, e sempre gentile e spiritoso, uno capace di conciliare Chopin e il musical, i classici e le Folies-Bergère, Dumas e Feydeau, e le favole e la lirica [...] Da trent’anni attraversa ogni genere di cultura e spettacolo con una certa perfidia» (Rodolfo di Gianmarco, ”la Repubblica” 7/11/2001). «La vita è un grande viaggio di rappresentazione affettiva. E bisogna sempre lasciarsi affascinare dal mistero dell’altro. Ecco, forse, il senso. Nel fondo di noi c’è una grande innocenza, che prescinde da morale e religione [...] il pensiero-assillo di mia madre. Ho trascorso 15-16 anni in psicanalisi discutendo di lei, sembrando una figura evocata in un wiz ebraico: tre madri ebree gareggiano a mostrare i regali dei figli, e la terza vanta solo una cosa, che il figlio ha parlato di lei per vent’anni [...]» (Rodolfo Di Giammarco, ”la Repubblica” 1/2/2005). «Io credo di ricostituire ogni volta il mondo che vedo, la mia infanzia, le mie illusioni, l’impatto con la magia del teatro, e amo gli stili popolari. Il filo rosso che unisce tutto è costituito dai linguaggi del melodramma, dagli scenari nostalgici. Le due serve di Genet mi rammentano il vaudeville rioplatense, la paranoia delle donne chiuse in casa. Con uno scrittore argentino ho anche inventato una commedia mai fatta, Trio, che riproduce la vita di alcune mie zie tenute sotto chiave dalla madre. C’è una relazione con Les Bonnes... [...] Io ho dei principi mistici senza forma. Ascolto tutto, poi decido da me. Mi interessa la diversità, l’inconciliabilità, purché non annoi. Noi artisti dobbiamo essere l’ultimo rifugio umanistico».