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 2002  febbraio 12 Martedì calendario

AVALLI

AVALLI Ippolita (Vera Ciossani). Nata a Milano nel 1949. Scrittrice. Nel 2001 fece causa a Susanna Tamaro accusandola di aver plagiato il suo La Dea dei baci (Baldini & Castoldi, ’97), finalista dal Premio Strega, per scrivere il racconto Rispondimi, ma il tribunale civile di Milano le dette torto. «Tra il 1982 e il 1991 pubblica tre libri: Aspettando Kitty (Feltrinelli), L’infedele (Rizzoli), Non voglio farti male (Garzanti). Sono libri sperimentali, nel linguaggio e nello stile, a cui seguono alcuni anni di silenzio; ed ecco che nel 1997, durissima e folgorante, appare la sua autobiografia: La dea dei baci. E’ la storia di una bambina di nome Giovanna che però all’anagrafe (come si scopre a metà del libro) risulta chiamarsi Vera. Verà è, infatti, il nome reale di Ippolita. Che è stata abbandonata, adottata, maltrattata, e non ne ha mai fatto mistero con nessuno, tantomeno con le amiche; ma solo dopo aver superato la boa dei quarant’anni è riuscita a metterlo nero su bianco. Le recensioni sono ottime. Il romanzo vince il premio Valle dei Trulli e finisce nella prestigiosa cinquina dello Strega. E’ tradotto in Germania e in Francia, in Grecia, in Portogallo e in Polonia. Alessandro Dalai, il boss della Baldini&Castoldi, ne è così soddisfatto da pubblicare anche il libro successivo della Avalli, Amami» (Laura Maragnani, ”Panorama” 29/3/2001). «Oh, il mondo editoriale. Vogliamo dire la verità? Nessuno legge i libri. Lo dimostra il fatto che di questo plagio si siano accorti i lettori e non gli editor, non i critici, non gli addetti ai lavori. Quanto ai nostri valenti critici... posso togliermi un sassolino dalla scarpa? Nel 1991 ho ricevuto una stroncatura pazzesca da Angelo Guglielmi, sulla ”Stampa”, che mi rimproverava di aver folcloristicamente ambientato Non voglio farti male in una piazza di Marrakech. Peccato che quel racconto fosse ambientato a Tel Aviv. Se è così che si lavora nell’editoria italiana [...] Ho avuto una storia molto travagliata, segnata dall’abbandono di mia madre quand’ero piccolissima e dalla morte altrettanto precoce della donna che mi ha adottato. Per anni ho avuto una vita on the road, arrangiandomi tra mille lavori: ho fatto la spogliarellista, il muratore, l’imbianchino, la cascatrice nei film wetsren, l’attrice d’avanguardia... Poi, nel 1983, è nato mio figlio. Mi sono sforzata di essere serena e affidabile e forte» (Laura Maragnani, ”Panorama” 5/4/2001).