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 2002  febbraio 12 Martedì calendario

BACKY

BACKY Don (Aldo Caponi). Nato a Santacroce sull’Arno (Pisa) il 21 agosto 1939. Cantante. Autore. «Proveniente da esperienze di ricalco rock’n’roll, debutta professionalmente nel 1961 alla guida di un suo complesso. L’anno successivo è insieme ad Adriano Celentano per la nascita del Clan, di cui sarà uno degli interpreti e degli autori più apprezzati, in particolare per la sua diretta e originale melodicità. Negli anni Sessanta ottiene un rimarchevole numero di successi, fra cui Amico e Ho rimasto solo (1963), Serenata (1966), L’immensità e Poesia (1967), Canzone (1968). Nel 1968 abbandona polemicamente Celentano e il suo Clan: la sua attività prosegue, ma la notorietà incomincia a scemare» (Dizionario della musica italiana. La canzone, Augusto Pasquali, Newton&Compton 1997). «[...] una volta si autodefinì il ”Mark Twain della chitarra” [...] ” un dato di fatto: alla fine degli anni ’60 chi non era di sinistra veniva ghettizzato. Chi non era dei loro veniva cancellato lentamente dal video e dai circuiti che contano. Io ero etichettato come il cantante dell’amore: fu il viatico per l’esclusione”. [...] Una vita di corsa: dalla causa contro il suo ex datore di lavoro Adriano Celentano alle foto, nudo davanti al Colosseo per protestare contro l’esclusione da Sanremo; dai film di Lizzani recitati accanto a Gian Maria Volontè ai fumetti. In ultimo, la partecipazione al reality La Talpa. [...] si definisce ”un uomo libero, naturalmente di sinistra” [...] Io, Sergio Endrigo, Bobby Solo, Nada, Little Tony, Nicola di Bari, Bruno Lauzi. Non eravamo affini a un certo disegno politico: fidelizzare le masse. E dunque il Pci cooptò i cantautori impegnati: Venditti, Dalla, De Gregori. Che per carità, erano pure bravi, ma erano soprattutto funzionali a un progetto”. Tra i melodici ”miracolati”, invece, l’autore di L’immensità, Casa Bianca e Poesia indica soprattutto Gianni Morandi: ” stato sempre appoggiato dalla sinistra. Si fece stampare persino la faccia di Garibaldi sulla maglietta. Quando andò in disgrazia, poi, si mobilitarono: telefilm a puntate, la tournée con Dalla. E poi la storiaccia della nazionale cantanti”. In che senso? ”Beh, la nazionale me la inventai io un giorno, dopo una partita per beneficenza. Eravamo con Gianni e Mogol. Poi seppi che l’avevano messa in piedi loro due, senza chiamarmi. Fino a quando mi chiesero di giocare una partita. Accettai. Arrivai, e li trovai tutti con le tute nuove, le scarpe griffate della squadra. Io invece avevo il mio vecchio borsone da calcetto. Beh, non mi fecero scendere in campo. Un organizzatore mi spiegò che Mogol, Ruggeri, Tozzi e altri avevano minacciato di non giocare se c’ero io. Non ho mai saputo perché. E Morandi non disse una parola: che delusione”. Ma con rabbia ricorda anche quando il suo manager,dopo aver concordato con l’allora direttore di Rai Uno Carlo Fuscagni l’avvio di un programma, sentì un attore comico ”di cui faccio solo le iniziali perché è morto, R. M., dire a Fuscagni: ma lascialo perdere quel fascista”. Con Celentano non ha più parlato. Dice solo ”che lui tanto si salva sempre, perché va dove spira il vento”. [...]» (Angela Frenda, ”Corriere della Sera” 4/9/2005).