varie, 12 febbraio 2002
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BAGET BOZZO Gianni Savona 8 marzo 1925, Genova 8 maggio 2009. Prete. Politico • «Il suo primo punto di riferimento politico è Giuseppe Dossetti, capo della sinistra democristiana
BAGET BOZZO Gianni Savona 8 marzo 1925, Genova 8 maggio 2009. Prete. Politico • «Il suo primo punto di riferimento politico è Giuseppe Dossetti, capo della sinistra democristiana. In quel periodo, primi anni Cinquanta, è editorialista della rivista dossettiana ”Cronache sociali” e direttore del periodico dei giovani dc ”Per l’azione”. Dieci anni dopo, nel 1960, partecipa all’avventura di Fernando Tambroni (dc genovese di sinistra ma sostenuto dai voti del Msi) a Palazzo Chigi. Baget dirige le riviste dei tambroniani ”Lo Stato – e ”L’ordine civile”. Nel 1978, durante il caso Moro, conosce Bettino Craxi. Nel 1984 diventa europarlamentare del Psi e al congresso di Verona profetizza: ”La politica di Craxi ha per sé il presente, ha per sé il futuro, ha per sé l’eterno”. Nel 1993, a Psi scomparso, partecipa alla findazione di Forza Italia. E definisce Berlusconi ”politico del secolo”» (’L’Espresso” 25/10/2001). «Vive a Genova nella casa dei genitori a Carignano. Ogni sera alle 18.30 in punto dice messa nella chiesa del Corpus Domini, la stessa in cui nel 1967 fu ordinato sacerdote dal cardinale Giuseppe Siri. E quando va a Roma, i passaggi fissi sono tre: le librerie religiose in via della Conciliazione, a fare incetta di volumi che quasi sempre vanno persi, pranzo in Vaticano con l’amico monsignore Celestino Migliore, stretto collaboratore del cardinale Angelo Sodano, cena e pernottamento in via del Plebiscito a casa del Cavaliere. E giù nottate a parlare: libri, consigli e qualche confessione spirituale» (Marco Damilano, ”L’Espresso” 25/10/2001). «Sono ormai passati i ”bei tempi” degli anni Ottanta, quando predicava al Garofano di Bettino Craxi. Ma lui continua ad entusiasmarsi per la politica e a ”consigliare” come può la parte per la quale oggi fa il tifo. E cioè il centrodestra. ”Un tifo sfrenato”, confessa. Tanto che arriva a dire di avere ”molto sofferto” dal ’96 fino al 13 maggio 2001, durante quello che chiama ”il regime della sinistra”» (Roberto Zuccolini, ”Corriere della Sera” 18/5/2001). Hanno detto di lui (da ”L’Espresso” del 25/10/2001): «Ho sempre apprezzato il fatto che fra tanti preti in maglione lui non si vergogna di indossare la tonaca a 100 bottoni. Il fatto che sulla tonaca si sia appuntato il garofano rosso non toglie merito all’osservazione» (Giulio Andreotti, 1986); «Un santo mancato con più intelligenza che fede» (Ciriaco De Mita, 1982). « Ogni tanto si innamora di un leader politico e lo segue. ”Don Gianni è un grande cappellano di corte portato ogni volta a sinceri e sconfinati entusiasmi”, [...] ha detto un suo vecchio amico, Giano Accame. Oggi lo sconfinato entusiasmo di Gianni Baget Bozzo [...] è per Silvio Berlusconi. Alla festa per i dieci anni di Forza Italia il premier ha letto un suo articolo in cui diceva che Forza Italia era nata grazie allo Spirito Santo. L’episodio gli è costato una bella lavata di capo del vescovo di Genova, Tarcisio Bertone. Nel 1981 gli era stata vietata la messa in pubblico. Nel 1985 era stato sospeso ”a divinis”. [...] ”Se la prendono con me perché rappresento la dottrina tradizionale e spirituale, qualcosa che nella Chiesa cattolica è soffocato. Un prete dell’Ulivo non crea scandalo. Ma un prete che sta con Forza Italia è anormale. La Chiesa sanziona chi non gli permette di navigare in una sinistra quieta? [...] Se avessi scelto il partito che più affascinava i cattolici, il Pci, non mi sarebbe successo nulla [...] Io sono sempre stato di destra e anticomunista [...] Ero un giovane dossettiano affermato quando ho abbandonato il dossettismo imperante per un Tambroni che era un reietto sconfitto. Scelsi il cardinale Siri quando era un emarginato [...] Sono diventato berlusconiano quando tutti giuravano che avremmo perso le elezioni [...] Sono nato a Savona. Ero un bastardo. Mia madre non era sposata. Per questo ho due cognomi. Baget, quello di mia madre, catalana, Bozzo, quello degli zii che mi hanno adottato quando avevo cinque anni e mia madre morì [...] Io sono un cattolico nato. Pio di natura. Non frequentavo le parrocchie, ma avevo un rapporto stretto con Dio [...] Mi telefonarono Forlani e Berlusconi per chiedermi di fare una rivista politica. Ma io non la feci. Poi Berlusconi mi offrì di collaborare a Panorama, cosa che feci. Poi entrai in quel gruppo di consiglieri che avrebbe dovuto aiutarlo a decidere se scendere in campo o no. Letta, Dell’Utri, Confalonieri, Del Debbio, Martino, Marconi. Ci incontravamo a cena ad Arcore [...] Io amo molto le persone, maschi e femmine. Ma sono vergine [...] Non ho mai amato la Dc. Quindi non amo neanche i postdemocristiani. Potrei dire che Follini e Casini sono quelli che mi piacciono meno. [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” 11/3/2004).