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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

Pensateci un attimo. Quante volte, nell’arco della giornata, avete detto «come sono depressa»? Nella maggioranza dei casi, usate questo termine a sproposito

Pensateci un attimo. Quante volte, nell’arco della giornata, avete detto «come sono depressa»? Nella maggioranza dei casi, usate questo termine a sproposito. «La parola depressione», dice il professor Nicola Lalli, titolare di Clinica psichiatrica presso l’università La Sapienza di Roma «descrive malesseri più o meno lievi, ma anche situazioni diverse come affaticamento, stress o tristezza legata magari a un fatto spiacevole». Ma il rischio di ammalarsi è aumentato negli ultimi cento anni: su tre pazienti, due sono donne; nel 10% dei casi, le assenze dal lavoro sono provocate dal «male oscuro». E secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, entro il 2020 la depressione sarà la seconda causa d’invalidità in Occidente, subito dopo le malattie cardiovascolari. Ma non tutti i casi sono uguali. Esistono infatti quattro tipi diversi di depressione. «Quella reattiva», spiega Lalli, «è causata da eventi traumatici: perdite affettive, difficoltà economiche e sul lavoro. Quella nevrotica è dovuta invece al carattere che rende alcune persone ipersensibili a stress e frustrazioni. Chi ne soffre, tende a colpevolizzare gli altri. Nella depressione maggiore o endogena, poi, l’individuo di solito si colpevolizza. C’è infine la depressione mascherata che, manifestandosi con malesseri fisici vari, è difficile da diagnosticare». E voi siete solo giù di corda o c’è qualcosa di più? Scopritelo facendo il test a pag 6 di Salute di sorrisi e canzoni n. 34 Febbraio 2002