Varie, 13 febbraio 2002
BALDINI
BALDINI Silvio Massa 11 settembre 1958. Allenatore di calcio. Nel 2008/2009 all’Empoli, squadra che nel 2001/2002 portò in A, ottenendo l’anno successivo la salvezza. Nel 2003/2004 ebbe un breve e tormentato rapporto con Zamparini, al Palermo. Nel 2004/2005 sulla panchina del Parma, ma presto esonerato. Nel 2005/2006 al Lecce. Popolarità mondiale quando il 26 agosto 2007, prima giornata del campionato 2007/2008 (allenava il Catania), rifilò un calcio in culo al collega Domenico De Carlo. Nel settembre 2001 era stato il primo allenatore squalificato per bestemmie • «[...] è un uomo delle Apuane, una terra di anarchici e di ribelli. L’essere diversi, il voler stupire, il farsi giustizia da soli fa parte del Dna di chi è nato in questo angolo di Toscana [...]» (Luca Calamai, ”La Gazzetta dello Sport” 28/8/2007) • «Io cerco di inculcare nei giocatori le cose giuste, non mi arruffiano, ma li rendo responsabili. […] Io non devo essere simpatico, solo così posso aiutarli, chi se li arruffiana cerca di usarli […] In tutti i lavori ci sono difficoltà. Le preoccupazioni le ha chi nella vita non può fare quello che gli piace, gli altri sono tutti fortunati» (Alessio Da Ronch, ”La Gazzetta dello Sport” 29/7/2003) • «Ohi, ragazzi, non c’è squadra al mondo che, se attaccata, non soffre. No, neppure la Juve o il Real o il Manchester. Nel calcio vince chi passa meno minuti a difendersi, ma la formazione che va all’assalto per 90 minuti filati non l’ho mai incontrata. [...] Quando cominciai ad allenare, a fine anni Ottanta, in Seconda categoria e sulla panchina del Bagnone, vicino a Pontremoli, si era al calcio dell’uomo contro uomo. Poi ho letto e sono cresciuto, ma credetemi non ho copiato niente da nessuno, le mie squadre nascono dal confronto coni giocatori. Si è detto che il 4-2-3-1 del mio Empoli [...] l’ho mutuato dal Real Madrid. Non esiste, a me piaceva il Modena di De Biasi. Io non faccio stage all’estero né seguo il calcio internazionale. Preparo ogni partita studiando due videocassette degli avversari. In tv prediligo boxe e ciclismo. [...] E adoravo Pantani per come attaccava le salite. Su Pantani non accetto falsi moralismi, chi aveva il 51 di ematocrito è stato cacciato e chi aveva il 49 ha vinto e nessuno ha detto bah: perché? [...] Stavo a Empoli e avevo il problema di Di Natale, nel senso che ”sto ragazzo in allenamento faceva sfracelli, ma la domenica lo mandavo in panchina perché per lui non c’era fisicamente posto tra gli undici. Un giorno parlai con Cappellini, un mio giocatore, e lui mi fece balenare l’intuizione giusta: tre centrocampisti offensivi dietro una punta centrale. Bisogna confrontarsi coi ragazzi, ascoltarli e mai forzarli. La psicologia è tutto [...] Ho letto una biografia di Napoleone e vi ho trovato una grande frase: ”Le battaglie si vincono con i soldati che si hanno, non con quelli che si vorrebbero”. Ecco perché io non desidero nessuno e sono contento dei miei calciatori. Certo, sono esigente. In allenamento chiedo l’impossibile, perché questo è il modo migliore per ottenere il possibile. [...] Questo ”machismo’ dilagante mi disgusta. Oggi, senza tre o quattro amanti, non sei uomo: ma scherziamo? Io sono fedele a mia moglie [...] e ne sono fiero. [...] I bambini e la salute sono le cose per cui vale la pena di vivere» (Sebastiano Vernazza, ”La Gazzetta dello Sport” 16/9/2003) • «Nello sport non ci sono soltanto le vittorie, le coppe, le medaglie. Bastassero quelle, Pantani sarebbe ancora vivo. [...] Noi massesi siamo toscani atipici, a dir la verità ci sentiamo poco toscani: siamo nati tra le cave di marmo, siamo montanari, forse meno raffinati ma anche più generosi e più coraggiosi dei fiorentini o dei livornesi. Assomigliamo un po’ ai corsi, come loro abbiamo dentro il senso della libertà, soffriamo quando qualcuno cerca di ingabbiarci [...]» (Guglielmo Longhi, ”La Gazzetta dello Sport” 1/4/2004).