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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

BALESTRINI

BALESTRINI Nanni Milano 2 luglio 1935. Scrittore. Poeta. Artista. « stato forse il più puntuale interprete della storia italiana degli ultimi quarant’anni visti da prospettive molto diverse da quelle ufficiali. La sua storia personale è quella di un artista che, giovanissimo, ha vissuto in prima persona l’esperienza culturale più radicale del dopoguerra (il Gruppo 63) e che da allora non ha smesso di testimoniare, con tutti i mezzi possibili, il suo tempo. Quarant’anni di passioni, di sogni e disillusioni che ha vissuto da dentro. Con l’amarezza di un esilio (nel 1979, in un processo che si risolse con l’assoluzione, fu costretto a fuggire in Francia per evitare il carcere) ma anche con l’orgoglio di chi non si è mai piegato a nessuna logica del momento, in un Paese che dimentica facilmente e con leggerezza. [...] ”Mio padre voleva che, terminate le superiori, mi occupassi della sua industria. Per questo mi ha iscritto al liceo scientifico, anche se in matematica prendevo sempre tre. Mi promuovevano perché avevo dei buoni voti nelle altre materie, specialmente in italiano. Ma lì ho avuto la fortuna di avere come professore di filosofia Luciano Anceschi, che era già un importante critico, e a lui ho fatto leggere le mie prime poesie. Era una persona molto ricettiva alle novità, sensibile a tutto ciò che accadeva, e la sua rivista ”Il Verri”, di cui diventai fin dall’inizio redattore, cercava proprio di fare questo, d arricchire la letteratura con stimoli che arrivavano dalla musica, dal cinema, dalle arti figurative... [...] L’incontro con Anceschi ha cambiato la mia vita, non solo perché ho cominciato veramente a scrivere, ma perché ho rinunciato ad avere una carriera nell’industria. Dopo il liceo sono stato iscritto un paio d’anni ad Economia, ho dato qualche esame, uno con Fanfani, ma non mi piaceva, i miei interessi erano altrove [...] Avevo mollato l’università e iniziato a lavorare alla casa editrice Bompiani, dove già c’era Umberto Eco. Allora mi son trovato a far parte di un gruppo di giovani scrittori e critici la cui aspirazione era fare piazza pulita con un passato recente che la nostra generazione non sopportava più ed entrare in sintonia col resto d’Europa. L’occasione fu un festival di musica contemporanea a Palermo, durante il quale si svolse il nostro primo convegno. Fu lì che ci costituimmo come gruppo”» (Aldo Nove, ”Sette” n.19/1999). «’Balestrini - scrive Umberto Eco nella monografia edita da Emilio Mazzoli - si presenta come lo scrittore più pigro che sia mai esistito, perché si potrebbe dire (esagerando un poco) che di suo non ha mai scritto una sola parola e ha soltanto ricomposto brandelli di testi altrui [...] La sua furia collagistica, che dura dalla fine degli anni cinquanta, ha prodotto un corpus di grande coerenza e dalla cifra riconoscibilissima”. Per Balestrini poeta, autore de La signorina Richmond, di Vogliamo tutto e de Gli invisibili, e componente del Gruppo 63, l’arte visiva è il compendio della parola. [...] ”La poesia visiva di Balestrini - scrive Achille Bonito Oliva - diventa la costante che accompagna parole di diversa estrazione, eppure legate tra loro dal collage: bisogno di uno sconfinamento interdisciplinare non puro e semplice, ma necessario per fondare una peripezia estetica legata a un processo di conoscenza”. La sua ricerca sonda il presente partendo dal basso, legando le parole che costruiscono piccole storie alla Storia. Qui le esperienze minime, comuni, fuggevoli diventano strutturali. [...] Il lavoro dell’artista è un invito a non soccombere alla passività degli eventi e allo schiacciante predominio della società-spettacolo come negazione reiterata della memoria» (Manuela Gandini, ”La Stampa” 1/2/2004).