varie, 13 febbraio 2002
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Bancroft Anne
• (Anna Maria Luisa Italiano). Nata a New York (Stati Uniti) il 17 settembre 1931, morta a New York (Stati Uniti) il 7 giugno 2005. Attrice. Oscar come miglior protagonista nel 1962 per Anna dei Miracoli, celebre soprattutto per il ruolo di Mrs. Robinson ne Il laureato. «[...] Una delle grandi del cinema e del teatro minò con quel film, in cui seduceva il giovane Dustin Hoffman, la rispettabilità borghese, facendo sopraffina autoironia su una donna piacente e caliente. [...] Bruna, mediterranea, volitiva, la Bancroft getta al vento l’ipocrisia di Hollywood rivaleggiando sentimentalmente con la figlia. E mai come allora, nello splendore dei suoi dichiarati 36 anni, fu più seducente. Italo-americana di nome e di fatto (era nata nel ’31 a New York, nel Bronx, come Anna Maria Italiano), la Bancroft è già sul palco a 4 anni: studia danza, lavora per la tv sotto pseudonimo, la Fox la usa in polpettoni coi sandaloni e in La tua bocca brucia, dove si disputava il pilota Richard Widmark con un’esordiente di nome Marilyn Monroe. La Bancroft, tornata a New York, fa capolino all’Actor’s Studio e finalmente si afferma con due grandi film che rendono giustizia delle sue eclettiche capacità, sempre al servizio del personaggio. Da un lato la commedia di Mike Nichols che dà il via al ’68 americano, buttando una bomba freudiana nei rapporti di famiglia. Dall’altro, nel ’62, il famoso Anna dei miracoli di William Gibson portato sullo schermo dal fine intuito di Arthur Penn, che le vale un Oscar perché è straordinaria nell’usare insieme cuore e cervello. la storia vera di una coraggiosa istitutrice che porta una bambina cieca e sordomuta alle soglie della conoscenza: la Bancroft l’aveva già fatta a Broadway, vincendo il Tony. E fu proprio a New York che l’attrice ebbe in scena i suoi riscatti: per esempio con Henry Fonda in Due sull’altalena, sempre di Gibson, storia di due solitudini incrociate e di un’ulcera. Ma soprattutto va dato atto al suo impegno: nel ’63 fu, con la regìa del coreografo di West side story Jerome Robbins, la prima interprete americana della Madre Coraggio di Brecht. Sullo schermo si accorgono di lei, del suo carisma, della sua immediata simpatia, anche i grandi: John Ford la vuole per Missione in Manciuria, nel gruppo delle sue eroiche donne; l’inglese Jack Clayton la sceglie per l’introverso ruolo della moglie tradita di Peter Finch in Frenesia del piacere, scritto da Pinter (premiata a Cannes). Era bello veder passare la Bancroft da un ruolo drammatico a uno comico, metti Il prigioniero della seconda strada di Neil Simon. Delle sue potenzialità brillanti si accorse il marito, il celebre attore e regista comico Mel Brooks, il lato più trash dell’umorismo yiddish, che la sceglie per un’apparizione in Silent movie, pieno di divi, gag e battutacce. Ma la coniugale ditta ottiene di più e di meglio rifacendo un capolavoro di Lubitsch, Vogliamo vivere, col titolo di Essere o non essere, nell’83: storia di due attori che si prendono gioco del nazismo. La Bancroft fu chiamata la Brando-donna, perché come Marlon parlava con una personalissima grinta seduttiva. Si provò, senza successo, anche a fare la regista di un’anti dieta per gli italo-americani, Pastasciutta amore mio. Nelle sue entrate drammatiche bisogna mettere Due vite, una svolta di Ross, un soap movie dove è una star del balletto e divide lo schermo con Shirley Mac Laine. E che fosse un’attrice completa lo dimostra la gamma dei talenti con cui venne a contatto: non ultimi Lynch, che la usa nel suo cult movie Elephant man, mentre Sidney Lumet la sceglie per la madre che vuole disperatamente conoscere la divina Greta in Cercando la Garbo. Fra le occasioni, anche perdute, degli ultimi anni, vale ricordare la sensibile bibliofila di 84 Charing Cross road e Amici complici amanti un film gay in cui Anne si gioca ancora il ruolo della Madre» (Maurizio Porro, ”Corriere della Sera” 8/6/2005). «Moglie felicissima di Mel Brooks, sangue e calore italiano nelle vene e nella conversazione [...] era una Mrs. Robinson bruna e drammatica. ”Errore: Mrs. Robinson era una donna dai tanti colori ora solari ora drammatici. Era una donna vera con tutte le pulsioni, i desideri, le rivalità che le donne hanno e spesso non risolvono o nascondono. Per questo continua a piacere, per questo non invecchia [...] Dusty compiva trent’anni, il film era costato poco più di tre milioni di dollari. Tutti noi speravamo che fosse distribuito per la fine dell’anno, in modo da poter concorrere agli Oscar. Io mi battei perché il giovane Dusty fosse considerato anche nei cartelloni la co-star, con il nome pari al mio nelle pubblicità. Cosa ricordo? Il mio imbarazzo, pari a quello di Dusty, nelle scene in cui ero in reggiseno. Mrs. Robinson era e resta un impasto di idealismo, sogni repressi, aggressività, anche cinismo, suo malgrado. Ho amato molto quel ruolo femminile [...] Conservo ancora la critica sul ”New York Times”, alcune lettere che mi arrivarono. Alcuni spettatori protestarono, invocarono l’intervento del National Catholic Office e il film, comunque, vinse tutte le sue battaglie”» (G. Gs., ”Corriere della Sera” 28/7/2004). «[...] Occhi scuri, intensi, mento volitivo e naso importante, l’attrice ha interpretato sempre donne malinconiche, eppure, nella vita è stata la moglie di quel folle autore che risponde al nome di Mel Brooks. Come due rette parallele che non si incontrano mai. [...] Dopo un breve tirocinio in cui prende lezioni di danza e di recitazione, nel 1948 entra nella NYC’s American Academy of Dramatic Arts, dove assume il suo primo nome d’arte: Anne Marno. Bancroft glielo suggerisce il produttore Darril Zanuck qualche tempo dopo. Ma il cinema è ancora lontano, Anne si dedica alle produzioni teatrali. E, quando fa la sua prima apparizione in tv, in un serial del 1950, il suo controllo sull’arte della recitazione è così ferreo che gli addetti ai lavori ne rimangono colpiti: le dure tavole di legno dei vari teatri newyorchesi l’hanno preparata alle sfide più difficili. La gavetta in televisione è destinata a durare poco: neanche quattro anni dopo, una bella mattina il suo telefono squilla, lei risponde e all’altro capo della cornetta trova un produttore pronto a puntare su di lei. Certo, i primi ruoli non sono meravigliosi, ma lei riesce a farsi notare. Sul grande schermo debutta nel 1952 con Don’t Bother to Knock di Roy Ward Baker vicino a Marilyn Monroe. Nel 1962 arriva Anna dei miracoli, al quale segue (nel 1964) Frenesia del piacere . Lo stesso anno, dopo aver divorziato da Martin May al quale era stata legata dal 1953 al 1957, sposa l’attore e regista Mel Brooks. Il loro matrimonio dura fino alla fine dei suoi giorni. il 1967 quando il regista Mike Nichols la sceglie per il interpretare Mrs. Robinson ne Il laureato , che le procura la nomination all’Oscar e una notorietà che pare inossidabile. Nel 1972 dà alla luce il figlio Max Brooks. Nel corso della sua carriera ottiene altre quattro nomination all’Oscar e due premi Tony per i propri lavori a Broadway. La lista dei film ai quali partecipa è lunga, ma non si può evitare di citare Due vite, una svolta (1977) in cui ”duetta” e gareggia in talento con Shirley MacLaine; The Elephant Man (1980) di David Lynch, con Anthony Hopkins; Essere o non essere (1983), insieme con il marito Mel Brooks; Agnese di Dio (1985), con Jane Fonda. Nel 1980, con il film Fatso, scritto e interpretato da lei stessa, debutta dietro la macchina da presa, dopo essersi perfezionata nella regia all’American Film Institute. Negli anni Novanta continua a recitare, ma i ruoli che le affidano per lo più secondari. Sono fra gli altri Soldato Jane (1997) di Ridley Scott, con Demi Moore e Viggo Mortensen; ma anche il drammatico Paradiso perduto (1998) con Ethan Hawke e Gwyneth Paltrow. Si dice che nel 1972 le fosse stato offerto il ruolo della madre in L’esorcista , ma rifiutò perché incinta di suo figlio Max» (Roberta Bottari, ”Il Messaggero” 8/6/2005). Ha detto di lei il regista Arthur Penn: «[...] Era un’attrice vivacissima, piena di talento, e un essere umano stupendo. Anne si preparava intensamente e scavava sotto la superfice dei suoi ruoli: per Anna dei miracoli si mise dei natsri adesivi sugli occhi per capire meglio la cecità della giovane protagonista, Helen Keller. Per Golda viaggiò in Israele per conoscere di persona e studiare Golda Meir, incontrandola poi di nuovo quando Golda venne in America. Sul palcoscenico il suo grande talento esprimeva anche un meraviglioso senso dell’umorismo. Anne capiva così bene l’ironia della vita, la tristezza, la gioia, e le recitava tutte. Era una delizia guardarla. La sua espressività era straordinaria. Succedono più cose sul suo volto in 10 secondi che in 10 anni di vita nella maggior parte delle donne! Un giorno lei mi disse che quando la dirigevo ero come un granello di polvere che le cadeva in mano. Diceva che mi capiva, ed era vero, mi bastava andarle vicino perchè lei sapesse cosa volevo da lei in una scena [...]» (Silvia Bizio, ”la Repubblica” 9/6/2005).