Varie, 13 febbraio 2002
BARBARESCHI
BARBARESCHI Luca Montevideo (Uruguay) 28 luglio 1956. Attore. Regista. Nel 2008 eletto alla Camera (Pdl) • «Dopo aver studiato allo Studio Fersen di Roma, ai corsi di Lee Strasberg, Nicholas Ray e Stella Adler a New York, deebutta al Teatro di Verona con Enrico V di Shakespeare per la regia di Virginio Puecher […] Tra i numerosi lavori che lo hanno visto regista e interprete si ricordano American Buffalo (1984), Sexual Perversity in Chicago (1985), Mercanti di bugie (1989) e Oleanna (1993) tutti testi di David Mamet, autore che per primo ha portato in Italia. Provocatore ed irriverente, nel 1995 mette in scena il violento Piantando chiodi nel pavimento con la fronte di Eric Bogosian […] Nel febbraio 1990 fonda la Casanova Entertainment, che si occupa di produzioni cinematografiche e teatrali. Nel marzo 1998 entra a far parte del Consiglio d’Amministrazione del Piccolo Teatro di Milano» (Enciclopedia dello Spettacolo del ”900, a cura di Felice Cappa e Piero Gelli, ”Baldini&Castoldi” 1998). «Dopo studi di economia a Losanna e negli Stati Uniti, ha incominciato a dedicarsi al cinema, al teatro e anche alla televisione, continuando poi a dividersi tra questi ambiti professionali. Le sue prime apparizioni televisive risalgono al 1984, anno in cui è stato tra i protagonisti de La bella Otero e di Melodramma […] Dal 1989, per cinque stagioni consecutive, ha condotto ogni giorno su Retequattro C’eravamo tanto amati […] Nel 1997 e nel 1998 ha recitato nelle due serie thriller Trenta righe per un delitto di Lodovico Gasparini e Cronaca nera di Gianluigi Calderone» (Aldo Grasso, Televisione, Garzanti 2002). « di destra, anzi ”il solo attore di destra”, ma non abbastanza di regime. ”Da quando la destra è al potere” sorride ”la sola offerta che ho avuto è stata la direzione del teatro Eliseo, da Monaci, che è di sinistra”. Questo non gli impedisce di partecipare alle serate culturali di An […] ”Vorrei che la destra fosse meritocratica, che lavorassero quelli bravi, di destra o di sinistra, che sono molti di più. La mia scommessa è dialogare con una destra intelligente. Finora è una scommessa persa”. Le sue ambizioni migliori si rivolgono altrove. Grandi progetti, per il cinema [...] per il teatro e perfino per ”quella deficiente della televisione”, come direbbe la signora Ciampi. ”Ma quelli per la tv li tengo nel cassetto, in vista di tempi migliori. Fare buon cinema, buon teatro, in Italia è ancora possibile. Ma fare bella televisione è proibito dalla legge”. Trascinato nella polemica sulla ”televisione deficiente”, è stato il solo, fra destra e sinistra, ad avere il coraggio di puntare al cuore del sistema, ai potentati di Vespa e Costanzo, invece di infierire come tutti su veline e comicastri. ”Capisco che Costanzo e Vespa facciano paura, ma come si fa a essere così ipocriti da prendersela con quiz e varietà? Li fanno in tutto il mondo. La vergogna soltanto italiana è la pornografia dell’informazione, i salotti dove un ministro, una bonazza e il fidanzato di una serial killer discutono del problema dell’Aids”. La televisione rimane il luogo dell’impossibilità di essere intelligenti? ”Quando faccio tv io parcheggio il cervello fuori ed entro depensato, come direbbe Carmelo Bene. Se ti capita di dire una cosa sensata, una sola, sei segnato a vita”. Quando ha litigato l’ultima volta con dei funzionari televisivi? ”Mi è capitato di dire a una riunione, tempo fa, la seguente frase: questo programma non funzionerà perché è scritto male. In un posto normale ti rispondono: perché è scritto male? In tv la risposta è stata: dai, Luca, non essere aggressivo. E io: non sono aggressivo, ho soltanto fatto una critica. E loro: lo vedi che sei aggressivo? Potevano andare avanti giorni così, senza mai entrare nel merito. Il prodotto non conta. Sembra di essere dentro Ginger e Fred di Fellini”. E allora perché sostiene che sarebbe un gran momento per fare televisione? ”Perché siamo alla vigilia della rivoluzione, dalla tv generalista al palinsensto personalizzato. Sta succedendo nello sport, dove le pay tv hanno stravolto il mercato e migliorato l’offerta. Ora tocca allo spettacolo. Sarà un passaggio epocale, come lo è stato nell’automobile il boom degli anni 50. Con il rischio, per noi, di finire come la Fiat”. Che c’entra la crisi della Fiat con la cattiva televisione? ” lo stesso meccanismo. Sfida sul mercato oppure autarchia. Negli anni 50 e 60 il sogno del mondo era guidare un’auto italiana: Alfa, Maserati, Lancia, Bugatti. Nel Laureato Dustin Hoffman scappava su un Duetto Alfa. La Fiat ha omologato tutto al basso, dimenticando il prodotto: tanto guadagnava lo stesso in Italia. Così nello spettacolo, nella comunicazione, che oggi è l’industria trainante. Abbiamo una tv ricca, ma che non esporta un prodotto oltre Chiasso. Facciamo roba provinciale, di quart’ordine. Intanto vendiamo la grande tradizione. Abbiamo venduto ai tedeschi la Ricordi, ovvero la nostra lirica, Verdi, Puccini, Bellini”. Gliel’ha spiegato ai suoi amici, Gasparri, Urbani? ”Ho detto loro che è delirante tagliare i fondi allo spettacolo, quando negli altri paesi europei li stanno raddoppiando. la cultura la grande industria di domani. Ma il vero errore l’ha fatto la sinistra, quando poteva riformare il sistema televisivo e non l’ha fatto, creare i terzi e i quarti poli, sostenere le pay tv, come in Francia. Vivendi con Canal Plus si è comprata Universal. E noi qui a piangere perché il cinema americano ci colonizza. Ma è meglio parlare di teatro…”. Con tutta la fama di destrorso, ha sempre fatto scelte teatrali più progressiste di quelle degli stabili ”di sinistra”. Ha portato per primo Pinter, Hare, Mamet. […] ”Ma è ora di smetterla con un sistema per cui un assessore nel teatro italiano conta più di Mariangela Melato”. Non ci vorranno troppi soldi? ”Tanti, sì. Ma vede, ogni anno decine di enti buttano miliardi per fare ciascuno la sua piccola tragedia greca o il suo piccolo Goldoni. Io ho in mente un megaspettacolo da Goldoni, una specie di Goldonimania, che costerebbe dieci miliardi, ma potrebbe andare in tutto il mondo. venuto il tempo per il teatro di pensare in grande, confrontarci con l’Europa, con gli adulti. Perché il problema poi è quello, nello spettacolo come in politica. Non è che gli altri sono europei, è che sono adulti. L’alternativa qual è? Finanziare a vita una banda di artisti a carico, di parassiti di buona famiglia, e aspettare che il pubblico muoia di noia o di vecchiaia”. Crede all’utilità del teatro in televisione? ”Basta non affidarlo a uno come Freccero, che lo odia e infatti inventa Palcoscenico. Tornare alla diretta teatrale, come ai tempi di Eduardo, con il rischio, l’imprevedibilità della diretta. Piuttosto, credo al rapporto col presente, alle novità. Ho nel cassetto testi che parlano di G8 e biotecnologie, politica e terrorismo. La mia scommessa è che possano interessare più del trecentesimo Amleto o Pirandello della stagione”» (Curzio Maltese, ”la Repubblica” 18/12/2001). «Sono cresciuto nella politica, mio nonno era al Parlamento torinese, mia nonna la lavorato con De Gasperi, mio padre è stato partigiano in Val d’Ossola, ho una foto in cui entra a Milano con il mitra spianato. Ogni anno i socialisti mi offrono di candidarmi, mi piacerebbe, ma sarei un pessimo politico, perché non ho paura di nessuno, non sono ricattabile, la politica prevede complicità, non è per me. Oggi sono uno che ha votato Polo e ogni giorno, leggendo i giornali, non sono contento, non perché non hanno aiutato me, ma perché speravo in un grande cambiamento meritocratico che non è avvenuto. Personalmente, il risultato di un anno e mezzo di Polo, sono fuori da ogni carica, dall’Eliseo, dal consiglio d’Europa, dall’impegno per il diritto di replica, ci ho lavorato con Massimo Ghini, ci siamo ritirati entrambi» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 16/11/2002).