Varie, 13 febbraio 2002
BARESI
BARESI Giuseppe Travagliato (Brescia) 7 febbraio 1958. Ex calciatore. Con la maglia dell’Inter vinse gli scudetti 1979/80 e 1988/89, le coppa Italia 1977/78 e 1981/82, la coppa Uefa 1990/91. 18 presenze in nazionale. Adesso viceallenatore dell’Inter • «[...] Baresi I, lo chiamavano. Tempi di almanacchi e album Panini. Il paradosso per chi primo lo è stato soltanto fino a quando non è arrivato il secondo. Cioè il più forte, Franco, anzi Franchino. [...] ”Martello” era il soprannome: perché menava, perché non mollava. L’Inter è stata una missione che non è ancora finita. stata la conversione, il passaggio dall’infanzia milanista all’oratorio alla giovinezza, all’adolescenza, alla maturità [...] Beppe ci andò per caso e lo sappiamo già. L’ha detto lui, l’ha detto Franco: il club desiderava osservare Franchino, giocò bene, libero ovviamente. Troppo piccolo, però. Presero Beppe che era più grande, più grosso, più sviluppato. L’Inter è rimasta come un obbligo tradito soltanto per un paio di stagioni a Modena. [...] Non ti ricordi una giocata, né ovviamente un gol. Ricordi il viso e la voce leggera, ricordi il nome, certo. Infatti Beppe arriva ogni volta che spunta un’immagine di Franco, si presenta dietro come l’anima opposta, perché i Baresi sono sempre stati una coppia, tipo i Filippini, che però non saranno mai Giuseppe e Franco. C’è quella foto straordinaria che a Milano ricordano tutti: loro due al centro del campo che si scambiano il gagliardetto. Capitani, tutti e due. Beppe se la guarda, ogni tanto. [...] ”Persi il Mondiale ”82 per colpa mia. In quegli anni mi sentivo forte, un po’ troppo. Mi prese il rilassamento, uno sbandamento: alla sera vai a letto un po’ più tardi, osservi meno la dieta, non ti alleni al 100 per 100. E addio Mondiale. Mi è bastato per rimettermi in riga”. Gli bastò per prendersi il Mondiale successivo l’86. E il paradigma di Baresi I, questo. Ovvero del calciatore abituato a diventare secondo e a rimanerci. Perché uno che sarebbe potuto diventare campione del mondo ha fatto un mondiale solo ed è stato il peggiore che l’Italia ricordi negli ultimi trent’anni. ”Per me è stato emozionante lo stesso. Insieme allo scudetto dell’1989 è il ricordo più bello che ho della mia carriera da calciatore”. Basta così: una frase vale quanto un autoritratto. Baresi se ne frega del fallimento: il Mondiale messicano non è vergogna per lui, è orgoglio. [...] ”Io ho cominciato terzino. Destro, sinistro, non importava. Centrale ogni tanto, poi mediano, un ruolo che mi piaceva di più, sempre dentro al gioco ma in funzione degli altri. Mi chiedevano di fermare l’avversario più difficile ed era una grande soddisfazione. Quattro nomi: Causio, Claudio Sala, Novellino e Bagni, bravi tecnicamente, forti, cattivi, erano duelli veri. Poi c’erano le stelle: Maradona, Platini, Zico. Per me era una sfida con me stesso. Mi chiedevo sempre: ce la farò? Ma se ci riuscivo, che soddisfazione. Maradona e Platini facevano proprio la differenza, con loro diventavano bravi tutti i compagni”. Comune, Beppe. Mai avuto una mania di grandezza, forse perché nessuno gli ha mai chiesto di essere il più bravo. stato più fortunato di Franco, in questo. [...]» (Beppe Di Corrado, ”Il Foglio” 13/7/2008).