Varie, 13 febbraio 2002
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BARONCHELLI Giambattista Ceresara (Mantova) 6 settembre 1953. Ex ciclista. Vicecampione del Mondo dietro Bernard Hinault nel 1980
BARONCHELLI Giambattista Ceresara (Mantova) 6 settembre 1953. Ex ciclista. Vicecampione del Mondo dietro Bernard Hinault nel 1980. Secondo al Giro d’Italia nel 1974 (ad appena 12” da Eddy Merckx, davanti a Felice Gimondi) e nel 1978 (a 59” secondi da Johan De Muynck, davanti a Francesco Moser, una vittoria di tappa); terzo nel 1977 (dietro Michel Pollentier e Francesco Moser, con una vittoria di tappa); quinto nel 1976, nel 1980 (una vittoria di tappa) e nel 1982; sesto nel 1984 e nel 1985; decimo nel 1975 e nel 1981 (una tappa); una tappa e due giorni in maglia rosa (gli unici della sua carriera) nel 1986. Primo al Giro di Lombardia nel 1977 e nel 1986. Secondo nella Freccia-Vallone del 1978 (dietro Michel Laurent). «Al debutto tra i professionisti arrivò a 12 piccoli secondi dalla maglia rosa di un certo Eddy Merckx. Era il 1974. [...] Allora Baronchelli duellava con il più grande di sempre, con il Cannibale. Poi ha incrociato le ruote con Hinault, Moser, Saronni ed ha chiuso che già vinceva Cipollini. [...] Faccino levigato da montagne di allenamenti, fisico asciutto e occhietti felici di correre. In bici. Tista la scoprì a 15 anni. Erano gli anni Sessanta e nell’Italia che cercava la via dell’industrializzazione di massa il ciclismo era ancora un mezzo per affrancarsi dalla vita contadina. Settimo di nove fratelli, Baronchelli cercava con la bici la via dei sogni. [...] ”Io sono stato sfortunato. Sono passato al professionismo dopo aver vinto Giro d’Italia Baby e Tour dell’Avvenire e sono subito arrivato secondo al Giro d’Italia battuto, e di poco da uno che si chiamava Eddy Merckx. Poi però ho subito tre operazioni e l’anno dopo mi sono beccato l’epatite virale. Insomma non sono più stato quello che ero”. Sarà, ma tra i professionisti il Tista ci è rimasto per 16 stagioni vincendo 90 corse, tra le quali due Lombardia (1977 e – 86) sei Giri dell’Appennino consecutivi e quattro tappe al Giro d’Italia. In certe giornate era incontenibile. Nel 1974, appena passato al professionismo dopo aver vintoGiro Baby e Tour dell’Avvenire, Baronchelli arrivo secondo, nel suo primo Giro d’Italia, dietro a Merckx. Il Cannibale vinse per dodici minuscoli secondi e il ciclismo italiano aveva trovato un nuovo fuoriclasse. Peccato che il talento di Tista sia rimasto inespresso anche per cause imponderabili (operazioni, epatite...) Grandissimo fu anche il Baronchelli del Mondiale di Sallanches 1980, ma ancora più grande fu Bernard Hinault e Tista ci rimase d’argento. Ma il rammarico più grande riguarda un altro Mondiale. ”Io avrei dovuto vincere a Praga, nel 1981. A due chilometri dall’arrivo partì lo scozzese Millar. Io mi fiondai sulla sua ruota e lo avrei battuto agevolmente. Anzi lo avrei staccato perché quel giorno volavo. Ma venne a prendermi qualcuno e quel qualcuno aveva la maglia azzurra... Soltanto dopo la gara, rivedendo le immagini scoprii che vennero a prendermi Panizza e Saronni. In gara, però, io fui corretto fino in fondo. Tirai la volata per Moser e Saronni. vero che mi rialzai presto, ma lo feci perché avevo esaurito le energie. Non potevo dare una pedalata in più. Ma non fu quello il motivo della sconfitta di Saronni. No, quello è un comodo alibi. Saronni perse da Maertens perché disputò la volata con le mani alte sul manubrio. Ma quando mai una volata si fa con le mani alte sul manubrio?”. Trai tanti gialli che avvolgono la storia del ciclismo c’è quello dell’abbandono improvviso di Baronchelli al Giro del 1986. Tista correva nella squadra di Moser ed era terzo della generale quando lasciò a sorpresa la corsa rosa. Moser e il resto del mondo a due ruote si chiede ancora adesso perché. ”Moser non doveva nemmeno essere nella mia squadra. Io avevo accettato di rimanere alla Supermercati Brianzoli senza sapere che sarebbe arrivato lui. Ma la causa del mio addio non fu Moser. Furono una serie di cause che mi fecero salire l’ansia fino a non poterne più. In quei giorni la mia tensione era tale che avevo, a volte, attacchi di tachicardia”. Baronchelli ha detto basta al termine della stagione 1989. [...]» (’La Gazzetta dello Sport” 31/1/2004).