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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

BARRICHELLO Rubens San Paolo (Brasile) 23 maggio 1972. Pilota di Formula 1. Nel 2009 alla guida della Brawn-Mercedes

BARRICHELLO Rubens San Paolo (Brasile) 23 maggio 1972. Pilota di Formula 1. Nel 2009 alla guida della Brawn-Mercedes. Ex seconda guida («prima guida bis») di Michael Schumacher alla Ferrari, vicecampione del mondo nel 2002 e nel 2004. Poi alla Honda • «Quando si presentò alla Ferrari, Rubens Barrichello disse: ”Sono qui per vincere il Mondiale”. Era l’inizio del 2000. L’impegno era lodevole, ma i tempi sbagliati. Il titolo piloti era sfuggito per tre stagioni di fila alla gara conclusiva, l’ultimo ad averlo vinto era stato Jody Schekter nel ”79, Michael Schumacher aveva lavorato duro da quattro anni per riportare la squadra agli antichi lustri e reclamava su di sé la massima attenzione. Mettiamoci pure che Rubinho non aveva la maturità per reggere una stagione in un top team che, gara dopo gara, lottava spalla a spalla contro la McLaren di Mika Hakkinen. Con il passare del tempo, Barrichello ha limato gli obiettivi, migliorato la tecnica di guida e asciugato il fisico. Ha capito che gli è toccato il peggior compagno di squadra possibile (in senso sportivo) ma ha anche la fortuna di guidare la monoposto più forte e prestigiosa di sempre. E di essere protagonista di una serie record di successi forse irripetibile. Si è allenato, ha cercato di ”rubare” qualche segreto a Super Michael, è entrato in perfetta sintonia con il team, ha fatto gioco di squadra. All’inizio della sua sesta stagione a Maranello ha detto: ”Michael è imbattibile. Io non corro contro di lui, cerco soltanto di vincere, per me e per la squadra”. […] Brasiliano di San Paolo, cresciuto con il rumore del circuito di Interlagos nelle orecchie e il mito di Senna nel cuore, Barrichello viene ingaggiato dalla Ferrari per rimpiazzare Eddie Irvine. Nel 2000 ottiene 61 punti e conclude al quarto posto, ma soprattutto è protagonista di una vittoria incredibile a Hockenheim: con le gomme slick e la pista bagnata, impedisce a Hakkinen di conquistare un successo probabilmente decisivo per la corsa al titolo. Nel 2001 è terzo senza vincere mai (56 punti), nel 2002 secondo (4 successi, 77 punti), nel 2003 di nuovo quarto (2 successi, 65 punti), nel 2004 secondo (2 successi, 114 punti). In precedenza ha corso con la Jordan dal ”93 al ”96 e con la Stewart dal ”97 al ”99. […] Alto un metro e 72, pesa 74 chili, si allena con la corsa e la palestra, mal sopporta lo sci per ragioni climatiche e soffre ogni volta che lo portano a Madonna di Campiglio per il tradizionale raduno Ferrari di metà gennaio. […]» (’La Stampa” 5/3/2005). «Il brasiliano con il volto triste, che ha fatto innamorare tutte le mamme d’Italia, quando pianse come un bambino in Germania per la sua prima vittoria» (Paolo Artemi, ”Corriere della Sera” 17/1/2002). «Simpatico, estroverso, bravo, a volte sfortunato, a volte pasticcione, Calimero ha finito col conquistare, nei suoi anni alla Ferrari, molti cuori e poche vittorie. già un miracolo che sia stato preso in simpatia da tutti perché non è facile per nessuno fare da spalla al capoclasse Schumacher. Altri piloti si sono mangiati il fegato appresso al tedesco, Barrichello no» (Carlo Marincovich, ”la Repubblica” 21/7/2003). Anche la seconda vittoria, nel 2002, è avvenuta in Germania, al Nurburgring per il Gp d’Europa. Poche settimane prima stava vincendo il Gp d’Austria, ma la Ferrari gli impose di farsi superare dal compagno di squadra Michale Schumacher, decisione che scatenò numerose polemiche. «So di lavorare per un team che ha Michael Schumacher come primo pilota e che punta a far vincere più lui che me, ma sono convinto che posso diventare campione del mondo anche con Schumi come compagno di squadra. Anche perché se pensassi di non poter vincere, smetterei di correre […] Abbiamo due stili di guida diversi, due approcci alla messa a punto della macchina differenti. Questo può essere un vantaggio per il team perché ha a disposizione più parametri per sviluppare le vetture» (Paolo Artemi, ”Corriere della Sera” 17/1/2002). «Io credo molto in Dio anche se non vado spesso in chiesa. So che non mi può aiutare a vincere una gara, ma può proteggermi in un incidente. [...] Senna era un idolo mio e del Brasile. Lo credevo immortale e invece se n’è andato troppo presto. Dopo la sua morte ho commesso l’errore di credermi il nuovo Senna e questo mi ha caricato di un peso enorme. Solo quando ho capito che io sono Barrichello e non qualcun altro, mi sono liberato. E ho cominciato a vincere. [...] Nel ”95 ero con degli amici sul circuito di Interlagos. Ho detto: andiamo a farci un giro in macchina di notte. A 160-170 all’ora, la sfida era fare la curva senza vedere niente. Ho contato: uno, due, tre... Ho sterzato. andata bene. [...] La gente pensa che sono morbido, che accetto tutto: invece ogni tanto m’incavolo anch’io. [...] La vita è talmente bella e Dio è troppo grande perché ci sia solo questa vita. Credo in qualcos’altro, oltre a questo.... [...] Dipende dalla tua anima. Se ha imparato molto, parte per un’altra dimensione. Sennò torna su questo mondo per continuare ad imparare. [...] Ho più paura di morire per una stupidaggine, che in gara. Se il mio corpo dovrà lasciare questo piano guidando, accadrà mentre faccio la cosa che mi piace di più» (Gaia Piccardi, ”Corriere della Sera” 1/3/2004).