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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

BARTOLI

BARTOLI Michele San Giovanni alla Vena (Pisa) 27 maggio 1970. Ex ciclista. Professionista dal 1992. Vittorie: una tappa al Giro d’Italia del 1994, il Giro delle Fiandre nel 1996, la Liegi-Bastogne-Liegi nel 1997, la coppa del Mondo 1997, la Liegi-Bastogne-Liegi del 1998, una tappa al Giro del 1998 (e un giorno in maglia rosa), la Freccia Vallone nel 1999, il campionato italiano nel 2000, l’Amstel Gold Race 2002 e il Giro di Lombardia nel 2002 e nel 2003. Medaglia di bronzo ai mondiali nel 1996 e nel 1998 • Papà Graziano, dilettante, lo mise in bicicletta a 8 anni; nelle categorie giovanili vinse oltre 200 corse. «Il popolare ”leoncino delle Fiandre”, dominatore delle grandi classiche del nord [...] 58 vittorie ed un piccolo record, ”che rimarrà imbattuto” [...]: 7 successi in classiche di Coppa del mondo e due terzi posti ai mondiali. [...] Uno che, come dice il ct Ballerini ”avrebbe potuto dare di più se due brutti incidenti non lo avessero condizionato”» (e. cap. ”la Repubblica” 25711/2004 • «Gli dobbiamo emozioni indimenticabili: il Fiandre del ”96, quando s’involò sul mitico Grammont; le due Liegi, ”97 e ”98, con ”Jaja” Jalabert costretto in entrambe le occasioni a raccogliere le briciole; l’Amstel [...] che ne segnò la resurrezione dopo l’incidente al Giro di Germania del ”99. Proprio gli sgambetti della sorte gli hanno impedito di sfruttare pienamente gli anni della maturità, perché poco tempo dopo il successo in Olanda, durante la tappa del Giro d’Italia che guarda caso approdava in Germania, un’altra caduta ne interruppe il cammino, costringendolo a un nuovo faticoso recupero che tuttavia culminò con il trionfo al Lombardia 2002. E proprio al Lombardia, nel 2003, Bartoli ha ottenuto la 57ª e ultima affermazione della carriera, al termine di un anno che si era aperto con l’ennesimo infortunio, stavolta per un capitombolo in allenamento. Il successivo distacco dal ”mentore” Ferretti e l’approdo alla corte dell’amico Riis sembravano preludere a un finale da ”padre nobile” della Csc: e Michele in effetti lo è stato, anche se soltanto per una stagione, segnata dal dispiacere di non aver potuto alzare nemmeno una volta le mani verso il cielo. Bartoli se ne va comunque da grande e con un solo vero rimpianto: il Mondiale, sfiorato in due occasioni. In compenso, nella sua bacheca ci sono due Coppe del Mondo. A proposito: la parabola di Michele si chiude contemporaneamente a quella della challenge di cui fu interprete sopraffino. Entrambi hanno attraversato un’epoca del ciclismo difficile e Bartoli ne è uscito immacolato: forse è questa la sua vittoria più bella» (Nino Minoliti, ”La Gazzetta dello Sport” 25/11/2004) • «Classe esagerata. Ricorda Fabiana Luperini che il papà Giovanni la portava ”la domenica a veder vincere il Bartoli…”. E il Bartoli non sbagliava un colpo […] figlio di un ciclismo scandito dal cardiofrequenzimetro, ma la sua porta di casa si apre su un quadro post-impressionista che ritrae uno di quei pionieri di inizio secolo. Per lui la bici è prima di tutto divertimento […] ”Sinceramente non sono mai stato attirato dalle grandi corse a tappe. Credo che siano corse per ragionieri, mentre le classiche sono la sintesi del ciclismo. Ci sono stati corridori che hanno vinto un Giro d’Italia o un Tour de France senza passare mai una volta per primi sotto il traguardo. Per vincere una grande corsa in linea devi avere classe e fantasia, devi saper interpretare la corsa in modo sempre diverso […] Io devo sentirmi libero di attaccare fin dal primo chilometro per scombinare i piani di chi sa la lezione a memoria”» (Pier Bergonzi, ”La Gazzetta dello Sport-Magazine” n. 12/1998).