Varie, 13 febbraio 2002
BASE
BASE Giulio Torino 6 dicembre 1964. Regista. Attore. «Terminati gli studi all’Accademia di Firenze, esordisce alla regia nel 1991 con Crack. Dopo il road movie Lest (1993), ambientato nell’Europa orientale, nel 1994 dirige l’interessante Poliziotti, un film influenzato da modelli americani e attraversato da un ritmo narrativo insolito per il panorama italiano. Con Lovest (1997) riprende due personaggi di Lest, questa volta in viaggio sulle strade americane. Ancora gli Stati Uniti sono il set di La bomba (1999), irrisolta commedia di ambientazione mafiosa, che non riesce a capovolgere comicamente molti degli stereotipi del genere. Nel 2000 dirige due serie televisive, Padre Pio e Non ho l’età» (Cinema, a cura di Gianni Canova, Garzanti 2002). «’Vado a letto con la papalina. Solo così sono certo di svegliarmi con i capelli in ordine. Ne ho 15, tutte ricamate” […] Fanatico del rasoio trilama, due volte la settimana esfolia la pelle del viso con prodotti ad hoc e poi la idrata con un velo di crema. Dopo la rasatura ”uso un balsamo lenitivo” dice. Si concede due docce al giorno, ma rigorosamente con bagno schiuma alla mirra e all’ambra. ”Adoro questi profumi, non potrei lavarmi con altro”. Non è mai entrato in una beauty farm, ma se l’albergo in cui si trova ha anche un centro benessere non esita e si lascia sedurre dai benefici di un massaggio rilassante. Va in palestra, gioca a calcio, sua grande passione, a tennis, pratica nuoto e ”ogni tanto tiro di boxe alla Colombia di Roma, da sempre fucina di grandi campioni”» (Chiara Risolo, ”Panorama” 12/9/2002) • «[..] Va detto che sono nato sognando di fare l’attore, a Torino, dove mio padre arrivò da emigrante. Manteneva tutta la famiglia vendendo pop-corn al cinema. Perciò io sono cresciuto con quelle suggestioni. A 15 anni ho debuttato al Teatro Nuovo di Torino con Massimo Scaglione e a 18 anni sono stato folgorato da Vittorio Gassman con il quale ho studiato alla Bottega di Firenze. Era il mio mito, potevo aspettare ore fuori dal camerino per un autografo. Poi siamo diventati amici. sempre stato un modello per classe, eleganza, generosità. Forse anche pensando a lui ma in un secondo momento, ho scoperto di essere più portato per la regia, infatti gli attori mi riconoscono la capacità di capire i loro bisogni. E non è cosa da poco» (Michela Tamburrino, ”La Stampa” 29/3/2007).