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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

Batistuta Gabriel

• . Nato a Reconquista (Argentina) il primo febbraio 1969. Calciatore. In Italia ha giocato con Fiorentina, Roma (squadra con la quale ha conquistato lo scudetto 2000/2001), Inter. Capocannoniere della serie A nel 1994/95 con 26 gol. Quarto nella classifica del Pallone d’Oro 1999, sesto nel 1998, settimo nel 2000, tredicesimo nel 1996, ventesimo nel 1995, ventitreesimo nel 1997. « L’uomo gol resterà appeso a un urlo: ”Te amo, Irina”. Non è stato il gesto tecnico più esaltante di Gabriel Omar Batistuta, ma il più importante sì. Ha deciso un matrimonio e anche il modo di far girare una carriera: l’argentino è passato da bomber a simbolo, lì, con il faccione piazzato sotto la telecamera a chiedere scusa e festeggiare il gol del 2-1, vittoria della Fiorentina contro il Milan, Supercoppa del 1996. [...] Batigol si è innamorato di Irina e del pallone contemporaneamente e per avere entrambi ha faticato. Ha sudato per qualsiasi successo [...]. Ha conosciuto la futura moglie a una festa, in Argentina celebrano i 15 anni con balli e cerimonie: Gabriel ne aveva 16 quando ha guardato Irina nel vestito delle grandi occasioni e ha capito che il suo futuro stava lì. Lei lo ha respinto e il Newell’s Old Boys, il suo primo club, stava per fare lo stesso. Batistuta ci era arrivato folgorato da Mario Kempes nei Mondiali del 1978. Prima esisteva solo il basket. I primi calci li tira nel Grupo Alegria e lì scopre cosa lo diverte. Da professionista però non funziona, Marcelo Bielsa dubita sulle sue qualità, l’attaccante passa al River Plate e trova Passarella che non lo può vedere. Solo che all’improvviso Irina, tampinata ogni giorno a partire dal primo incontro, dice sì. Si sposano nel 1990 e con il trasferimento al Boca Juniors arrivano pure i gol. Cecchi Gori lo scopre in una Coppa America dove un Batistuta indiavolato e innamorato segna 6 volte. La maglia viola gli si incolla addosso, resta a Firenze per nove stagioni, una in B, realizza più di chiunque altro prima: 167 gol. Uno sproposito che gli vale una statua, fiumi di amore, una città ai piedi e due miseri trofei: Coppa Italia e Supercoppa vinti nel 1996, l’anno del ”Te amo Irina” che gli cambia la vita. Quell’anno era un divo, uno dei primi per cui sbandavano le donne famose. Si dice che il Re Leone fosse inciampato sulla Ferilli e che Irina fosse a un passo dal rientro in Argentina prima del ”Te amo”. rimasta, hanno avuto quattro figli [...] quattro maschi che da grandi guarderanno quel filmato e capiranno che, a volte, nella vita, servono gesti estremi. Il secondo Batistuta lo ha fatto per vincere uno scudetto. L’anno in cui stava per sfiorarlo in viola si è rotto e la Fiorentina senza di lui è scivolata dalla classifica. Il campionato se lo è preso con la Roma nel 2000, a 31 anni perché uno che deve penare per tutto non trionfa certo da giovane e dopo quello scudetto era logica solo la pensione. Invece c’è stato un’altro inutile anno in giallorosso, una stagione ridicola con l’Inter e due in Qatar, in pantofole [...]» (Giulia Zonca, ”La Stampa” 15/3/2005). «Un’epopea: dall’11 settembre 1991 al 14 maggio 2000, tanto è durata la sua avventura con la maglia della Fiorentina. Nove campionati che gli sono serviti a battere il record di Kurt Hamrin, 150 reti in maglia viola. arrivato a quota 168, prima di salutare e prendere la strada di Roma. Eppure la sua storia itaaliana non era iniziata sotto ottimi auspici. Approda dicinannovenne alla serie A del suo paese, col Newell’s old boys da cui parte alla conquista della gloria, e nell’immediato di una maglia del River Plate. Lì la sua personalità fa attrito con quella di Daniel Passarella, e la società lo scarica al Boca. Nella stagione 1990/91 fa scintille, 11 reti in 19 partite, e la Fiorentina gli mette gli occhi addosso. In realtà, punta soprattutto sul compagno di squadra Diego Latorre, che invece si rivelerà un flop. Ma anche per Batistuta il viaggio comincia in salita. Il commento di Omar Sivori non lascia speranze: scarso tecnicamente, inadatto al calcio italiano, spiega il vecchio ”Cabezon” ai dirigenti della Juventus, che si fidano del suo parere e abbandonano la pista. Meglio per Cecchi Gori, che non trova concorrenza. Ma a Firenze, in concorrenza con Branca e Borgonovo, viene criticato e non decolla. Si parla addirittura di un suo rientro anticipato in Argentina. Ma le doti tecniche ci sono, e oltre a quelle non manca il carattere. Segna un gol decisivo alla Juventus e accende la leggenda di ”Batigol”, che non si spegnerà più, alimentata a suon di gol. Il fenomeno diventa l’idolo della curva Fiesole, quando la Fiorentina scende in serie B, la riporta in alto in una sola stagione, a suon di reti. inarrestabile su punizione, dalla distanza, in acrobazia, di testa, sa trovare la strada del gol con opportunismo e bruciando in velocità i difensori avversari. Con lui la Fiorentina vincerà la Coppa Italia e la Supercoppa di Lega nel 1996. Gli mancherà la gioia di un successo in campionato, e per raggiungere il traguardo ormai trentunenne dovrà indossare la maglia della Roma [...] In nazionale alimenta la sua leggenda nonostante sia ormai lontano dai campi di calcio argentini. Mette in bacheca la Coppa America del 1991, si ripete nel 1993, diventa il relizzatore principe della storia biancoceleste, lasciando a notevole distanza Diego Armando Maradona, il mito assoluto. Al mondiale americano del 1994 segna quattro reti, due su rigore. Nel 1998, in Francia, arriva al top: in gol all’esordio con il Giappone, fa tripletta con la Giamaica e apre le marcature nella sfida accesissima all’Inghilterra» (Marco Tarozzi, ”Calcio 2000” n.7/2002). Un gol anche ai mondiali del 2002, un colpo di testa decisivo nella vittoria per 1-0 contro la Nigeria (unica degli argentini, eliminati al primo turno, in tutto il mondiale).