Varie, 13 febbraio 2002
BATTIATO
BATTIATO Franco Riposto (Catania) 23 marzo 1945. Cantante. Autore • «Dopo una breve frequentazione negli anni Sessanta del mondo della canzone commerciale (Bella ragazza partecipa a ”Un disco per l’Estate” del 1969), si ripresenta pochi anni dopo con una serie di album (fra cui Fetus, 1971, e Sulle corde di Aries, 1973) a forte connotazione sperimentale, in cui appare alla ricerca della sua dimensione espressiva ideale. Questa si concretizza con la pubblicazione dell’album L’era del cinghiale bianco (1979), con la quale torna alla dimensione della canzone e conquista una larga popolarità, ribadita in maniera clamorosa dai successivi Patriots (1980, con Prospettiva Nevski), La voce del padrone (1981, un milione di copie vendute, con i brani Bandiera bianca, Centro di gravità permanente, Cuccurucucu), L’Arca di Noè (1982), Orizzonti perduti (1983), Mondi lontanissimi (1985). Si tratta di opere di difficle catalogazione, intriganti pozioni di svariate provenienze musicali, di canzoni, di meditazioni, di provocazioni, di dissertazioni: tutto comunque sempre marcato dal desiderio del nuovo e del personale. Il tentativo, che contrassegna peraltro tutta la produzione del cantautore (cui forse gioverebbe un pizzico di autoironia), è quello di ignorare gli steccati fra generi e dare vita a canzoni colte e aperte alle alle più diverse suggestioni musicali e letterarie. Ecco allora affastellarsi citazioni e versi nonsense adagiati su sonorità elettroniche, su richiami classici o su tentazioni esotiche. proprio l’interesse per il mondo e le filosofie mediorientali a contrassegnare la sua poetica, anche se è sostanzialmente un viaggio interiore quello che viene proposto e non un esotismo di maniera» (Dizionario della musica italiana. La canzone, Augusto Pasquali, Newton&Compton 1997) • «Mi piacerebbe tornare a un sinfonismo tipo 800. Ritrovare una purezza acustica, un sapore complessivo molto delicato con pianoforte e archi. Vedremo» (’la Repubblica” 14/4/2001) • «Il mio legame è più forte con la musica del passato per la sua eccellenza. Penso a un quartetto di Beethoven, a Mendelssohn. Preferisco una musica che mi aiuta a concentrarmi, a leggere. I suoni contemporanei esprimono altro […] Sono un individuo che si esalta per il talento. Mi piace da pazzi questo misterioso elemento che è come la vita e appare dove vuole. Posso apprezzare una musica che magari non mi piace, però è scritta con eccellenza. Non metto mai il pubblico di mezzo. Il successo non mi convince mai. Anche se uno vende 25 milioni di copie di dischi in un giorno, per me non vuol dire nulla […] Ho dovuto combattere l’appartenenza al mio segno zodiacale, che è quello dell’Ariete, che mi dava eccessiva rigidità e ottusità e quindi perdita di intelligenza. Ho dovuto limare, imbrigliare, calpestare» (Alain Elkann, ”La Stampa” 25/5/2003) • «Da ragazzo abitavo in una casa la cui terrazza era una tribuna naturale di un cinema all’aperto e, per sette anni d’estate, vedendoli o solo ascoltandoli, ho centrifugato centinaia di film di tutti i tipi. Ho imparato così, quasi senza accorgermene, a gustare il linguaggio del cinema in tutte le sue espressioni. Ancora oggi sono uno spettatore onnivoro, che passa dai thriller americani di serie b ai capolavori. Se si eccettua l’horror e la fantascienza, che di solito mi annoia, apprezzo tutti i generi, quando i film sono riusciti» (Giacomo Pellicciotti, ”la Repubblica” 6/8/2002) • «Il contatto fra arte e spiritualità è per me determinante. La vita stessa sarebbe veramente poca cosa se non avessi il mio incontro quotidiano con la metafisica. Cerco di elevarmi perché sto bene solo in alto: credo nell’eccellenza. E soffro quando vedo persone che non riescono ad affrancarsi dalla componente bestiale. Ma questo non vuol dire che non mi occupi della parte terrena che è in noi. Sono contraddittorio? La contraddizione è alla base degli esseri umani e l’esercizio del dubbio, una religione» (Roberta Bottari, ”Il Messaggero” 8/5/2003) • «Negli anni Settanta il dominio della musica apparteneva all’Europa. Con le nostre sequenze ai sintetizzatori facevamo scuola: modestamente io, Franco Battiato, in Italia; i Tangerine Dream in Germania; i Magma in Francia, e pochi altri. Potevamo esportare ovunque, se solo ci fosse stata parità di distribuzione. Ma in America, allora come oggi, non ti lasciano passare. [...] Un tempo componevo musica partendo dalla chitarra o dal pianoforte. Lo facevo per necessità, un metodo più tradizionale per cui costringevo un sentimento in una forma coatta. Oggi compongo ricercando direttamente una penetrazione nella forma d’onda. Me lo permette l’uso della tecnologia che ho sviluppato sin dagli esordi, quando facevo campionamenti ante-litteram con il nastro del Revox o rallentando con il dito i dischi sul piatto. [...] Da quando sono un ”professionista” medito due volte al giorno. Come quelli che dicono che fanno sesso tre volte in una notte. [...] Dopo l’uscita di L’era del cinghiale bianco, a 35 anni, realizzai che qualcosa era definitivamente cambiato. A un concerto a San Giovani Valdarno vennero in 20mila. Sentii uno strano boato. Con il successo vennero i fan: una notte in albergo mi svegliai e trovai che avevano fatto entrare gente nella mia stanza per vedermi dormire. Volevo smettere. [...] Negli anni 70 ero magrissimo e per una di quelle leggende che è inutile tentare di contrastare, girava voce che fossi drogato. Andrea Valcarenghi, direttore di Re Nudo e organizzatore dei festival al Parco Lambro di Milano, mi apprezzava, mi voleva a tutti i costi ma sapeva che la mia musica non era semplice, e così mi proponeva orari notturni. Una notte attraversavo il prato e al buio, tra le tende, un ragazzo mi chiamò: ”A Fra’, oltre all’eroina prova questa che è buonissima’, e mi passò un’enorme busta di marjiuana» (Carlo Moretti, ”la Repubblica” 18/12/2003).