Varie, 13 febbraio 2002
BAZOLI
BAZOLI Giovanni Brescia 18 dicembre 1932. Banchiere. Presidente del consiglio di sorveglianza (dove stanno gli azionisti) di Intesa-Sanpaolo, la prima banca del Paese (ha undici milioni di clienti, 100 mila dipendenti, crediti per 380 miliardi, dati aggiornati al 2010) • «[...] negli anni Ottanta uomo del salvataggio del Banco Ambrosiano e presidente di Gemina, protagonista della clamorosa fusione con la Comit […] Avvocato e docente universitario di diritto pubblico, ha la politica nel Dna familiare: nonno Luigi, nel 1919, fu tra i fondatori del Partito popolare di don Sturzo. Papà Stefano è stato deputato della Dc all’Assemblea Costituente. Il fratello, Luigi, militava nella sinistra Dc, assessore all’urbanistica di Brescia e nemico di Prandini. Il suo modello è il beato Giuseppe Tovini, figura chiave del movimento cattolico alla fine del secolo scorso: avvocato, padre di 8 figli, fondatore di giornali, scuole, e di quel Banco Ambrosiano che Bazoli fu chiamato a risanare nell’82 dal ministro Andreatta e dall’allora governatore Ciampi dopo il crack Calvi. La politica ha incrociato la storia dei Bazoli anche in modo tragico: la cognata di Giovanni, Giulietta Banzi, fu tra le vittime della strage di piazza della Loggia del 28 maggio 1974. […] Durante una cena nel corso dell’assemblea di Milano della Dc nel 1991, prima di Tangentopoli, fu protagonista di un botta e risposta con Forlani. Tema: la questione morale. ”Dovete combattere le tangenti e le degenarazioni del sistema”, invocò il banchiere. ”Basta gettare discredito sulla gente perbene”, fu la gelida replica dell’allora leader Dc […] Nei momenti difficili attinge all’ottimismo e nei suoi discorsi ricorre spesso la parola fiducia […] Tipico esponente del cattolicesimo democratico: amico di Prodi, Mino Martinazzoli, Giovanni Bianchi, molto legato al cardinal Martini» (Marco Da Milano, ”Sette” n.3/2000) • « Ricopre incarichi di responsabilità in società bancarie dal 1974: quell’anno, infat-ti, diventa consigliere di amministrazione della Banca San Paolo di cui sarà poi vice presidente. Nel 1982 l’avvocato bresciano collabora con le autorità monetarie nazionali all’organizzazione del pool di salvataggio del Banco Ambrosiano, al quale Banca San Paolo partecipa con altri impor- tanti istituti di credito italiani, traghettando il Banco fuori dai nefasti colle- gamenti con la vicenda di Roberto Calvi. Quando il Nuovo Banco Ambrosiano raccoglie la pesante eredità del vecchio Banco, il professor Bazoli è scelto come presidente e da allora ricopre senza soluzione di conti- nuità questa carica, guidando prima la ricostruzione quindi il rilancio di un istituto che produce risultati in crescita costante. Alla fine del 1985 Gio- vanni Bazoli riporta il titolo del Nuovo Banco Ambrosiano in Borsa ed al- l’assemblea degli azionisti del 1986 annuncia ai soci il ritorno all’utile, ma soprattutto il ritorno alla distribuzione del dividendo. Il sistema bancario italiano in quegli anni comprende che la strada da seguire è quella delle concentrazioni ed alla fine del 1989 l’avvocato bresciano realizza la prima concentrazione bancaria italiana: il Nuovo Banco Ambrosiano e la controlla- ta Banca Cattolica del Veneto si fondono, creando il Banco Ambrosiano Ve- neto che nei primi anni Novanta estende la propria rete commerciale in Trentino, acquisendo la Banca di Trento e Bolzano ed in meridione con l’incorporazione di Banca Vallone, Citibank Italia, Banca Massicana e la So- cietà di banche siciliane. Nel 1997 il professor Bazoli guida il Banco Ambroveneto all’acquisto di Cariplo, la più grande cassa di risparmio del mondo, realizzando la prima grande operazione di privatizzazione del settore bancario: una scelta cui il mercato risponde con grande favore, sottoscrivendo un aumento di capitale per Ambroveneto di oltre seimila miliardi per finanziare l’operazione. La successiva valorizzazione del ti- tolo porterà ad un aumento record del 400%. Nasce da questa unione Banca Intesa, sempre con il professor Bazoli presidente, società che ha tra i partners Crédit Agricole Indosuez, Alleanza Assicurazioni, Generali, Fondazione Cariplo; Banca Intesa nel 98 acquisisce la Cassa di risparmio di Par-ma e Piacenza. Nel 1999 una nuova grande operazione di integrazione: mediante offerta pubblica che riceve un consenso quasi plebiscitario, Banca Intesa acquista la Banca Commerciale, operazione che porta l’istituto al pri- mo posto tra i gruppi bancari italiani (con cento società, 4300 sportel- li, 73.000 dipendenti)» (’Il Giornale di Brescia” 2/6/2000) • All’inzio del decennio parve cadere in disgrazia: «Si è ripreso la ribalta della finanza italiana lunedì 9 settembre 2002, dopo un lungo periodo in cui la sua immagine sembrava sempre più appannata. Il ritorno del presidente di Banca Intesa è stato sancito da due fatti distinti. Il primo, più clamoroso, avvenimento è il successo ottenuto nel fuoco di sbarramento contro l’ingresso dell’imprenditore Salvatore Ligresti nella stanza dei bottoni del maggiore quotidiano nazionale, il ”Corriere della Sera”. Il secondo fatto, altrettanto rilevante per la scena finanziaria, è l’alleanza stretta dal suo istituto con la banca d’affari francese Lazard. Il tratto che unisce questi due avvenimenti è l’avversario comune che, su entrambi i fronti, Bazoli si è trovato davanti: Mediobanca e il suo numero uno Vincenzo Maranghi. L’istituto di piazzetta Cuccia era infatti lo sponsor più importante dell’ingresso di Ligresti nel patto di sindacato che governa la Hdp, la holding a cui fa capo il ”Corriere”. Ma Mediobanca è anche la principale banca d’affari italiana, ed è stata proprio Lazard, negli ultimi anni, a insidiarne la leadership. Per risorgere Bazoli ha lavorato duro per molti mesi. Il suo annus horribilis aveva raggiunto il punto più basso quando aveva subìto la dura reprimenda del governatore della Banca d’Italia Antonio Fazio. L’accusa: una finanziaria da lui presieduta, la Mittel, protagonista della scalata ai danni di Montedison, aveva fatto da apripista all’arrivo in Italia del colosso francese dell’elettricità, la Edf. Ma già i mesi precedenti erano stati contrassegnati dalle cattive notizie. Nel gennaio del 2001, infatti, ancora Fazio aveva detto di no al progetto di fusione tra Banca Intesa e Unicredito. Sul fronte domestico, invece, il professore bresciano aveva dovuto arginare i tentativi della Casa delle Libertà di aprirsi una breccia più ampia nel principale azionista italiano di Banca Intesa, la Fondazione Cariplo, nonché far fronte alla crisi nei conti del proprio istituto, appesantiti fra l’altro dai crediti concessi a società, come la Enron, travolte dalla crisi e dagli scandali. Bazoli e il nuovo amministratore delegato di Banca Intesa, Corrado Passera, hanno così dovuto lavorare su molti aspetti. Già ai tempi della scalata di Montedison, Bazoli si era cosparso il capo di cenere e aveva accolto gli inviti di Fazio, accettando di entrare assieme a Banca Roma e Sanpaolo Imi nella nuova Italenergia, al fianco di Fiat ed Edf. Il secondo passo era stato l’ingresso come socio finanziario in Olimpia, la scatola creata da Marco Tronchetti Provera e dai Benetton per prendere possesso di Olivetti-Telecom» (Luca Piana, ”L’espresso” 19/9/2002).