Su Torino cronache sono usciti i tatuaggi e i 70 milioni di euro, 13 febbraio 2002
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Beckham David
• Leytonstone (Gran Bretagna) 2 maggio 1975. Calciatore. Dei Los Angeles Galaxy. Nel 2009/2010 al Milan. Lanciato dal Manchester United, squadra con cui vinse la Champions League 19998/1999, dal 2003/2004 al 2006/2007 giocò nel Real Madrid. Secondo nella classifica del Pallone d’Oro 1999 (ma primo degli europei, con le regole ante 1995 avrebbe vinto lui), quarto nel 2001 (davanti a Totti), decimo nel 2000 (parimerito con Maldini), 19mo nel 1997 (parimerito con Del Piero), 28mo nel 1998 (subito dietro Vieri). sposato con l’ex Spice Girl Victoria Adams, con la quale forma una delle coppie più chiacchierate del mondo (come dice Maria Laura Rodotà, «Se Andy Warhol fosse vivo, di fronte ai Beckham sarebbe colpito da ictus»). «Non c’è al mondo un luogo, una città, una strada, un vicolo, dove possa camminare tranquillo tranquillo, specchiarsi nelle vetrine, ravviarsi il ciuffo biondo senza che nessuno lo riconosca, lo fermi, gli chieda un autografo, una fotografia. Non c’è, questo luogo, perché David Beckham è il primo campione globale della storia del calcio, molto di più di Ronaldo o Rivaldo, di Raul o di Zidane, per non parlare di Maradona, di Crujiff, di Zico, di Platini, di Beckenbauer o di Pelé. No, nulla è simile a Beckham: qui non si sta parlando, sia ben chiaro, di questioni tecniche o tattiche, ma di ”impatto” sull’universo, sul pubblico, sulla gente, sul popolo. Beckham è oltre, è qualcosa di più di un semplice calciatore: si discute sì sui suoi calci di punizione telecomandati e sui cross che sembrano disegnati da un architetto tanto risultano precisi, ma sono le sue acconciature, le sue macchine, le sue manie, le sue stravaganze a fare notizie. Nell’era mediatica, anche il mondo del pallone ha trovato il suo eroe: vienedaLeytonstone, alla periferia di Londra, è alto un metro e 81 centimetri, pesa 75 chilogrammi, probabilmente senza quasi accorgersene, si è trovato al centro di una storia più grande di lui. Ovunque vada è Beckham-mania. Gli inglesi che non tifano Manchester United e che non lo vedono con particolare simpatia dicono che pure le tazze dove consuma il breakfast sono sponsorizzate: tutto è marketing, pubblicità, merchandising, soldi, money, money, money... Quello che si muove attorno al campione è un autentico impero: per governarlo e controllarlo servirebbe un consiglio di amministrazione degno di una grande industria. Il totale dei guadagni, quantificato quando era ancora un uomo del Manchester United, era di 10,3 milioni di euro all’anno. Così suddivisi: 3 milioni di ingaggio (ora ne percepirà 4), 500 mila euro di incentivi (quello che per i comuni mortali è il cosiddetto premio-produzione), 6,8 milioni di euro frutto dei contratti con gli sponsor. All’immagine di Beckham sono legate l’Adidas, la Pepsi, la Sony Playstation, la Police e laMark& Spencer. Ovvio che l’accordo con il Real Madrid farà lievitare i guadagni e, si sa, nel mondo di oggi chi guadagna tanto è anche tanto famoso, perché il termine di giudizio spesso è determinato dal portafoglio più che dalle idee. Non solo nel calcio Beckham è una stella. Quando si costruisce un personaggio, lo sanno bene gli uomini che lavorano dietro le quinte a ogni campagna elettorale per la presidenza degli Stati Uniti, si deve ”toccare” anche la vita privata e modellare alla perfezione quella che al popolo deve apparire una favola. Così anche per David Beckham, come per altri fenomeni creati dallo star system (la cantante Madonna, ad esempio), ecco l’amore abbagliante e magnifico, quello che nessun uomo normale potrebbe sognare. David non si sposa mica con una compagna di scuola o un’amica d’infanzia: no, lui va all’altare con Victoria Adams, meglio notacome Posh Spice del gruppo musicale Spice Girls. Assieme inaugurano unostile di vita, auto di lusso, ville, shopping a ogni momento del giorno e della notte. Insomma, quello che la maggior parte del popolo non può avere e loro invece sì, e proprio per questo diventano gli eroi, i simboli, gli oggetti del desiderio. In Inghilterra abitano in una villa da mille e una notte, a nord di Londra: il luogo è Sawbridgeworth nell’Hertfordshire. La residenza si chiama Beckingham Palace (facile notare la somiglianza di suono con Buckingham Palace, dove sta SuaMaestà), una volta era una casa per le vacenze dei bambini. I Beckham ci vivono da soli, con tanto di servitù: David, Victoria e i due figli, Brooklyn e Romeo (un nome normale, tipo Giuseppe o Joseph, mai, eh?). Siccome sono in quattro in famiglia hanno bisogno di sedici stanze, tra cui una(quella di Brooklyn,) con soffitto a fibre ottiche che riproduce il cielo stellato: sogni d’oro, tesorino... Altra chicca della casa è la stanza dedicata ad Audrey Hepburn, con pavimento in legno e un romantico letto a quattro piazze (se qualche amico volesse aggiungersi...). Tanto per far vedere che i soldi in casa Beckham non mancano, la coppia ha speso per allestire un giardino dafavola la bellezza di 250 mila sterline (circa 350 mila euro): tre gazebo, un pavillon, un laghetto per giocarci con le barchette e così via. E il popolo che continui a sognare di diventare Beckham... Poiché, tuttavia, David gioca (meglio: giocava) a Manchester, serviva un’altra casa. Ecco allora un granaio ristrutturato, non lontano dal campo di allenamento dello United, valutato 2,3 milioni di euro. In Provenza, un’altra perla: una villa con 22 stanze (non si sa mai che arrivino degli ospiti...), la piscina, 250 acri di giardino e una dépendance per il custode. I Beckham lì trascorrono soltanto qualche giorno all’anno, per respirare un po’ di aria buona: proprio come facevano i ricchi americani negli anni Trenta, all’epoca del jazz e di Francis Scott Fitzgerald. Tenera era la notte, allora, e tenera è la notte adesso per i Beckham. Un appassionato di motori, se conoscesse David, impazzirebbe. Di ammirazione e d’invidia. Il parco-auto del primo campione mediatico della storia del calcio è il seguente: si va da unaPorsche 911 turbo, del valore 132 mila euro, alla Mercedes SL 500 che costa 70 mila euro, passando per una Range RoverV8 Vogue, una Mercedes Classe 230 (la casa mobile dei Beckham, con letto a quattro piazze incorporato), una Aston Martin DB7, una BMW 750 Saloon, la vettura di Victoria, con carrozzeria a prova di colpo di bazooka. Naturalmente non poteva mancare, in un simile parco, una Ferrari. Il campione ha anche quella: si tratta di una Ferrari 550 Maranello dal prezzo di 189 mila euro. Insomma, non c’è nulla che manchi a Beckham, a sua moglie e ai suoi figli. E il popolo, un po’ ”guardone” , si soddisfa ammirando questo lusso e queste bellezze. Contento il popolo... » (Andrea Schianchi, ”La Gazzetta dello Sport” 18/6/2003). «"Questo è il più famoso atleta del mondo (tranne negli Stati Uniti)” ha titolato ”Usa Today” [...] Manca l’America, ma nel resto del mondo David Beckham è arrivato. Sulla maglietta del ragazzo che salta sulla statua di Saddam Hussein appena crollata a Baghdad, nel negozio di Hanoi che vende la sua divisa a 100 dollari, ai piedi di Buddha in un tempio alle porte di Bangkok. Al cinema, col successo che porta il suo nome ed ha appassionato spettatori di tutto il mondo con la vicenda di Jess e Jules, che riescono col calcio ad approdare in America (pure loro). [...] Giappone, Malaysia, Vietnam, Thailandia. Quella fetta d’Asia dove Beckham diventa biscotto, statuetta votiva, testimonial di benzine e saloni di bellezza. Soldi. Già, ma quanti? La fetta più grande degli introiti proviene dagli sponsor, e se gli sponsor sono Vodafone, Adidas, Pepsi, si può tranquillamente arrivare a 12 milioni di sterline (17 milioni di euro). Il ”Times” lo ha inserito nella classifica dei più ricchi del 2003 con un reddito di 50 milioni di sterline (70 milioni di euro). I meravigliosi cross di Beckham, o le punizioni, o i trofei vinti, sono solo una chiave del successo del biondo londinese. Sia lui che la moglie indossano a meraviglia quel mix di ricchezza e cafoneria che inserisce Victoria tra le Chessex Girls, ragazze con dimora nel quartiere chic di Chelsea e abiti da periferia dell’Essex. Nessun attore di Hollywood può vantare una serie così ricca di pettinature e tatuaggi che fanno tendenza. Da quando era bambino e portava i capelli a spazzola, Beckham ha sfoggiato un taglio new romantic, col gel, da fighetto di una boy band, poi lunghi con le meches, e rasati a zero, da skin head, da marine, da mohicano, di nuovo rasato ma con la striscia, con la cresta, per arrivare alla pettinatura rasta con la quale ha incontrato Mandela. La mappa dei suoi tatuaggi - incisi da Louis Molloy di Middleton - individua un angelo custode sulla schiena, i nomi dei figli in caratteri gotici sul collo e nella zona lombare, il nome di Victoria in alfabeto hindi e il 7 in numeri romani sugli avambracci. Nessuna rock star - visto che di questo si tratta - sa calciare così bene» (Mattia Chiusano, ”la Repubblica” 15/6/2003). « il giocatore che spacca in due il calcio e mette d’accordo solo gli sponsor. Per gli amanti di schemi, geometrie e rivoluzioni della tattica, Beckham passa dall’essere un giocatore dal quale non si può prescindere, al più superfluo dei centrocampisti. Claudio Ranieri, volto vincente della panchina del Chelsea, lo ha visto giocare tante volte e il suo giudizio è preciso, ma parte da una domanda: ”Perché un allenatore vuole Beckham?”. Nessuna provocazione, ma i nomi dei tanti club che corrono dietro alla stella inglese fanno sorridere l’ex tecnico del Valencia. ”Bisogna mettersi d’accordo - spiega Ranieri - se uno cerca un’ala veloce, brava a saltare l’avversario, per andare sul fondo e crossare verso il centravanti, allora lasciamo perdere Beckham e passiamo ad altro. Quelle non sono le sue caratteristiche, non ha il passo per quel gioco. un giocatore dalle qualità straordinarie, ma ha bisogno di muoversi in modo molto particolare per rendere al meglio. Il suo è un ruolo quasi unico: Beckham fa il regista, ma invece di giocare al centro si muove sulla linea di destra. Tu gli dai la palla e lui sa già dove calciarla: trenta, quaranta metri di lancio perfetti. Gioca ad occhi chiusi e mette il pallone dove vuole”. [...] Beckham si muove sulla destra, come primo della linea a quattro di centrocampo e da lì ogni domenica col Manchester, per nove stagioni, ha calciato un’infinità di cross al centro dell’area. Lo schema non cambia mai: i centrali rubano palla, la danno a Beckham e il passaggio arriva puntuale per il centravanti. [...] Solo in nazionale la sua posizione è cambiata leggermente: con il centrocampo a cinque, infatti, Beckham si è trovato anche a muoversi come interno destro. Precisione al tiro e forza fisica: nel 1997 è stata misurata la velocità di un suo tiro contro il Chelsea che aveva toccato i 140 km orari. Caratteristiche che ne hanno fatto l’uomo giusto per ogni calcio di punizione. Suo il tiro di destro a girare dal limite dell’area che ha regalato all’Inghilterra la qualificazione all’ultimo Mondiale contro la Grecia. Sua la responsabilità del calco di rigore che in quello steso Mondiale ha messo in ginocchio l’Argentina» (Gianluca Moresco, ”la Repubblica” 15/6/2003). legato all’Argentina anche uno dei ricordi peggiori della sua carriera: «Il 30 giugno 1998, a Saint-Etienne, Inghilterra-Argentina, ottavi di finale di Francia ”98. La reazione alla provocazione di Simeone gli costò il cartellino rosso […] e l’eliminazione dell’Inghilterra. I giornali lo scelsero come capro espiatorio […] Partì direttamente per gli Stati Uniti sperando che il tempo potesse annacquare i veleni della stampa. Si sbagliava. Al suo ritorno in patria non poté evitare gli insulti dei tifosi. Un infame: questo era agli occhi dell’opinione pubblica inglese. Lui fece spallucce e nella stagione 1998/1999 con il Manchester vinse campionato, coppa d’Inghilterra e Champions League […] Una trentina di minuti dopo Inghilterra-Grecia […] si è ritrovato in mezzo ai cronisti, intenti a dettare i propri peana d’ammirazione per Captain Marvel […] Tra i tanti meriti ha quello di aver conquistato l’Inghilterra facendosi promotore di valori lontani dagli stereotipi britannici: semplificando, il vino contro la birra, lo spirito dandy contro la cultura macho, i vestiti di Prada contro le maglie da calcio tanto care ai tifosi» (Filippo Maria Ricci, ”Corriere della Sera” 8/10/2001). «Non sono le stelle del pop, né gli stilisti a creare tendenza in Inghilterra: è David Beckham. [...] In verità, sono molti in Gran Bretagna a considerare la signora Victoria la mente dietro le bizzarre trovate del marito. Il pareo indossato a mo’ di gonna, gli orecchini di diamanti a entrambe le orecchie e - come si puo’ dimenticare? - la dichiarata passione per le mutandine-tanga da donna. La colpa sarebbe tutta della Spice Girl. Sposando il calciatore, ne ha fatto un’icona e il successo gli ha dato alla testa» (Paola De Carolis, ”Corriere della Sera” 27/5/2001).