Varie, 13 febbraio 2002
BEHA
BEHA Oliviero Firenze 14 gennaio 1949. Giornalista. Scrive su ”il Fatto Quotidiano” • «Già inviato speciale de ”la Repubblica”, è comparso sugli schermi televisivi nel 1987 come commentatore calcistico un po’ blasé e ostentatamente distaccato nella trasmissione della domenica pomeriggio di Raitre Va’ pensiero. Successivamente ha presentato I nostri fatti e prodotto trasmissioni come Io confesso e Altri particolari in corsa Nel 1991 ha condotto alcune puntate de Il circolo delle 12, rotocalco quotidiano di informazione culturale a cura del Dipartimento Scuola Educazione, in onda tutti i giorni dalle 12 alle 15.30 su Raitre e, sempre per la stessa rete, Un terno al lotto, trasmissione in diretta in tredici puntate dedicata al mondo del lavoro. Nel 1994 ha presentato su Raidue il discusso programma Stazione centrale, soppresso dopo solo quattro puntate. Per Radiouno ha ideato e condotto Radiozorro che, nel 1995, è diventato Radiozorro 3131 e ha avuto anche una versione televisiva in onda su Raitre con il titolo Videozorro […] sempre stato considerato un ”antipatico” del video, ruolo sul quale egli stesso ha giocato per proporre un tipo di giornalismo televisivo e radiofonico di denuncia sociale» (Televisione, a cura di Aldo Grasso, Garzanti 2002) • «[...] non sono accorpabile a uno dei due poli e lo prova il fatto che anche recentemente qualcuno ha detto di me ”certo Beha non può essere ascrivibile al centrosinistra, certo Beha non può essere ascrivibile al centrodestra” [...] Non servo a nessuno. Sono un marziano. Certo servirei ai cittadini, ma a chi importa dei cittadini? La politica nel mio caso c’entra in generale perché un giornalista che faccia semplicemente il suo mestiere senza sconti non è quasi previsto [...] Sono ristretto, sono agli arresti domiciliari della professione [...] sono pieno di contraddizioni. Sono stimato e temuto e perciò poco utilizzato per l’incisività del mio lavoro. Sono pasolinianamente ”una persona seria”. Ebbene, c’è una parte di me che è disperatamente ilare. Condurrei volentieri un varietà. Credo di essere troppo serio per essere una persona seria [...] penso che il centrosinistra sia meno peggio [...] ero un noto giornalista sportivo e alla ”Repubblica” mi chiamavano l’erede di Brera, mi occupavo di calcio e sport convinto che fosse possibile arrivare a parlare di politica e cultura partendo di lì. Era più facile parlare di Andreotti partendo da Falcao che il contrario. [...] ho fatto il difensore civico in televisione e alla radio, anche qui ritenendo che arrivare a parlare di politica dalle cose di tutti i giorni fosse più semplice: dagli ospedali, le scuole o le fogne a Prodi e Berlusconi invece che da Prodi e Berlusconi agli ospedali, alle scuole e alle fogne. Adesso sono arrivato a fare il saggista politico a partire dalla mia emarginazione professionale come giornalista, mi pare un percorso coerente [...]”» (Alain Elkann, ”La Stampa” 18/9/2005).