Varie, 13 febbraio 2002
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BEJART BJART Maurice (Maurice Berger) Marsiglia (Francia) 1 gennaio 1927, Losanna (Svizzera) 22 novembre 2007
BEJART BJART Maurice (Maurice Berger) Marsiglia (Francia) 1 gennaio 1927, Losanna (Svizzera) 22 novembre 2007. Coreografo. «Il primo che ha portato la danza nelle piazze e nei palasport, assicurandole una popolarità mai vista […] Se fosse un animale sarebbe un felino. A volte un gatto. Un furbissimo, agilissimo gatto dallo sguardo sornione. A volte una pericolosa, sontuosa pantera nera […] ”Sono stato fra i primi a fare, con il mio Ballet du XXème siecle, il giro del mondo e ovunque sono andato, ho appreso tecniche diverse. Un artista si serve di questi materiali grezzi, autentici per comporre. Può essere pericoloso pretendere di mettere in scena la salsa, più o meno ben danzata, da italiani, francesi, tedeschi, dimenticando che per creare bisogna lavorare la materia prima... Bisogna segnalare il pericolo della superficialità” […] ”Il denaro per me è, probabilmente, solo un mezzo per lavorare meglio. Nient’altro. Tutti i miei profitti vanno a una fondazione, la Fondazione Béjart, che lavora per la danza” […] C’è chi lo considera un filosofo della danza: ”Mio padre era un grande filosofo. La filosofia è stata per me come il latte materno. E ho avuto la fortuna di viaggiare molto e di conoscere altre filosofie, di mondi diversi dall’Europa” […] ”Ho viaggiato anche a piedi e con lo zaino in spalla. Un tempo le tournée erano meno ”commerciali’: c’erano tre, quattro giorni di sosta fra una città e l’altra. Ho avuto il tempo di viaggiare per lavorare ma anche per conoscere”» (Donatella Bertozzi, ”Il Messaggero” 23/7/2002). «Ha al suo attivo quattro Compagnie, più di cento titoli di balletto importanti e può vantarsi di aver fatto vedere le sue creazioni anche nelle piazze, nei palasport, nei circhi, negli stadi, a centinaia di migliaia di persone. Figlio di un filosofo, Béjart è cresciuto nel seno della cultura moderna: quando sentì il desiderio di diventare ballerino, forse non rese felice il padre. Andò a studiare a Parigi, cambiando il suo nome, per dimostrare forse il suo distacco, la sua voglia di indipendenza. Il suo vero cognome è infatti Berger, la scelta di essere Béjart gli venne dall’amore per Jean-Baptiste Poquelin, che per vivere nel teatro si ribattezzò Molière e i teatranti cui si associò erano i Béjart. Fu una sfida al futuro, dettata da una ambizione eccezionale, e dal desiderio di cambiare, imitando l’autore del Malato immaginario , le sorti del balletto del 900. Béjart è stato all’inizio un ballerino classico, ha danzato perfino Il lago dei cigni, è stato nel Cullberg Ballet, ma presto ha deciso che il suo futuro sarebbe stato nella coreografia [...] ”Sentivo la necessità di creare, non di ballare, volevo avere un mio gruppo, rompere con l’accademia. Nel 1953 ho fondato con Jean Laurent i Ballets de l’Etoile, l’anno dopo ho firmato i miei primi lavori, La bisbetica domata e Lo sconosciuto. Furono anni duri, eravamo poveri ma nulla ci spaventava, vivevamo l’esistenzialismo e le nuove tendenze musicali, aspettavamo il successo [...] Nel 1957 la compagnia divenne più grande e si intitolò Ballet Thèâtre de Paris. Le novità si inseguivano, vivevo una vera furia creativa. Non mi interessavano i classici, cercavo musiche di autori a me vicini, amavo Sartre e il jazz di Ellington, i temi della vita vera: approdammo ai Champs-Elysèes nel 1958 con Orfeo, basato sulla musica concreta di Pierre Henry: in quel momento capii che avevamo passato al di là del fiume, che avevamo vinto”» (Mario Pasi, ”Corriere della Sera” 13/5/2004).