Varie, 13 febbraio 2002
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BELD
BELD Paolo Novara 11 luglio 1954. Regista tv. «Ha esordito in televisione scrivendo jingle per caroselli e sigle. In seguito ha diretto Casa Flauto (1981), con Lucio Flauto ed è stato aiuto regista di Beppe Recchia ad Antenna 3 Lombardia per il programma Non lo sapessi ma lo so (1982), con Massimo Boldi e Teo Teocoli. Nella stagione 1984-85 ha curato la realizzazione di tutte le rubriche sportive di Canale 5. Su Italia 1 ha firmato la regia di Lupo solitario (1987), poi Matrjoska (poi Araba fenice, 1988), Mai dire Banzai (quattro serie dal 1989), Mai dire Mundial (1990), e su Retequattro quella di Star 90 con Alessandro Cecchi Paone. In Rai ha realizzato Mi manda Lubrano (1990), Diritto di replica (quattro serie dal 1991), Su la testa (1992) con Paolo Rossi, Svalutation (1992) con Adriano Celentano, Porca miseria (1993) con Bruno Gambarotta, Fabio Fazio e Patrizio Roversi, Quelli che il calcio (dal 1993) con Fabio Fazio. E poi (dal 2001) con Simona Ventura. […] considerato, tra i giovani registi, il più inventivo. Ha saputo imporre con ironia una nuova retorica dei primissimi piani: non solo e non più visi, ma anche dettagli quali scarpe, polsini, calze e colletti» (Televisione, a cura di Aldo Grasso, Garznti 2002) • «Ho sempre guardato tanta televisione, persino mia madre mi diceva ”smetti che ti fa male...”. Un giorno incontrai Beppe Recchia (allora facevo il comico alla radio), rimase stupito nel sentirmi parlare dei programmi tv. Fu sua l’idea di farmi cominciare, è stato il mio maestro. Anche se, con i miei amici, facevo già le regie degli scherzi, stile Amici miei [...]» (’TvSette” n. 20/2003) • «Non sarà l’erede di Antonello Falqui, ma Paolo Beldì ha [...] lasciato un segno con il suo stile. Firmando le originali regie di Lupo solitario e Matrjoska (Antonio Ricci) Mai dire Banzai (Gialappa’s) e Giù la testa (Paolo Rossi), Anima mia, Quelli che il calcio e Sanremo di Fabio Fazio, Francamente me ne infischio di Celentano. [...] ci sono i nuovi mezzi. Io li sfrutto a fini teppistici. Nel Sanremo di Fazio, la telecamera posta su un braccio di 12 metri per raccontare il palco, le canzoni, inquadrò anche il pubblico per primissimi piani [...] Il mio amico Gambarotta mi chiama ”il piedofilo della tv’. Penso che dal dettaglio si possa capire molto di un personaggio. Ho ripreso anche la forfora di un ospite. Mi diverto a entrare nel formato 16/9 dello schermo con i fascioni neri sotto e sopra. Ho giocato con le luci, sparate a giorno per le atmosfere cinematografiche di Celentano [...] Da Novara vedevo la tv Svizzera che trasmetteva i varietà in concorso a Montreux: mi sono ispirato molto, li studiavo nei dettagli. Ma oggi in tv non c’è il tempo per i ”numeri zero’. Si improvvisa. Si cancellano i balletti perché non fanno ascolto. Cosa fare? Cercare nuovi linguaggi. Osare di più. Il ”cazzeggio’ di Arbore è ammirevole. Basta non cadere nella volgarità: per quella ci sono i reality”» (le. pa., ”la Repubblica” 18/4/2005).