13 febbraio 2002
Tags : Jamie Bell
Bell Jamie
• . Nato a Billingham (Gran Bretagna) il 14 marzo 1986. Attore. Reso noto dal film Billy Elliot. «Voce fonda quasi da uomo, ma faccia da bambino senza un pelo [...] scelto dal regista Stephen Daldry tra duemila candidati dopo sette provini, racconta di aver cominciato a ballare all’età di sei anni dopo aver visto una bambina che faceva il tip-tap. ”A differenza di quello che capita al protagonista del mio film, però, a casa mia nessuno ha storto il naso quando ho detto che volevo ballare. Anche perché mia madre faceva danza e una mia sorella più grande pure”. Solo ai compagni di scuola ammette di non averlo detto subito per paura di essere isolato: ”L’hanno scoperto due anni dopo e hanno subito cominciato a prendermi in giro sostenendo che il ballo è una cosa da femmine e avrei fatto meglio a giocare a pallone”. E poi che è successo? ”Loro si sono stufati e io ho proseguito a ballare. Sono l’unico maschio che studia danza in tutta la scuola”. La travolgente popolarità l’ha colto di sorpresa: Billy Elliot è nato come un piccolo film e nessuno s’aspettava che sarebbe piaciuto tanto perfino all’estero. In particolare lui, che studia danza in una scuolina di Billingham, nel nord della Gran Bretagna, si è solo esibito in qualche concorso e in qualche saggio di fine anno, non ha mai sognato di diventare un ballerino professionista ma cerca di prendere dalla vita ciò che viene» (Simonetta Robiony, ”La Stampa” 20/2/2001). «[...] Era poco più di un bambino quando la pellicola di Stephen Daldry lo ha catapultato al centro dell’attenzione, a Hollywood così come in Gran Bretagna e in Europa. Ma la velocità dell’ascesa non è stata necessariamente un bene. Liberarsi di un personaggio tanto apprezzato e tanto importante ”non è stato facile”. uno di quei ruoli che cambiano la vita, e non solo [...] ”Mio padre ci ha lasciato prima che nascessi, sono cresciuto in una casa di sole donne. Imparare alcune cose, come farsi la barba, ad esempio, è tutt’altro che semplice senza un uomo in giro”. [...] La storia di Billy, infatti, era in parte anche la storia di Jamie, lui stesso cresciuto in una zona poco agiata dell’Inghilterra settentrionale, a Billingham, lui stesso appassionato di danza e preso in giro dai compagni di scuola per un hobby considerato ”da femmine”. E se la pellicola gli ha permesso di esorcizzare alcune situazioni poco piacevoli, gli ha dato anche l’opportunità di conoscere un uomo che ha preso il posto del padre che non ha mai conosciuto. I tabloid britannici avevano gridato allo scandalo quando, dopo la fine delle riprese, Jamie, appena quattordicenne, si era trasferito a casa di Daldry, allora apertamente gay. Non c’era invece nulla di scabroso. A cinque anni di distanza, il regista si è spostato e ha avuto una bambina, che Bell considera una sorella. A casa di Daldry ha tutt’ora la sua camera da letto, sempre pronta a un rientro improvviso. Quando deve andare dal dentista è Daldry a fissargli un appuntamento. ”Stephen ha avuto e ha un ruolo fondamentale. parte della mia famiglia”. L’interesse dei mass media, ”soprattutto quando scrivono cose non vere”, per qualche anno è stato antipatico, con paparazzi e cronisti alla ricerca di titoloni, nonché della fidanzata di turno. Ora non più. Negli Stati Uniti, dove trascorre sempre più tempo per lavoro, assicura Jamie, non lo riconosce nessuno. ”Non mi capita mai, mai, mai. Non mi considero, d’altronde, una celebrità. Non mi metto sullo stesso piano di altri attori. La gente si aspetta sempre che un’esperienza come la mia ti cambi. Non è vero. Non sono un divo di Hollywood. Mi considero ancora un ragazzo di Billingham”. Se da una parte, precisa, è vero che Billy Elliot gli ha cambiato la vita, facendolo crescere e permettendogli di incontrare un uomo che è diventato quasi un padre, e se è vero che liberarsi del ruolo non è stato facile, è anche vero che ”è tutto come è sempre stato”. C’è, precisa, chi ogni tanto si sbaglia e lo chiama Billy, invece di Jamie, ma con il passar del tempo succede sempre più raramente. [...]» (Paola De Carolis, ”Corriere della Sera” 1/8/2005).