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 2002  febbraio 13 Mercoledì calendario

Belmondo JeanPaul

• Neuilly-sur-Seine (Francia) 9 aprile 1933. Attore • «Figlio di un celebre scultore [...] era destinato a entrare alla Comédie Française [...] ”Per nove anni ho recitato in teatro [...] Godard... Ricordo che, quando recitavo Oscar, c’era sempre un tizio mal rasato, con gli occhiali scuri, che veniva a vedermi. Un giorno mi chiede: ”Vuole fare del cinema?’. Aveva uno strano accento, vagamente svizzero. ”Devo girare un cortometraggio’, dice, ”venga nella mia stanza in rue de Rennes, le do 500 franchi’. Penso che sia un pederasta e lo dico a mia moglie. Lei mi spinge: ”Vai. se ti dà fastidio, gli dai un pugno’. Vado all’appuntamento. così che interpreto Charlotte et son Jules, che è l’abbozzo di Fino all’ultimo respiro. Godard mi suggerisce tutto quello che devo dire, fai così, fai colà... Più tardi mi scrive chiedendomi se può doppiarmi con la sua voce. Gli do l’autorizzazione. Tempo dopo, Jacques Becker cerca attori per Il buco. Gli fanno vedere Charlotte et son Jules. Trova che c’è un giovane attore non male, ma non può sceglierlo per via della voce orribile e dell’accento svizzero! Poi Godard mi telefona... Per dirmi: ”Ho un’idea. Un tizio viene a Parigi da Marsiglia per vedere la fidanzata e lungo il cammino uccide un poliziotto... Dopo si vedrà’. Mi fissa l’appuntamento al bar Royal Saint-Germain [...] Quando arrivo mi ordina: ”Vai a prendere una birra ed esci senza pagare’. La cinepresa riprende. Io eseguo, il cameriere urla. E Godard: ”Per oggi abbiamo finito, tutti a casa’. Il produttore non ha l’aria contenta. L’indomani, Godard mi dice: ”Tu entri in quella cabina telefonica e parli, dì ciò che vuoi’. Eseguo. Poi aggiunge. ”Non ho idee’, e ci fermiamo. Torno a casa e racconto a mia moglie Elodie: ”Andiamo male. Mi ha dato 4.000 franchi, sono contento, ma temo che questo film non uscirà mai’. [...] Fino all’ultiomo respiro esce nelle sale. Pensavo a un flop. E invece... [...] Io ho fatto il Conservatorio e - adesso riderete - non mi hanno mai proposto di recitare un testo serio! Il mio professore, Pierre Dux, Dio abbia pietà della sua anima, mi diceva: ”Lei non può tenere una donna fra le braccia, non sarebbe credibile [...] All’inizio, ero come tutti gli altri, leggevo ”Cinémonde’ e sognavo Sophia loren. Improvvisamente Vittorio De Sica mi chiama per propormi di interpretare La Ciociara. Insieme a lei! Così, il primo giorno delle riprese, mi sono ritrovati fra le braccia di Sophia! A darle un lungo bacio! Un sogno!” [...]» (François Forestier, Josette Alia, ”Sette” n. 14/1998). «Colui che anche nelle scene più pericolose non si faceva doppiare, l’attore-atleta che abbiamo visto aggrappato ad un aereo nel cielo di Rio o correre sul tetto di una metropolitana lanciata a tutta velocità, non ha mai scelto la facilità. ”Gli attori devono dare la sensazione d’essere come Zorro”, dice. ”Un giorno, su un aereo, un problema al motore creò un certo turbamento fra i passeggeri. Uno di loro si girò verso di me e mi disse: ”Ma insomma, faccia qualcosa’”. L’aneddoto lo diverte. E può ricamarci su all’infinito, mimando tutti i personaggi. Lo diverte perché gli dimostra che aveva ragione nel lasciar credere d’essere capace di tutto, di non aver mai paura di niente» (Charlotte Dufour, ”Corriere della Sera” 19/6/2002). Nell’agosto 2003, ormai settantenne, diverrà padre per la quarta volta: «Proprio lui che nel ”98 un sondaggio aveva già decretato ”nonno ideale”. E invece Bebel, come chiamano da sempre il ragazzo di Neuilly-sur-Seine, ha voluto ricominciare daccapo. Ha avuto tre figli dal primo matrimonio con la ballerina Elodie Constant, negli anni ”60: Patricia, Florence e l’affascinante Paul, ex pilota di auto, che da un po’ gli dà una mano nell’attività artistica, specie quando papà affitta un teatro a Parigi come il centralissimo ”des Variétés”, e si prede il gusto di recitare una farsa rocambolesca, come qualche anno fa. E che dice soltanto: ” eccezionale”, alludendo al padre. E aggiunge: ”Un vero perfezionista. Sono stato io stesso testimone della sua vittoria sulla malattia, l’ictus di due anni fa: è stato grande”. […] La moglie Nathalie Tardivel, detta Natty, […] che Jean-Paul ha conosciuto nell’89 e ha sposata nel cuore del Quartiere latino, circondato da amici come Claude Lelouch e Bernard Henri-Levy, il 29 dicembre scorso 2002, dopo 13 anni di convivenza. Due matrimoni soltanto, dunque, per l’ariete Belmondo, ma tra uno e l’altro... avventure, sì, storie d’amore, anche; donne bellissime, come Laura Antonelli e Ursula Andress» (Claudia Provvedini, ”Corriere della Sera” 15/4/2003). «’Non ci separiamo mai, condividiamo tutto, gioie e problemi”, confidava l’ex Coco Girl Natty nel 1990. All’epoca, erano in pochi a credere in quella coppia. La loro, era considerata una storia d’amore simpatica, frizzante come un bicchiere di champagne. Invece, ecco che dura ancora. Natty è la più tenera alleata di Jean-Paul. Ha cominciato col fargli ripetere il Cirano di Bergerac, quando lui osò tornare al teatro, consapevole di quanto le tirate di Rostand possano essere vere e proprie torture per un attore. Il suo trionfo fu un po’ anche quello della sua dolce suggeritrice. Natty cercava di restare nell’ombra, ma lui non poteva più fare a meno di lei. Nel 1999, quando lui è vittima di un malessere durante una rappresentazione di Frédérick ou le boulevard du crime, Natty è al suo fianco. Se ha trascurato il cinema per tornare ai primi amori, il teatro, l’ha fatto da maratoneta. Senza risparmiarsi. E Natty è sempre con lui, per godere insieme dei suoi trionfi. […] Belmondo fa parte della vita dei francesi» (Charlotte Dufour, ”Corriere della Sera” 19/6/2002).