varie, 13 febbraio 2002
BELPIETRO
BELPIETRO Maurizio Castenedolo (Brescia) 10 maggio 1958. Giornalista. Dall’agosto 2009 direttore di Libero. Già direttore di Panorama (2007-2009), Il Giornale (2001-2007), Il Tempo (1996-1997) • «Sembra pacato, bonario: invece adora toni forti e titoloni appuntiti […] ”Con Cervi, un vero galantuomo oltre che un grande giornalista, l’intesa è stata perfetta. Poi, in coincidenza del suo ottantesimo compleanno, ha deciso di andare in pensione” […] ”Con Paolo Berlusconi, l’editore, ci vediamo quasi ogni giorno. Col Cavaliere ci sentiamo una volta ogni tanto, che so, ogni una o due settimane”» (Cesare Lanza, ”Panorama” 19/4/2001). «Una volta si diceva: il ”Giornale” di Montanelli. Poi si diceva: il ”Giornale” di Feltri. Quando si cominciò a dire : il ”Giornale” di Maurizio Belpietro tutti prevedevano che sarebbe crollato. E molti se lo auguravano. Invece si è rafforzato. ”Quando entrammo in questo giornale, io e Feltri, era il gennaio del 1994. Si sentiva molto la presenza di Montanelli [...] Sapevamo che se Montanelli fosse andato a fare un quotidiano brutto come il ”Giornale’, con la linea politica del ”Giornale’, con la grafica del ”Giornale’, avremmo avuto la vita dura. Ma Montanelli scelse di fare un quotidiano fantasioso, lezioso, che si inventava tutti i giorni copertine con Berlusconi in orbace, cose bizzarre, da ”Manifesto’, e ci lasciò il campo libero. I montanelliani rimasero con noi. In compenso si portò via i redattori consentendoci una grande ristrutturazione incruenta. Vittorio ed io eravamo strafelici. Se ne fossero andati altri dieci [...] Lucio Lami scrisse: ”Ho capito che nella vostra banda non c’è bisogno di un violino come me’. Io gli risposi:’Violino? Trombone!’. Una battuta scortese. Me ne vergogno ancora oggi”. Perché si è sfaldata l’accoppiata Feltri-Belpietro? ”Forse non c’era più l’intesa di una volta, eravamo cambiati, invecchiati, forse c’eravamo stancati di stare insieme, non so. Quando mi offrirono le direzioni del Gazzettino e del Secolo XIX io dissi di no ma le presi in considerazione [...] Io sono più moderato di lui. Vittorio è uno che si butta, senza valutare fino in fondo le conseguenze di quello che fa [...] Ebbi una vaga simpatia per i socialisti. Scrissi anche per l’Espresso’. [...] Avevo scoperto che il ministro Pedini, democristiano doroteo bresciano, ministro della Pubblica Istruzione, aveva destinato i fondi degli edifici sperimentali scolastici quasi esclusivamente al suo collegio elettorale. Scrissi un pezzo e successe il pandemonio. Allora chiamai Renzo Di Rienzo, capo della redazione milanese dell’’Espresso’, e gli proposi un articolo. Mi disse: ”Scrivici sessanta righe’. Le scrissi e cominciò la mia collaborazione [...] Se noi siamo il giornale di Forza Italia, la Repubblica è il quotidiano dei Ds [...] Quando qualcuno parla di libertà di stampa mi viene da ridere. Ricordo articoli accorati di Eugenio Scalfari quando De Benedetti finì in carcere. Ricordo memorabili e comici pezzi sulla ”Repubblica’, quando De Benedetti presentò la sua società finanziaria. Nemmeno i resoconti dei discorsi del Duce erano così entusiasti. [...] sono stato licenziato in tronco perché non mi sono piegato al volere dell’editore [...] Bonifaci, l’editore del ”Tempo’ di Roma [...] Dottò, venga a cena da noi che ce so’ ”npo’ d’amici, d’amiche. Non ho nulla contro le mollezze romane. Ma mi chiedevo: chi paga queste feste? Poi capii. C’erano editori, imprenditori, sottosegretari, banchieri. A un certo punto si appartavano e parlavano di leggi, leggine. Queste cene erano organizzate per loro [...] Lo scoop più grosso lo feci quando seppi che Antonio Baldassarre, ex presidente della Corte Costituzionale, raccontava in giro che un generale gli aveva raccontato che per stoppare il referendum sulla Guardia di Finanza era andato da Scalfaro che a sua volta era intervenuto su due membri della Corte Costituzionale. Io mi feci invitare a una cena, mi misi vicino a Baldassarre e ascoltai il suo racconto che il giorno dopo finì sul giornale. Al confronto il Watergate era una marachella [...] Si mosse solo il mio editore chiedendomi di non attaccare più Scalfaro [...] Voleva anche che nascondessi la notizia dell’avviso di garanzia a D’Alema [...] L’editore voleva un giornale contro Rutelli che non gli concedeva delle aree edificabili. Ma io non faccio il killer per nessuno [...] Berlusconi non mi ha mai chiesto di attaccare nessuno [...] Quando ho chiesto a Luca Telese di venire a lavorare da noi, Luca mi disse balbettando: ”Ma io sono di sinistra’. Io gli ho detto: ”Chi meglio può raccontare la crisi della sinistra’ [...] Ho votato vari partiti. Mai Pci o cose del genere. Mai An. Mai Dc. Qualche volta socialista, Pri. Una volta Lega. L’ultima volta Forza Italia [...]”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 1-2/2003).