Varie, 13 febbraio 2002
BENIGNI
BENIGNI Roberto Misericordia (Arezzo) 27 ottobre 1952. Attore. Regista. Premio Oscar come miglior attore protagonista 1998 per La vita è bella (premiato anche come miglior film straniero) • «Giovane lascia Vergaio e si trasferisce a Roma, dietro amici fedeli, Donato Sannini, Carlo Monni e Lucia Poli. Dopo alcune comparsate in televisione (Le sorelle Materassi) e in ruoli secondari, è Giuseppe Bertolucci a scoprirlo nel 1975, cucendogli addosso all’Alberichino di Roma, il teatro più off dell’epoca, il monologo Cioni Mario di Gaspare fu Giulia: sotto la luce di una nuda lampadina, le mani in tasca, il giovane raccontava la sua grama vita di paese, il sesso, il partito, gli amici, la madre morta, con un linguaggio icastico e violentissimo, di irrefrenabile scurrilità e comicità, in cui affioravano quadri di una realtà meschina. Fu il successo immediato e crescente, che dalla saletta del teatro d’avanguardia portò in tutta Italia il monologo. [...] La popolarità più estesa però arrivò con la televisione, grazie a un programma domenicale di Arbore in cui si fingeva critico di cinema. Da allora ha alternato l’attività cinematografica, anche come regista (Tu mi turbi, 1983; Non ci resta che piangere, 1984; Johnny Stecchino, 1991) a quella teatrale» (Dizionario dello Spettacolo del 900, a cura di Felice Cappa e Piero Gelli, Baldini&Castoldi 1998). «Da lontano si possono fare tanti pensieri sul Benigni ”divo” ma trovarselo davanti è un’altra cosa. E’ una questione di fisico, come sempre nei grandi comici. Una volta m’ha detto che i grandi comici, visti da vicino, fanno paura. ”Pensi a quel che c’è dietro. Ci vogliono secoli di miseria e stenti per comporre la faccia di Totò”. Chissà quante generazioni di fatica e sudore nelle campagne toscane ci sono volute per creare l’alchimia leggera di un Benigni [...] Una volta l´hanno fermato a un casello con la domanda più straordinaria: ”Ma lo sai chi sei te!?” e non gli volevano tirare su la sbarra» (Curzio Maltese, ”la Repubblica” 19/10/2002). «La cultura da cui viene è ”anda e rianda”, come dicono a Vergaio, periferia di Prato. ”Anda e rianda” vuol dire questo e quello, su e giù. Più giù che su. – Noi siamo quella razza/ che al cinema s’intasa,/ per vedere donne ignude/ e fassi seghe a casa” dice Carlo Monni nel film Berlinguer ti voglio bene, piccolo misconosciuto capolavoro diretto da Giuseppe Bertolucci. Benigni ci faceva il Cioni Mario, sottoproletario di campagna. E’ la migliore interpretazione cinematografica di questo attore, una spanna sopra a tutti i film diretti da stesso (La vita è bella incluso), da Fellini, Citti e Ferreri e anche da Renzo Arbore che lo usò bene nel Pap’occhio. La razza e il contesto in cui è cresciuta la pianta Benigni includono il prete incazzoso che urla ”Ti venga una paralisi ai coglioni”, il segretario del Pci che si domanda se ”è giusto che la donna competa con l’uomo nel senso della parità”, la bella Bambina dai capelli turchini che seduce una biondina promettendole cunnilingus da dodici ore per volta, un imbianchino frocio: ”In questa notte/ scura come l’inferno/ meglio esser buco/ che uomo moderno”. [...] Questo è l’abbiccì. Che poi tutto si sia stemperato negli anni, salti fuori a pezzi e bocconi nei film e abbia trovato la forma e i mezzi per sfondare a Hollywood dopo gli Oscar è storia patria [...] Misericordia senza punto esclamativo che ci vorrebbe è la frazione di una frazione nell’hinterland di Arezzo, che è l’hinterland della Toscana. Per due millenni è stata terra dimenticata da dio e dagli uomini. Ai tempi di Dante ne ebbe schifo anche l’acqua dell’Arno che ”venendo giusto.../ ... da lor disdegnosa volge il muso...” (Purg. XIV, 46-48). L’Arno arrivato in vista d’Arezzo, dopo la discesa del Monte Falterona, invece di continuare a sud come sembra logico, fa una curva a gomito e si volge a ovest. Caso unico al mondo oltre al Niger in Africa [...] I Benigni abitavano in un casermone, padre e madre e tre sorelle più Roberto, in un lettone unico, senza luce elettrica. E senza cesso. ”Scendere in campo per Berlusconi significa gettarsi in campo. Anche mio padre scendeva in campo, ma per liberarsi l’intestino”, ha raccontato Benigni allo stadio di Grosseto . Applausi. Il pubblico sapeva a mente L’inno del corpo sciolto che lo può cantare ”solo chi caca di molto”. [...] La comicità è eversiva, si sa. Ma ”deve essere intestinale”, ha scritto Benigni parlando di se stesso. Il suo lavoro d’artista, ha scritto il critico (raffinato, intelligente, spiritoso) Cesare Garboli, ruota sempre intorno alla domanda: ”Fino a che punto la religione e la politica sono solidali con i bisogni del corpo?”» (Dante Matelli, ”L’Espresso” 1/4/1999). Film: Berlinguer ti voglio bene (1977), Chiaro di donna (1979), Chiedo asilo (1979), I giorni cantati (1979), Letti selvaggi (1979), La luna (1979), Il Pap’occhio (1980), Il minestrone (1981), F.F.S.S. cioè... che mi hai portato a fare a Posillipo se non mi vuoi più bene (1983), Tu mi turbi (1983, anche regista), Non ci resta che piangere (1984, regista), Daunbailò (1986), Tuttobenigni (1986), Il piccolo diavolo (1988, regista), La voce della luna (1990), Johnny Stecchino (1991, regista), Taxisti di notte (1992), Il figlio della pantera rosa (1993), Il mostro (1994, regista), La vita è bella (1997, regista), Asterix&Obelix contro Cesare (1999), Pinocchio (2002, regista).