varie, 13 febbraio 2002
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Bennett Tony
• (Anthony Dominick Benedetto) New York (Stati Uniti) 3 agosto 1926. Cantante. «L’ultimo dei crooner, l’ultimo di una razza eletta che includeva Nat ”King” Cole, Frank Sinatra, Bing Crosby, Mel Tormè e pochi altri. [...] ”Il blues è l’unica cultura che abbiamo [...] In Italia voi avete così tante culture nei secoli, arti figurative, scultura, pittura, musica, opera... Sono le magnifiche tradizioni italiane che hanno avuto tanto successo negli Stati Uniti. Le uniche tradizioni che possiamo vantare noi americani sono due: il baseball e il jazz. La sorgente del jazz è il blues. Alle origini c’era New Orleans e gli afroamericani che arrivarono come schiavi, creando quelle affascinanti improvvisazioni. Non era solo musica triste, ma anche ottimistica, spirituale. Quando c’erano i funerali a New Orleans, loro suonavano tristezza e felicità. Nel blues è tutto improvvisato, sgorga tutto dal cuore, da quello che sente il performer [...] ho cantato con i maestri che il pubblico ha reso famosi prima dell’avvento del marketing. Ho duettato con Frank Sinatra, Louis Armstrong, Ella Fitzgerald, Doris Day e altri eccezionali professionisti che hanno passato anni sulla strada viaggiando di città in città, quando era il pubblico a decidere. [...] Quanto sono state importanti le radici italiane? ”Fondamentali. Adoro l’humour, la parlata, la pittura senese, il buon cibo, tutto dell’Italia. Mia madre era un’italiana nata in America, papà era calabrese. Quando rimase sola, la mamma non aveva una lira per mantenerci. Se non ci avessero aiutato cugini e parenti, non so come ce la saremmo cavata. Io sono stato il più fortunato perché ho potuto vivere con le due cose che ho sempre amato fin da piccolo: la musica e la pittura. Ho speso la mia carriera cantando brani di Cole Porter, George Gershwin, Jerome Kern, Irving Berlin, Duke Ellington, che oggi sono diventati classici. Ho seguito il consiglio del mio amico Sinatra: ’Scegli sempre la qualità come ho fatto io, nelle canzoni, negli arrangiamenti, negli accompagnatori’. Sono un buon pittore [...]” [...]» (Giacomo Pellicciotti, ”la Repubblica” 7/1/2002).