Varie, 13 febbraio 2002
Tags : Gaia Bermani Amaral
BermaniAmaral Gaia
• San Paolo del Brasile (Brasile) 16 settembre 1980. Modella. Famosa per uno spot Tim. «Unisce la bellezza solare brasiliana ereditata dal padre, di San Paolo, al fascino maturo italiano ereditato dalla madre, mlanese. Una miscela esplosiva che l’ha portata al successo, alla notorietà, in soli sei mesi […] Appena il tempo di dare gli esami di maturità, al Parini di Milano […] Emana simpatia e freschezza: “Sai perché la mamma mi ha chiamata Gaia? Perché è un nome corto” […] “Il papà non lo vedo da nove anni, sta in Brasile. Dalla mamma ha divorziato. Lo sento a Natale e il giorno del compleanno” […] Il mondo di Gaia. La mamma che smette di fare la modella e crea un’azienda di cosmetici che commercializza due prodotti, Mabi e Sawana Wild. Il ricordo del Brasile, della villa da sogno con piscina sempre piena di amici. Il ricordo di quegli inverni col termometro a più 16°. L’arrivo a Milano e le prime difficoltà: la lingua e il clima: “Parlavo mezzo brasiliano e mezzo italiano, uno schifo. Non sopportavo il freddo. Due anni difficili, ero pallida e magrissima anche se mangiavo tanto, pasta, dieci cotolettine, frutta e poi via con le merendine”. L’arrivo al Parini “quando c’erano un sacco di ragazzi fighi, poi scomparsi”. La scuola di teatro alla Comuna Baires […] “Leggo, dipingo, copio quadri che mi piacciono. Ho copiato Picasso, Matisse, Botticelli. Oppure dipingo paesaggi” […] “Amo essere corteggiata. Faccio capire che mi piace ma poi lascio fare a lui […] Che sia ricco ma che non ostenti”» (Claudio Sabelli Fioretti, “Sette” n. 29/2000).