Varie, 13 febbraio 2002
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BERNARDINI DE PACE Annamaria Perugia 23 aprile 1948. Avvocato. Soprattutto matrimonialista. Giornalista
BERNARDINI DE PACE Annamaria Perugia 23 aprile 1948. Avvocato. Soprattutto matrimonialista. Giornalista. Scrittrice. «Se lo sono dimenticati in molti: Tangentopoli non è iniziata solo per merito di Antonio Di Pietro. Senza la bella avvocata il ”mariuolo” Mario Chiesa non sarebbe stato scoperto, non avrebbe confessato, e non sarebbe partita la slavina di pentimenti e di confessioni che hanno portato alla fine della cosiddetta Prima Repubblica, alla scomparsa di quasi tutti i partiti, al successo della Lega e alla nascita di Forza Italia. Era lei infatti il difensore di Laura Sala, ex moglie di Mario Chiesa. Aveva ottenuto un buon assegno per la sua cliente, 4 milioni al mese, ma Chiesa aveva smesso di pagare sostenendo che non guadagnava abbastanza. Lei era venuta in possesso di una serie di documenti interessanti che dimostravano il contrario. Come prevede la legge aveva chiesto al tribunale di mandarli alla Procura della Repubblica. Un giorno Di Pietro la chiamò: ”Avvocato, ho bisogno di capire alcune cose. Vorrei parlare con lei e con la sua cliente”. Mani Pulite cominciò così [...] ”Sono stata per molto tempo una militante liberale. Quando c’è stato lo scandalo De Lorenzo ho stracciato la tessera. Ora non voto ’per’. Voto ’contro’. L’anno scorso volevo votare contro Berlusconi e ho votato Rauti. Quest’anno volevo votare contro Santoro e ho votato Dell’Utri. Anarchia allo stato puro” [...] ”Ho avuto un’educazione severissima. In casa mia non entravano amici. Dovevamo vederli fuori. Mio padre ci sceglieva personalmente i libri da leggere. Era impensabile poter leggere ’Topolino’, ’Il Monello’, ’L’Intrepido’” [...] ”Sono nata a Perugia per caso. Mio padre, leccese, giudice, ha avuto la sua prima pretura a Perugia e mia madre, barese, stava a Perugia con il padre che era comandante della legione dei carabinieri. Poi andammo a Chiavenna in Valtellina. Anni duri, rigidi, freddi. Vivevo tutto l’anno pensando a quando sarei andata l’estate nelle Puglie, dove vedevo tutto vigoroso: le piante, il mangiare, i pomodori, l’allegria. In Valtellina la cosa più allegra era la bresaola. A Milano arrivammo nel 1958. Mio padre, dopo essere arrivato alla Procura generale, è diventato avvocato. A 39 anni, era bellissimo” [...] ”Allora i giudici guadagnavano poco e mio padre aveva quattro figli. Aprì uno studio insieme a mia madre. Nel frattempo noi fratelli vivevamo in collegio” [...] ”Anni bellissimi. Nel collegio respiravo libertà. Potevo leggere i fumetti, vedere gli amici, imparare a ballare il rock” [...] ”Dopo il collegio un anno al Parini poi, traumatizzata dal quattro in matematica e francese, e anche dagli scioperi per Cuba, sono finita al Vittoria Colonna, liceo privato” [...] ”La mia trisnonna era una rivoluzionaria. Antonietta De Pace, di Gallipoli, fervente mazziniana, che ha combattuto contro i Borboni. Un’altra bisnonna era giornalista, Emilia Macor, sposata Bernardini. Viveva in pantaloni, fumava il sigaro e la pipa. Era la direttrice del quotidiano di Lecce. Altri erano monarchici, liberali. Uno è andato in carcere perché era antifascista, Alfredo Bernardini. Metà famiglia se ne vergognava, metà ne andava orgogliosa” [...] ”Un giorno scoprimmo con sorpresa che uno di noi quattro fratelli, Giorgio , era maoista. Fu una tragedia. Mio padre non accettò di avere un figlio così contestatore. Per cui Giorgio se ne andò di casa a diciotto anni. Oggi fa l’editore” [...] ”Gelosissima, possessivissima, prepotentissima. Sono gelosa anche di Massimo, con il quale vivo. Ma faccio la grande, ho un’indifferenza regale. Non lo pedino solo perché non ho tempo” [...] ”Indro Montanelli mi piaceva moltissimo fisicamente. Lo avrei voluto sposare. Anche se in casa io non voglio miti. Il mito in casa voglio essere io” [...] ”All’inizio mi occupavo di diritti d’autore e di contratti artistici. La mia fortuna è stata la fiducia di Caterina Caselli, di Ornalla Vanoni, di Ombretta Colli, di Loredana Bertè. Sono le donne che hanno cambiato la mia vita” [...] ”Avevo 36 anni. Se vincevo una causa dicevano: ’Per forza, con quelle gambe!’. E poi: ’E’ l’amante del giudice’” [...] ”Il primo grande successo? La causa contro Mina per conto del suo autista” [...] ”Per dieci anni ho difeso le donne, perché erano perdenti. Adesso le donne mi fanno paura per la loro ferocia. Oggi difendo molto più volentieri gli uomini, perché sono la nuova parte debole” [...] ”Una bella causa: Funari contro Berlusconi. Vincemmo e Berlusconi pagò un sacco di soldi. Con Berlusconi ho rapporti giudiziari. Una volta, in televisione, Bianca Berlinguer mi invitò a fargli una domanda. Io dissi: ’Ci spieghi come mai ha fatto un’opposizione così maldestra’. Lui rispose: ’Ma lei come si permette di parlare di politica? Vada a fare le sue cause per la Schiaffino’. Molto villano”» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 28/2001).