Varie, 13 febbraio 2002
BERTELLI
BERTELLI Patrizio Arezzo 6 aprile 1946. Imprenditore. Amministratore delegato di Prada. Figlio di un avvocato che lo lascia orfano adolescente, interrompe l’universiità di Ingegneria, vende e poi produce borse e cinture ecc. • «In questi anni ha rivoluzionato il familistico business del lusso italiano, accumulando marchi fortunati o disgregati […» (Natalia Aspesi, ”la Repubblica” 3/10/2001) • Ha detto a ”Fortune”: «Una casa di moda non è molto diversa da una casa automobilistica. Il punto chiave della nostra strategia è coniugare creatività individuale e produzione industriale» (’Capital” n.11/2001) • «[...] Ne ha fatta di strada la ”strana coppia” della moda italiana da quando, nel 1978, la raffinatissima Miuccia scese in quel di Arezzo a caccia di artigiani per produrre le sue borse. Che colpo quando, nella bottega di Bertelli, vide le sue creazioni riprodotte alla perfezione. ”Ma lei copia la mia roba!”, fu la prima reazione. Ma poi lei si rese conto che quel piccolo industriale era davvero molto bravo. Di lì al contratto, perciò, il passo fu breve. Otto anni dopo, il matrimonio. Già prima, però, Bertelli aveva avviato l’espansione della rete dei negozi [...]» (Ugo Bertone, ”Specchio” 8/1/2000) • « dubbio se in quell’aprile ”77 poté più la scintilla delle emozioni o il richiamo del business. Sicuro è invece il risultato della prima stretta di mano fra Patrizio Bertelli, industriale pellettiere, e Miuccia Prada, commerciante, nel negozio in Galleria, aperto (1913) dal di lei nonno e diventato uno dei templi della buona borghesia milanese; un risultato aerodinamico con reazioni a catena, I due diventano coppia, la coppia diventa società, la società diventa uno stile, lo stile innesta il turbo e il turbo moltiplica con una velocità senza precedenti mercati e cifre [...] Patrizio, studi d’ingegneria interrotti, aretino dalla mascella volitiva [...] non delicata tempra di toscanaccio vulcanico, ringhioso e di fiuto straordinario [...] self made man. Alla ”Sir Robert”, l’azienda pellettiera acquisita a 20 anni, accosta nel ”73 la parmigiana ”Granello”. Se Miuccia è morfologicamente manzoniana, Patrizio risulta più dantesco: una specie di Cecco Angiolieri che se fosse foco arderebbe volentieri lo styling system e i suoi insormontabili birignao. Su questi ingredienti si è formata in un mix di affinità, contrasto e gusto per il nuovo, la coppia che ha fatto di Prada il fenomeno più clamoroso della recente storia stilistica [...] hanno due figli [...] Lorenzo [...] e Giulio [...] i cui nomi sono un tributo alla passione del toscanaccio per il Rinascimento. Con il tempo anche Miuccia si è smanzonizzata per non correre il rischio di soccombere alle affettuose furie leaderistiche del marito: nel quartier generale di via Maffei i loro summit non passano inascoltati: creatività e nuove strategie contemplano un prezzo in termini di inquinamento acustico. Chi dei due ha dato di più all’altro? ” uno di quei pochi esempi” osserva Franca Sozzani, direttore di ”Vogue” e loro amica da sempre, ”di interazione perfetta, di scambio senza prevaricazione, di sintonia nella sostanza”. La strana coppia abita nella bella, solida casa di famiglia Prada in corso di porta Romana che ospita anche la mamma Luisa, vero esempio di borghesia meneghina, sprezzante verso i lussi e attenta verso l’eccessivo uso del telefono ”quando si chiama in interurbana”, la zia Nanda, mai sposata, un’artista del ricamo, la sorella Marina (più grande), il fratello Alberto (più piccolo), entrambi defilati nella vita aziendale. A casa Prada tutto ruota attorno alla sala dove ci sono i giochi dei ragazzi, il tavolo ovale dove si servono ottimi piatti, la collezione di tele moderne. Gli amici? Quelli di sempre come Nanette Latis, medico specializzato in psicologia infantile, l’ingegner Fantoni, la giornalista Manuela Pavesi, poi Franca Sozzani, Germano Celant e una decina di altri nomi poco ospitati nelle rubriche dei settimanali. Gli amici storici di Bertelli sono l’architetto Roberto Baciocchi e il fido Gigi, coautore di certi appuntamenti gastronomici per cui il capofamiglia è fiero e celebrato. Quando Patrizio affronta i pasticci di selvaggina ribollita o panzanella, esempi applicati di ricette minimaliste toscane, attorno al tavolo come allo stadio scatta la ola. La strana coppia è esattamente in linea con tutto il Prada style: c’è chi ne va pazzo e chi non li sopporta. Il partito A apprezza l’essenzialità delle linee, la ricerca nei tessuti, il design asciutto degli accessori e l’essere fuori dal coro della moda. Il partito B discute i criteri estetici, l’eccessivo rigore, un certo diffuso senso di malinconia crepuscolare che avvolge vestiti e modelli, una vestibilità da dimostrare e il distaccato snobismo con cui lei e lui salgono le hit parade. Fuori dall’ottica griffata e da quella finanziaria, Patrizio e Miuccia hanno lustrato la loro immagine coltivando due passioni. Lui, buon velista cresciuto alla scuola di Vasco Donnini di Castiglione [...]» (Gian Luigi Paracchini, ”Sette” n. 26/1998) • Patron di Luna Rossa, con la quale ha vinto la Louis Vuitton Cup 2000: «Detto, quando gli va bene, ”il ruvido” […] ”La verità è che quando parli chiaro allora sei antipatico […] Io con i giornalisti giusti, quelli normali, vado d’accordissimo […] Luna Rossa è il sogno marino dell’Italia […] Questo non è uno sport come gli altri. L’atletica, il calcio arrivano ogni giorno. Ogni settimana. La Coppa America ci fa aspettare tre anni. Tre anni di sacrifici, di allenamenti. Tre anni in cui nella testa quella gara l’hai vinta e l’hai persa cento volte. Tre anni di silenzio” […] Dice di essere grasso (’Grasso e stupido. Non grasso e intelligente come Orson Welles e Giuliano Ferrara”) […] ”Il denaro serve per essere liberi. Niente di più. Io l’ho capito subito. Alle elementari facevo fare le brioche dal panettiere davanti a scuola e poi le vendevo ai compagni. Più tardi scrivevo le dispense di filosofia. Una specie di Bignami-Bertelli. Un successo, un furore! Ma mica le scriverà queste bischerate…”» (Stella Pende, ”Panorama” 22/8/2002).