Varie, 14 febbraio 2002
BERTOLINO
BERTOLINO Enrico Milano 4 luglio 1960. Comico. Perito turistico, si laurea in Economia e commercio. Dopo gli studi, viene assunto dalla banca inglese Standard & Charter, dove lavora per nove anni. Prima svolta: l’incontro con Summit, società che si occupa di formazione per manager. Lascia la banca per tenere corsi di leadership, insegna a parlare in pubblico. Svolta numero 2: nel ”91, a una festa, viene notato e ingaggiato per le serate di cabaret al club Ca’ Bianca. Cinque anni dopo passa allo Zelig. E arriva il successo in tivù. «Tutti lo vogliono, tutti lo cercano. A teatro, in tivù, alle convention, ai corsi dove si impara a comunicare. Perché [...] non è solo l’artista di successo che ha conquistato le platee televisive di Ciro, Target, del Maurizio Costanzo Show, di Convenscion con le macchiette del geometra lombardo Mereghetti e del pensionato Gino Cozzi. anche un consulente esperto: dieci anni di esperienza in banca, gli altri [...] al servizio delle grandi aziende [...] Il motto di Enrico Bertolino è: se non ti piace il lavoro che fai, è inutile lamentarsi. Cambialo. ”Bisogna divertirsi, se non ti diverti devi cambiare, non puoi pretendere che il lavoro cambi per te. Paradossalmente quelli che si divertono di più guadagnano anche di più, che facciano i carpentieri o i fisici nucleari. Allora se hai la fortuna di avere delle doti, le vendi bene e vai avanti. Però è meglio averne due di lavori, uno possibilmente non in nero, così se ti passa la voglia di uno, puoi buttarti sull’altro. Costa fatica, ma ti dà sicurezza [...] la mia matrice è di impostazione nordica, ma si può scendere giù, per esempio vedere come il Nord intende o vive il Sud. Evidenziare il contrasto stridente tra le due realtà, un po’ come mettere Alberto Sordi accanto a Tino Scotti. Allora la mia idea è di fare come Walter Chari, un grande, uno avanti a tutti quando la comicità si fermava alle macchiette milanesi di Bramieri, romane di Proietti e Verdone. Invece bisognerebbe riuscire a essere transnazionali e, perché no, perfino europei [...] Non mi piacciono quelli che dicono l’azienda è una grande famiglia e poi appena fai una cazzata ti segano. Se vuoi un’azienda flessibile, devi dire a tutti i tuoi impiegati di mettersi a fare gli imprenditori, ma poi li devi gratificare se va bene e non fargli solo pesare le perdite se va male. [...]» (Susanna Tanzi, ”Capital” marzo 2000). «La satira fa bene alle aziende. Se Enrico Bertolino avesse bisogno di autopromozione, ecco quale potrebbe essere lo slogan per la sua campagna. Perché è la sintesi di ciò che questo ragazzo alto, brizzolato e belloccio, nato [...] a Milano (’In realtà sono originario di Ceresole Reale, nel Canavese, ma sono sceso a valle con le prime slavine”) ha messo in pratica nella vita. […] Mattatore di tre edizioni di Convenscion, è uno che con le convention, quelle vere, ha a che fare ogni giorno. [...] è manager di una società di formazione aziendale dove, a suon di battute e freddure, offre dritte ai clienti per la ricerca di strategie di marketing. [...] è anche ”ufficialmente” un cabarettista. Costanzo che lo ha scoperto e poi Ciro, Zelig. ”Nel Gruppo Nova lavoro, in tv e sul palco mi diverto. Vivo di entrambe le attività che si alimentano a vicenda perché le società hanno bisogno di filosofie brillanti e nei miei testi metto la gente, anche quella degli uffici. Lavoravo in banca. Fin da quando avevo 19 anni, ho sempre fatto ridere. Ho un fratello, è un ex sessantottino. Fa il professore, s’immagini un po’. Viene ai miei spettacoli e dopo mi fa una critica meticolosa. Per far satira basta leggere i giornali. Io ne sfoglio cinque al giorno e reinvento lo spettacolo ogni sera. I politici. Sono dei comici senza saperlo. Berlusconi dovrebbe essere in tournée tutta la vita […] Convivo nel peccato, con una straniera per giunta. Ma chi se ne frega, se mettono qualche legge che stanghi gli extracomunitari, la rispedisco da dove è venuta”» (Claudia Carucci, ”La Stampa” 9/3/2002). «[...] io devo molto alle aziende, e continuo a fare il formatore aziendale. Il mondo del lavoro ”normale” ti aiuta a mantenere un equilibrio, ti fa alzare presto. Certo in pratica io faccio due professioni, e questo mi ruba via la vita privata. Ma non è poi detto che sia un male. Un cabarettista nel privato è noioso: io porto il mio tedio fuori di casa e mi pagano» (Cristina Caccia, ”La Stampa” 25/9/2005).