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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

BETTINI

BETTINI Paolo Cecina (Livorno) 1 aprile 1974. Ex ciclista. Dal 2010 ct della nazionale. Campione del mondo 2006 e 2007 (doppietta riuscita prima di lui solo a un altro italiano, Gianni Bugno). Medaglia d’Oro alle Olimpiadi del 2004. Vicecampione del Mondo nel 2001 (dietro Oscar Freire Gomez). Vinse la Coppa del Mondo 2002, 2003 e 2004, la Milano-Sanremo 2003, il Giro di Lombardia 2005 e 2006, due Liegi-Bastogne-Liegi (2000 e 2002), il G.P. di Francoforte 2001, la Hew Classics di Amburgo 2003, il G.P. di San Sebastian 2003, il Campionato di Zurigo 2005, due campionati italiano (2003, 2006), una tappa al Tour de France del 2000 ecc. Una tappa e quattro giorni in maglia rosa al Giro d’Italia del 2005 • «Ne è passato di tempo da quando il piccolo corridore di La California, nel livornese, si era visto regalare un biciclettina che papà Giuliano aveva salvato dalla spazzatura. Con quel suo primo trabiccolo cominciò a pedalare come aveva visto fare spesso fin da bimbetto, quando i suoi genitori lo portavano lungo le strade a incitare i corridori fra i quali c’era anche il fratello maggiore Sauro. Anche lui decise di provarci e subito se la cavò bene. Iniziò a gareggiare appena fu possibile tesserarlo e nel suo primo anno vinse 23 corse su 24. Andava forte in salita come in volata e non stava mai tranquillo in gruppo, saltando sulla sella tanto da guadagnarsi il soprannome di ”Grillo”, che si porta dietro ancora oggi. Il talento emerse in fretta, ma tra i Giovanissimi dovette subire una cocente umiliazione, battuto addirittura da una ragazzina che poi avrebbe fatto parlare di sé: Fabiana Luperini. Ma fu solo un episodio. Passato dilettante, continuò a distinguersi anche se nel Mondiale under 23 di Lugano ”96 fu il più triste degli azzurri, quarto e ai piedi di quel podio sul quale stavano festeggiando i compagni di squadra Figueras, Sgambelluri e Sironi. Restare a ruota sarebbe stato il suo destino anche nei primi anni da professionista, trascorsi al servizio proprio di Bartoli, suo capitano e grande amico, che anche grazie a lui ha firmato numerose classiche. Ma quel ruolo da comprimario non poteva durare. Era pronto per i gradi di capitano, presto onorati» (Giorgio Viberti, ”La Stampa” 20/10/2002). «Mio papà Giuliano era presidente del Gruppo Sportivo La California (la località livornese dove Paolo ha vissuto fino a che non s’è sposato con Monica, n.d.r.). La società era impegnata in vari sport, ma papà era innamorato del ciclismo. lui che ci ha trasmesso la passione. Prima di me ha corso mio fratello Sauro. Si è fermato agli allievi: non aveva voglia di studiare e papà gli disse che allora doveva lavorare, con lui operaio e mamma Giuliana casalinga, i lussi non erano permessi. Sauro non riusciva a conciliare le due cose e così mollò, nell’80. Nell’81, a 7 anni, ho cominciato io, da giovanissimo, il primo gradino della trafila. Li ho saliti tutti [...] Disputai la prima corsa a Marina di Bibbona e la vinsi, anche se non passai per primo sotto il traguardo. Fui secondo assoluto e primo della mia categoria, eravamo in due G1 ad aver preso il via. Non la consideravo una vera vittoria. Mala domenica dopo giunsi davanti a tutti: quell’anno vinsi 23 gare su 24 [...] Ero unodei tanti. L’ultimo anno da dilettante, il ”96, fu quello in cui mi feci notare di più. Vinsi 8 corse, tra cui una tappa del Giro baby, e arrivai 3˚ al tricolore under 23. Poi altri successi in Toscana, perché io in tutte le categorie ho sempre preferito correre nella mia Regione. I quattro anni tra i dilettanti furono fondamentali, perché nei primi tre c’erano ancora i prima e i seconda serie e capitava di correre con gente molto più vecchia. Furono tre anni di gavetta, in cui imparai a soffrire, migliorando di stagione in stagione. Poi, proprio nel ”96, introdussero gli under 23. Ero al limite, dovevo diventare professionista o avrei rischiato di perdermi tra gli élite. L’incontro decisivo avvenne tramite il dottor Luigi Cecchini, che allora era mio preparatore. Cecchini era in contatto con Giancarlo Ferretti, che cercava due giovani per la sua Mg. Uno te lo posso consigliare io, gli disse il dottore. Incontrai ”Ferron’ e firmai in mezz’ora. Eravamo ai primi di luglio. Poi sarebbe arrivata la convocazione in azzurro, la prima della carriera, e il quarto posto al Mondiale di Lugano”. Nel ”97, dunque, Grillo fa il salto nel gran circo professionistico. ”Passare con Ferretti è stato importante: mi ha insegnato il mestiere. Il primo anno è stato fondamentale, anche perché c’era Michele Bartoli nel suo periodo d’oro e io avevo tutto da imparare. Ero felice di essere in quella squadra, al debutto corsi tante gare importanti: TirrenoAdriatico, Giro di Romandia, Giro d’Italia, Giro di Svizzera. L’anno dopo, con l’Asics, arrivò la prima vittoria, al Giro di Romandia, tappa di Losanna: sull’ammiraglia c’era Serge Parsani, il tecnico che ho avuto sempre al fianco”» (Nino Minoliti, ”La Gazzetta dello Sport” 11/8/2003). «La corsa della vita, la Liegi- Bastogne- Liegi del 2000, diventa lo spartiacque della carriera; nel prima c’era il gregario fedelissimo di capitan Bartoli, nel dopo c’è il corridore che acquista consapevolezza dei propri mezzi. [...] Bettini, dunque, esplose nel 2000, quando si aggiudicò anche la tappa di Daxal Tour de France. L’anno dopo arrivò la seconda vittoria in Coppa del Mondo, il Campionato di Zurigo. Ma nel frattempo qualcosa se ne stava andando: la grande amicizia con Michele Bartoli, con cui era ormai destinato a entrare in rotta di collisione. Il segnale della rottura si ebbe al Mondiale di Plouay del 2000, quando Michele lo accusò di non averlo aiutato in volata. Un anno dopo, al Mondiale di Lisbona, l’amarissimo argento di Bettini venne condito dalle medesime accuse, stavolta in direzione contraria. [...] L’evoluzione di Bettini si è estrinsecata in un diverso approccio alla corsa. Meno forsennato, più razionale, anche se l’indole dell’attaccante, il suo marchio di fabbrica, quella non poteva certo perderla. ”Se al primo Giro d’Italia che ho fatto mi avessero pagato a scatti, sarei diventato miliardario. Con gli anni ho cambiato il metodo di corsa, ora mi gestisco meglio, grazie anche all’esperienza che ho maturato”. stato anche grazie a questa maturazione che Bettini, nel 2002, è riuscito a conquistare la seconda Liegi-Bastogne-Liegi, quella dell’arrivo in coppia con Stefano Garzelli, uno degli ultimi tronfi targati Mapei. E altermine di quella stagione, nonostante lo stop alGiro d’Italia per un infortunio muscolare, giunse anche la Coppa del Mondo, che lo consacrò nel gotha dei cacciatori di classiche. E siamo all’incredibile 2003. Il Mediterraneo, la Sanremo, il tricolore, Amburgo, San Sebastian... Il Grillo salta da un trionfo all’altro, nonostante la caduta alla Gand-Wevelgem, con conseguente lussazione di una spalla» (Nino Minoliti, ”La Gazzetta dello Sport” 12/8/2003).