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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

BETTIZA

BETTIZA Enzo Spalato (Croazia) 7 giugno 1927. Scrittore. Giornalista. stato senatore per il Partito liberale italiano dal 1976 al 1979 e parlamentare europeo dal 1979 al 1994. Nel 1974 lasciò il ”Corriere della Sera” per fondare insieme ad Iindro Montanelli il quotidiano ”Il Giornale”. Attualmente è editorialista della ”Stampa” e di ”Panorama”. Autore di numerosi libri di taglio giornalistico, di saggi e di opere di narrativa, nel 1996 ha vinto con il romanzo Esilio il premio Campiello. cresciuto nel crocevia di quattro civiltà, parlando tre lingue, croato, italiano e tedesco • «’Giornalista e scrittore a rischio”. Così si è definito […] ”Ho fatto il giornalista con e contro me stesso. Attraverso gli articoli e i libri ho cercato di raccontare le vicende dell’Europa, senza paura di sporcarmi le mani, senza nascondermi dietro l’ufficialità delle fonti”. In ogni campo Bettiza ha dimostrato la sua grande capacità di lettura degli avvenimenti. Sulle pagine del giornale, con reportage limpidi e descrittivi, e in quelle dei libri, dove gli spunti di cronaca si fondono ai ritratti di personaggi ed eventi. Uomo di frontiera, ha dedicato gran parte della sua attività a osservare le civiltà dell’Est europeo, a narrare i problemi del comunismo. […]» (’La Stampa” 13/3/2005). «’Ero uno e trino”, dice, e capisci che è cominciato tutto da lì, tutto ciò che poi è seguito. Prima comunista, poi anticomunista, poi liberale, poi socialista, ”ma seguendo sempre un percorso ideale molto preciso”, assicura. A vent’anni entra nel Pci, a ventuno ne esce. ”Il mio comunismo è stato un morbillo giovanile”, racconta Bettiza, ”sono un anticomunista competente. Di quelli che i comunisti temono di più”. Nel 1971 viene eletto senatore nelle liste del partito liberale. Nel ”74 fonda con Indro Montanelli il ”Giornale”. Due teste dure, due grandi giornalisti ma anche due caratteracci, a dirla tutta. Bettiza scommette su Craxi (nell’89 si candida anche all’Europarlamento con il Psi e viene eletto), Montanelli preferisce De Mita e Spadolini. Quando inevitabilmente rompono, con il vecchio Cilindro non si rivolgono più la parola per dieci anni. Nel ”94 Berlusconi si dà alla politica attiva, Montanelli abbandona il ”Giornale” e il Cavaliere offre proprio a Bettiza il timone di via Negri. ”Mi fece un contratto così ambiguo che rifiutai”, spiega. Adesso vota ”quasi sempre” per il Ccd. Un liberale doc che vota per gli eredi della Dc. L’ennesima abiura? No, e te lo spiega: ”Nel gruppo del Polo Casini assume posizioni liberali, è corretto”» (’la Repubblica”, 21/2/2002). «La mia famiglia faceva parte della aristocrazia mercantile già dai tempi di Venezia. Ma il padre del mio bisnonno sfruttò le grandi opportunità del periodo napoleonico, quando il duca di Ragusa promosse l’industrializzazione della zona […] Ho ancora gli appunti di mio padre, un po’ joyciani dal punto di vista stilistico, tra italiano, dialetto veneto e altre lingue, e le memorie in serbo-croato del fratello di mia mamma, che fu un celebrato cantante d’opera. […] La prima lingua è stata il serbo-croato di mia mamma. Ma all’età di cinque, sei anni è intervenuto il papà, che pure parlava benissimo il serbo croato, col suo dialetto veneto. A 11 anni ero già a Zara, per il ginnasio italiano. Insomma, nasco quasi trilingue, perché non bisogna dimenticare il tedesco. Per me era normale vivere così. Solo quando sono diventato un esule ho capito che ero cresciuto in un posto molto complicato, e mi sono reso conto che era un ginepraio […] Per me l’infanzia e l’adolescenza in Dalmazia furono un’epoca d’oro. Vivevo in una famiglia agiata, e in un ambiente naturale bellissimo. Un paradiso perduto […] Potevo diventare cittadino italiano, jugoslavo o austriaco. L’esilio ha fatto di me un europeo convinto» (Mario Baudino, ”La Stampa” 23/7/2003).