Varie, 14 febbraio 2002
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Bevilacqua Antonella
• Foggia 15 ottobre 1971. Ex saltatrice in alto. Cinque volte campionessa italiana (1992, 1993, 1994, 1996, 1997). Sesta ai mondiali di Stoccarda del 1993, settima ad Atene nel 1997 • «Lavora quasi a tempo pieno nel mondo che le piace, quello della grafica dove mette a frutto il suo diploma all’Accademia delle Belle Arti, passa molte ore davanti al computer nella sua nuova casa a due passi dal centro che divide spesso con il suo compagno e con l’adorata gatta Ighea. ”Il mio impegno adesso è soprattutto dedicato ai cataloghi, alla pubblicità ma anche ai siti web”. Nei (pochi momenti liberi, perché fa mille cose oltre allo sport), dipinge. La pittura è da sempre una sua passione. ”Dall’età di sette anni dipingo. Poi, da quando ho cominciato a saltare dopo aver provato la danza classica (abbandonata a 11 anni, ndr) dipingo e salto”. Legge poco, però, e le dispiace. ”Vorrei farlo, ma quando? Apprezzo Coelho, la sua meravigliosa scrittura e i suoi temi”. […] Si divide in tre. ”Famiglia, grafica e atletica” spiega la ragazza pugliese che a casa sua fa una fatica enorme per allenarsi vista la scarsità di impianti. Ha scritto una lettera al sindaco per esortarlo a fare qualcosa perché dentro le brucia il fuoco della rivincita. ”L’Olimpiade la desidero più di ogni altra cosa. Dovevo essere a Sydney... Adesso, se ritrovo la salute, posso tornare a sognare”. Atene è il suo vero obiettivo […] Lei e l’Olimpiade, un rapporto tormentato per via di quella storia di doping, o finto doping perché lei nel 1996 s’è vista bollare come dannata per l’efedrina contenuta nel Pep, quelle pasticche acquistate in erboristeria per non ingrassare. ”Atlanta? stata un’esperienza bellissima. Ho scoperto me stessa e nella fragilità di quei giorni dove fino alla vigilia non sapevo se potevo gareggiare, ho scoperto una grande forza. Mi sono classificata quarta con 1.99 e ancora non so se quel piazzamento è valido, Per me lo è. Peccato, perché quel giorno potevo realizzare 2.01”. Fermata per tre mesi nel 1996 (dopo quelle Olimpiadi di Atlanta la pena è stata modificata: ammonizione) s’è sentita, a ragione, abbandonata, o meglio non difesa, dalla Federazione italiana. ”Ho pochi rapporti con i dirigenti e neppure con i compagni di nazionale: un saluto e via”. La politica non è tra le passioni di questa atleta sempre motivata che se avesse potuto scegliere quando nascere avrebbe chiesto di venire al mondo nell’Egitto dei faraoni. ”Quel mondo mi ha sempre affascinato, con quelle piramidi e così denso di misteri ancora insoluti. Ma anche nell’antica Roma, quella delle catacombe, non mi sarebbe dispiaciuto vivere così come in un bel castello nel Medio Evo. Non mi affascina, invece, la politica”. Non è questione di uomini o di partiti. ”Non la seguo anche se so che dovrei farlo. Non mi ci trovo proprio, ma prima o poi la capirò”. Affascinata un po’ di più lo è dal calcio. ”Sono tifosissima di Roby Baggio. Che peccato non averlo visto ai Mondiali: con lui le sorti dell’Italia sono certa sarebbero state diverse”. Il Foggia, quando c’era Zeman, era un suo pallino. ”Quella era una vera squadra. Adesso? Tifo per la Roma”. Segue le vicende del calcio, storie in questo momento poco felici tra problemi economici da un lato e violenza dall’altro. ”Penso ai guadagni troppo elevati dei calciatori che non riescono quasi mai a dare il giusto peso ai soldi che prendono. Diciamo la verità: molti di loro non hanno il senso della misura. Ma quel senso non lo hanno neppure i dirigenti. Basta guardare cosa è capitato alla Lazio. Non si possono spendere milioni di euro senza averli e poi chiudere bottega” […] Vorrebbe realizzare un grande parco per i bambini in questa Foggia che spesso guarda di sfuggita certi problemi quasi non esistessero. E vorrebbe anche creare un polo sportivo facendo nascere una società che chiami a raccolta tanti atleti. ”L’ostacolo è dato da sponsor che spesso sono insensibili a certi progetti. Intanto un club di atletica lo facciamo, salterò io. Il sud? Anche qui, come altrove, ci sono realtà che non funzionano”» (Carlo Santi, ”Il Messaggero” 6/1/2003) • Partecipò, senza molta fortuna, ai mondiali del 2003: «Ci si lamenta che l’Italia non vince più? Io allora chiedo: dove sono i tecnici, dove sono le risorse finanziarie, dov’è l’investimento? Io o pago la bolletta del gas o mi compro le scarpette chiodate. Il mio conto in banca è in rosso perché per saltare ho dovuto anticipare molte spese. Chi può fugge dall’atletica: gli allenatori vanno verso il calcio, la pallavolo, il basket. Almeno lì guadagnano. I ragazzi a scuola vanno verso il pallone, almeno lì saranno famosi. Ci sono tante offerte, da noi non arrivano più le prime scelte. Ho proposto a molte scuole un programma d’atletica, i presidi mi hanno risposto che non interessa. A Foggia io non ho neanche più una pedana dove allenarmi, quella attuale è nera, marcia, distrutta dalle radici e dall’usura. Quale motivazione vuoi trovare, se vedi che tutti scappano dal tuo sport? [...] Io anche quando non ho gareggiato non ho mai smesso di saltare. Per questo sono rinata, perché sono credente e voglio riaccendere un po’ di voglia di atletica nel meridione» (Emanuela Audisio, ”la Repubblica” 28/8/2003).