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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

Biaggi Massimiliano

• Roma 26 giugno 1971. Motociclista. Nel 2010 campione del mondo della Superbike (su Aprilia, primo italiano a conquistare il titolo). Ha vinto quattro mondiali consecutivi della classe 250 (1994-1997), tre su Aprilia, l’ultimo su Honda • «“Più lo stuzzichi, più s’incattivisce”, racconta il fisioterapista Marino Laghi, suo amico, miglior amico. E rivela che il solitario Massimiliano Biaggi, appartamento da 140 metri quadri a Montecarlo, in realtà odia restare solo. E che al paddock mostra i denti perché ha pochi amici, “a parte Barros, uno con il quale può trascorrere anche una giornata intera”. […] Il ciao rosa fluorescente posseduto da ragazzo, il babbo Pietro che lo costrinse a lavorare da pony-express per mantenersi il tirocinio alle gare» (Corrado Zunino, “la Repubblica” 6/4/2001) • «Era abituato da sempre ad avere i grossi titoli sui giornali, le interviste in tv, le pagine dei rotocalchi che lo ritraevano in compagnia di donne bellissime, i flirt con miss, modelle, attrici. Valentino, in fatto di mass-media ottiene gli stessi risultati. Ma si rivolge a un pubblico differente, fatto di giovanissimi, felici e scanzonati, che non prendono (e non si prendono) mai nulla troppo sul serio. Insomma, l’esatto opposto del mondo di Max. Se a questo si aggiunge che Rossi in pista vince usando le stesse armi di SuperMax, la frittata è servita. Biaggi sfotteva gli avversari, li irrideva, come fece con Harada in Brasile nel 1994, anno del suo primo titolo mondiale in 250: in vantaggio di 15’’, si fece raggiungere dal giapponese, gli piroettò davanti e lo staccò di altri 10’’. Harada, a fine gara, buttò la moto ai box e lo andò a cercare. Lo fermarono in tempo. Oggi Rossi fa la stessa cosa con lui: lo guarda negli occhi, lo saluta e se ne va. […] È un metodico, cerca sempre di avere la moto a posto in tutto. Valentino si adatta: se la moto non va ci mette del suo, corre e vince. […] Con la Honda ebbe subito un rapporto burrascoso, finendo per rovinare tutto» (Enrico Biondi, “La Stampa” 24/4/2001). «Il problema di Valentino Rossi sono quelli che ha intorno, troppi cortigiani. E poi i fan che vengono alle corse. Mi urlano addosso, gente aggressiva, il motomondiale è sempre stato un’altra cosa. Che il paddock si divida lo trovo naturale, ma così è troppo, è militarizzato […] Lui non saprà mai cosa vuol dire soffrire, prendere un mezzo inferiore e farlo crescere, renderlo vincente. Lui è sempre salito sul carro del vincitore […] Ha sempre avuto la moto migliore, i migliori meccanici, le aziende più ricche. Da quando aveva 17 anni. Prendiamo il 1996: in 125 Stefano Perugini vince con Aprilia tre Gp e rompe 8 volte la moto quando è con i primi. A Stefano voglio bene, ma non è proprio un fuoriclasse. L’anno dopo rendono l’Aprilia più affidabile, ma la mettono in mano a Rossi. E lui vince il mondiale […] Andiamo avanti. Rossi nel ’98 prende l’Aprilia 250 che ho sviluppato io, ci ho vinto sopra tre mondiali. È per lui, Harada e Capirossi. E Rossi arriva secondo dietro Capirossi. L’anno dopo la stessa moto la danno solo a lui, così può prendere il titolo. E in 500? Gli mettono a disposizione la squadra storica dell’azienda più ricca […] Io nel ’98 non potevo restare in Honda, l’azienda curava Doohan e a me dava gli scarti. Non potevo immaginare che il primo pilota si sarebbe ritirato per un incidente» (Corrado Zunino, “la Repubblica” 11/9/2001).