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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

Bianchetti Simone

• Cervia (Ravenna) 20 febbraio 1968, Savona 28 giugno 2003. Capitano di lungo corso della Marina Militare. Velista. Primo italiano ad aver concluso (dodicesimo) la ”Vendée Global Challenge”, regata intorno al mondo senza scalo. Debutto oceanico (Indiano) nel 1994, nel Boc, ma rischiò d’affondare e si ritirò. Nel 1995 decimo alla Transat. (s.cas., ”la Repubblica” 4/3/2001). «Aveva navigato da solo per sette mesi e mezzo affrontando onde alte come palazzi, iceberg e vento a 80 nodi, con il radar, il pilota automatico e poi anche l’albero della sua barca rotti. Aveva attraversato il deserto, sempre a vento, rischiando di lasciare la pelle in una tempesta di sabbia, sbalzato fuori dal "Desert Fox", il suo carro a vela. Marinaio, avventuriero e poeta, aveva messo in conto tante volte di poter morire in mare ma certo non nella quiete del porto di Savona, dov’era all’ancora, durante il sonno. Un collasso, secondo l’autopsia. Lo skipper di Cervia stava dormendo a bordo de "La Titty", una barca di amici, quando si è sentito male intorno alle quattro del mattino. La moglie Inbar ha chiamato subito il 118 ma non c’è stato niente da fare. Bianchetti viveva così: esplorando e violando continuamente i suoi confini, affrontando le sfide più estreme, al limite della sopravvivenza. Il suo ultimo compleanno, il 20 febbraio 2003, l’aveva festeggiato sulla rotta per Capo Horn durante l’Around Alone, l’ex Boc, la massacrante regata in solitario di 28.800 miglia nei mari più pericolosi del mondo, che dopo varie peripezie aveva concluso al terzo posto, il 3 maggio, a bordo del 60 piedi Tiscali. Diplomatosi al collegio navale Cini di Venezia e prestato il servizio militare come nocchiere in Marina, aveva cominciato nel ’94 a navigare da solo nella Boc Challenge. Nel ’96 era arrivato secondo nell’Europa 1 Star da Plymouth in Inghilterra a Newport negli Usa. Aveva poi affrontato anche la Route du Rhum, da Saint Malò a Guadalupa, e la Vendee Globe, circumnavigazione del mondo senza scalo né assistenza, primo italiano a concluderla. Nel ’99 aveva partecipato anche alla "Transat de sables", il rally del deserto per veicoli a vela: un’altra avventura estremamente rischiosa (un concorrente francese perse la vita in quell’edizione). Cino Ricci era stato uno dei suoi maestri: ”Era un grande navigatore, che amava moltissimo il mare. Anche quando si misurava con gli altri, non lo faceva per il gusto della sfida, ma principalmente per stare in mare”» (Emilio Marrese, ”la Repubblica” 29/6/2003). Diceva: «In mare si sta meglio che a terra. Sulla terra si soffre, in mare no e infatti è per questo che le poesie le scrivo a terra..[...] A terra si soffre, altrochè se si soffre, mi ricordo quegli inverni freddi e bui con Blu Valantine... Il mio cane. Sa, c’è stato un periodo che io e lui vivevamo insieme abbandonati dentro una roulotte, quando faceva freddo ci scaldavamo a vicenda, poi è morto e non mi hanno detto niente [...] Stavo facendo la Vendée Globe, la regata intorno al mondo per solitari senza tappe. Il cane morì, era a Cervia e i miei per radio non mi dissero nulla. Quando tornai a casa chiesi di lui e scoprii la verità. ancora difficile riprendersi, me ne hanno regalati altri due, un bassotto e un setter, ma non è la stessa cosa [...] Avevo in mente di fare il solitario fin da bambino e non ne facevo mistero. Al bar ne parlavo e mi sfottevano, una cosa che mi dava un fastidio... così quando tornai da un viaggio in solitario andai al bar e spaccai tutto... poi dissi ad alta voce: voglio vedere se adesso mi sfottete ancora. Come cominciai? A 14 anni, da Cervia a Lussinpiccolo con una barca di sei metri e mezzo costruita nel 1920. Ci avevo provato, per me era importante. Poi a 24 anni la prima traversata atlantica, poi i giri del mondo... [...] Mi sono sempre dovuto arrangiare, non sono mai stato ricco, come si dice da noi ”a dag na bot ad varnis”, cioè dagli una botta di vernice e fai finta che sia tutto nuovo e a posto. Bisogna fare così sennò non parti mai [...] Ogni volta che parti, ti arricchisci. Dentro voglio dire, perché il portafogli è sempre misero. Ma quando torni ti accorgi che sei meglio di prima, sei più ricco dentro, stai meglio e pensi già a ripartire [...] In Inghilterra una volta i grandi navigatori quando tornavano si facevano pagare persino le interviste di tre domande fatte al citofono. Qui non mi paga nessuno. Mi do un gran da fare per mettere insieme una nuova barca o una barca migliore con cui partire. Per esempio stavolta è forse la prima volta che faccio sul serio. Nella vita capitano momenti favorevoli, il momento del grande incontro. Io ho incontrato Renato Soru e ci siamo piaciuti, forse abbiamo la stessa mentalità, lo stesso gusto per la sfida. E ho trovato un grande sponsor, cosa che prima mi sembrava [...] Durante la Venedée Globe, i mei guardavano le classifiche su Internet poi mi telefonavano dicendomi: com’è che vai così piano? Datti una mossa. Ecco, al capitolo consigli di cui sopra: bisognerebbe dare un’occhiata anche ai genitori dell’aspirante navigatore» (Carlo Marincovich, ”la Repubblica” 12/8/2002).