varie, 14 febbraio 2002
BIGNARDI
BIGNARDI Daria Ferrara 14 febbraio 1961. Conduttore tv. Della prima edizione de Il grande fratello, poi Le invasioni barbariche, L’era glaciale ecc. • «[...] era una free lance grintosa e senza timidezze [...] ”[...] lavoravo in Rai, con Bagnasco quando mi chiamà Gregorio Paolini a Mediaset per fare A tutto volume. Ero in area Rifondazione. Era il ”94, l’epoca in cui Silvio Berlusconi si mise in politica [...] Mia madre faceva la maestra, mio padre il rappresentante. Ferrara mi stava molto stretta, era deprimente e nociva [...] Liceo classico Ludovico Ariosto, lo stesso dove era andato Sgarbi. Finito il liceo sono scappata a Bologna, al Dams [...] Mi trovavo malissimo al Dams. Io ero una ribelle. Quello era il posto dei finti alternativi, tutti ragazzotti con gli anfibi da 250.000 lire, il chiodo da 600 mila e l’appartamento pagato da mamma e papà [...] avevo dei genitori molto anziani e di destra. Ero in quella certa onda, new wave, punk, ero un’arrabbiata [...] Il mio mito era Gianni Vattimo, il pensiero debole [...] Mi esaltavo leggendo Wittgenstein, leggendo Nietzsche. Io mi sentivo una persona bruciata. Non avevo grandi speranze. Ok siamo fottuti, Sex Pistols, ”meglio bruciare in fretta che spegnersi lentamente’. In camera mia avevo attaccato il poster con la frase di Wittgenstein: ”Di tutto ciò di cui non si può parlare è meglio tacere’. Rinuncia totale. [...] Mi sono salvata perché morì mio padre quando avevo 22 anni. Ero legatissima a lui. Quando succede una cosa del genere sei costretta ad avere rispetto per la vita. Se no ti spari [...] allora facevo collezione di ragni, di teschi. Era un’attrazione morbosa [...] andai a Londra per qualche mese. Facevo la commessa e imparavo l’inglese. Tornata in Italia ho trovato un lavoro come account executive. Pubblicità. Alla Tbwa, a Milano. Quattro anni di spot. Orrore. Andavamo alla Scottex, quelli della carta igienica. Incubo surreale: direttore marketing, product manager, quattro assistenti e io, l’ultima ruota del carro, 20 persone laureate che parlavano del modo in cui si può piegare la carta igineica. Ero una grande lavoratrice, però volevo fare la giornalista, non la pubblicità dello Scottex [...] Il mio più caro amico, lo scrittore Raul Montanari, mi disse che aprivano un nuovo mensile, ”Chorus’, che doveva essere il ”Vanity Fair’ italiano, e che cercavano un photo editor. Mi precipitai dal direttore Giordano Bruno Guerri: ”Io sono la persona che fa per lei. Conosco il mondo della fotografia benissimo [...] Odiavo la fotografia. Ma ero una temeraria. [...] La forza di mollare la pubblicità me l’ha data la lettura del Seminario sulla Gioventù di Aldo Busi, un libro meraviglioso [...] Guerri disse ok, io mi licenziai dalla Tbwa, mia madre mi telefonò piangendo dicendomi che ero pazza. Io ero affascinata da Guerri [...] correggeva i miei primi pezzi. Impietosamente. ”Ma che hai scritto, un temino, una schifezza’. Poi ”Chorus’ chiuse [...] Credo di essere antipatica nella vita e simpatica sul video. Quando qualcuno mi dice che sono antipatica, lo prendo come un complimento [...]» (Claudio Sabelli Fioretti, ”Sette” n. 39/2000). «’Sono come Pietro Taricone, ho continuo bisogno di lanciare sfide a me stessa”, diceva di sé, se proprio costretta a indicare un simile tra i dieci ragazzi del Grande Fratello. Certo non è poi così facile trovare una nuova sfida all’altezza dell’autunno caldo 2000, quando si è condotto il programma dell’anno, collezionando botte di 16 milioni di telespettatori e attenzione massima di critici ed esperti, e si è persino state telesantificate con l’imitazione di Paola Cortellesi. […] ”Il Grande Fratello mi ha insegnato che è inutile aver paura, tanto nessuno è perfetto e non si può piacere a tutti. Le critiche sono obbligatorie e non devono far male più di tanto. Certo, ci sarà chi dirà che mi sono montata la testa, ma io sono abituata a dare fastidio, se non capitasse quasi mi spiacerebbe. Questo mi dà grande tranquillità”» (Raffaella Silipo, ”La Stampa” 12/3/2001).