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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

BINDI Rosi Sinalunga (Siena) 12 febbraio 1951. Politico. Dal novembre 2009 presidente del Pd • Docente universitario

BINDI Rosi Sinalunga (Siena) 12 febbraio 1951. Politico. Dal novembre 2009 presidente del Pd • Docente universitario. Dall’83 all’89 è stata consigliere nazionale e vicepresidente dell’Azione cattolica italiana. Dal 1975 al 1980 consigliere comunale di Sinalunga, nell’89 è stata eletta per la Dc al Parlamento europeo. Membro del consiglio nazionale e della segreteria del Ppi, deputato dal 1994, ministro della Sanità nei governi Prodi, D’Alema I e II, ministro della Famiglia nel Prodi II • «Detestata dalla Cdl che la considera una terribile cattocomunista, rispettata ma talvolta guardata con inquietudine dai suoi stessi amici di partito che la considerano una tosta rompiscatole (’Questa ci farà perdere un sacco di voti” sussurravano alcuni di loro quand’era ministro della Sanità e tartassava le aziende farmaceutiche), è abituata ad attraversare gli eventi a passo di carica. Assistente del professor Bachelet dopo la militanza nelle Acli toscane, planò sulla Dc ai tempi della segreteria di Forlani, diventando eurodeputata, eletta in Veneto. Fu lei che, nel ”92, scrisse il famoso ”j’accuse” contro i corrotti della Balena bianca mostrando, dicevano in quei giorni gli ”amici” dc, più intransigenza che carità cristiana. I talk show la invitavano in tv e, allora come oggi, davanti alla telecamera lei caricava a testa bassa l’avversario. […] In effetti, racconta Enzo Carra che per l’appunto la conosce dai tempi della segreteria Forlani e l’ha ritrovata nella Margherita, ”della Bindi si possono criticare certi atteggiamenti, per esempio il suo pacifismo un po’ ultrà, ma è certo una che ci crede”. Tutto quello che di lei piace agli ulivisti del Palavobis, il rigore etico e il tacco basso comodo, quel suo vivere a Roma senza frequentare salotti mentre invece non perde una parrocchia toscana, un dibattito, una sagra popolare, la rende invece insopportabile ”dall’altra parte”. Per Daniela Santanchè costituisce un’ottima ragione per rimanere di destra: ” seriosa, ma la serietà è un’altra cosa. Meglio mettersi i tacchi a spillo, allora, e non fare la mezza suora”» (Maria Latella, ”Corriere della Sera” 28/2/2002). «Donna di grande impegno, socievole e attenta al dolore altrui, è stata anche ministro della Sanità. Ha sopportato con grande stile l’incidente Di Bella, ha perso invece il confronto con Gianfranco Funari quando, pur strillando Fabrizio Frizzi in diretta, il popolare showman lamentò in pubblico di aver pagato ”na cifra per farsi un’operazione chirurgica sotto Natale. Tentando una rubizza smentita, il ministro cedeva inesorabilmente sotto i colpi della telecamera: impossibile salvarsi sotto Natale sotto i ferri della sanità pubblica. catto e anche comunista. Non ha alcuna parentela con il più famoso cantante Umberto» (Pietrangelo Buttafuoco, ”Dizionario dei nuovi italiani illustri e meschini”, 3/10/1998). «’Come dice mia mamma: ”Magari te n’importasse qualcosa di queste critiche. Almeno dedicheresti qualche ora in più a te stessa e un po’ meno al lavoro” . […] la più attaccata di Montecitorio. Francesco Storace […] davanti alle iscritte ad An, ha detto: ”E non parliamo della Bindi, che non è neppure una donna...”. Non è stato il primo e non sarà, probabilmente, l’ultimo perché Rosy Bindi è il paradigma di quanto un maschio italiano rifugge e avversa, sin dai primi giorni alle elementari: è la compagna di scuola brava, intelligente ma oltraggiosamente libera dal più antico (e piacevole) ricatto del mondo, giacché non le importa, nè forse mai le è importato, farsi carina per piacere a un ”lui” o, in generale, a ”loro”. Già al liceo, Rosy non voleva ”piacere”: aspirava al gradimento della comunità, alla stima, al riconoscimento della sua leadership. Roba per cui non servivano neppure le calze di nylon: ”Ho portato i calzettoni fino a sedici anni. Il che non mi impediva di andare alle feste. Ballare mi è sempre piaciuto […] Da ragazzi, è vero, si tende al conformismo e un po’ mi è costato discostarmi dai modelli. Non è stato semplice attraversare le varie fasi della vita, i vari ambienti... Però i miei compagni di scuola erano gran signori, di piccoli Storace non ne ho mai trovati. In classe ero molto amata, e rispettata. Come rappresentante di classe prendevo voti a valanga […] Una volta, avrò avuto 17 anni, uno della mia classe disse: ”Certo, se la Bindi fosse bella quant’è intelligente, sarebbe miss Mondo’. C’era dell’affetto, nelle sue parole, mica del disprezzo. Mi intristisce dirlo, ma solo facendo politica ho incontrato persone che, per dirla con Arturo Parisi, più che uomini sono ”maschi’. Ricordo ancora la battuta di Berlusconi a Brescia. Presentava la candidata di An, mi pare, e disse: ”Mica come la Bindi, quella che è più intelligente che bella’. La politica è più barbara della società che dovrebbe rappresentare, non per niente marginalizza le donne che infatti l’abbandonano, fuggono […] Mia madre dice: ”In questa società, come fai a non tener conto dell’immagine?’. Ma io ne tengo conto. A dieta mi ci metto, perché è una questione di salute e, detto fra noi, presumo anche di avere un mio stile, una mia eleganza, rispetto ai tacchi a spillo, alle ostentazioni che non sempre mi sembrano eleganti. La cura di sé è indispensabile, quello che non mi piace è trasformare attraverso l’immagine la verità di se stessi […] vero, non mi trucco, ma non ho niente contro chi lo fa: se vado in tv, anch’io metto il fondotinta, un po’ di rossetto. […] Col potere non ci ho mai giocato, mi si riconosce un certo coraggio nell’aver portato avanti le mie idee sia ai tempi di Tangentopoli che da ministro della Sanità... […] Mi attaccano anche perché col potere ho un rapporto diverso da quello degli uomini. […] Se Berlusconi, che è un gran calcolatore, nella conferenza stampa di fine anno cita il suo lifting e il trapianto di capelli è perché pensa di essere in sintonia con questa società. Io, invece, me ne frego. Credo che un politico debba dedicare un’ora alla cura della propria persona e ventitrè al lavoro […] Ma le cose naturali non son più belle? C’è bisogno di verità, di autenticità, in politica. A cominciare da noi stessi”» (Maria Latella, ”Corriere della Sera” 23/2/2005). «Ai girotondini piace molto per come parla, per come divide destra e sinistra, male e bene, progresso e regresso. […] ”Dico sempre ai miei amici della Margherita: sbagliate di grosso a pensare che i girotondi siano un affare interno ai Ds. questione che riguarda tutti […] La Pira diceva: i giovani sono come le rondini che ci indicano quando è arrivata la primavera. La verità sa qual è? […] Non si può per esempio pensare che spetta ai giovani manifestare per la pace, e ai politici lavorare per la guerra. La pace non si deve gridare solo nei Palasport”» (Antonello Caporale, ”la Repubblica” 15/1/2003).