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 2002  febbraio 14 Giovedì calendario

Bird Larry

• West Baden (Stati Uniti) 7 dicembre 1956. Giocatore di basket. Dei Boston Celtics. Tre titoli Nba (1981, 1984, 1986), 12 volte all’All Star Game (Mvp nell’82), Rookie of the Year nel 1980, tre volte Mvp (1984, 1985, 1986). Da allenatore, nel 2000 ha condotto gli Indiana Pacers alla finale Nba. Membro del leggendario Dream Team che vinse le Olimpiadi del 1992 • «[...] approdò nella Nba nel 1979, naturalmente a Boston: al debutto nella Lega, portò i Celtics a un tetto di 32 vittorie, vinse il trofeo di matricola dell’anno e trascinò la squadra alla finale di Conference, dove però si dovette inchinare [...] alla forza e all’esperienza dei Sixers guidati dal bisturi del Dottore, poi sconfitti nella finalissima dai Lakers di Magic Johnson. L’anno successivo fu l’incoronazione di The Legend, che trascinò Boston prima a superare in sette partite l’ostacolo Sixers nella finale della Eastern Conference e poi a vincere il primo anello (ne sarebbero arrivati altri due), abbattendo la resistenza di Houston. [...]» (’La Stampa” 6/2/2005). «Se un giocatore può impersonare la frase ”l’esercizio fa la perfezione” quello è lui. Nativo dell’Indiana, spese innumerevoli ore lavorando sul suo gioco ad ogni livello, deciso a non essere secondo a nessuno. Dotato nel fisico, grandi mani, ispirato dal gioco, era limitato nella velocità dei piedi e nel salto, ma il modo in cui riuscì a limitare questi difetti fu sensazionale. Giocava come se avesse inventato le regole. Sembrava sapere sempre non solo dove si trovavano tutti i giocatori, ma anche dove stavano per andare. Talento ed esercizio ne fecero un tiratore dal perimetro e passatore senza pari, l’incrollabile fiducia in se stesso ne fece un eccezionale contendente sotto pressione» (The Official Nba Encyclopedia) • «Febbraio nell’Indiana, il sole tramonta presto e il vento gelido taglia in due la faccia. Ma la palla continua a rimbalzare sull’asfalto del campetto all’aperto di French Lick, paesino di quattro anime. C’è un ragazzotto biondo che prende e tira, dieci, cento, cinquecento volte. ”Sapevo che da qualche parte in America c’era qualcuno che stava facendo la stessa cosa e che se un giorno me lo fossi trovato davanti, lo avrei potuto battere solo se mi fossi allenato più di lui”. Larry Joe Bird non era atletico, non saltava, non correva più veloce degli altri, era bianco e lento, ma un genio del basket. Era l’essenza della pallacanestro e aveva le stimmate del campione vero, quello che fa crescere chi gli gioca accanto, trasformando modesti gregari in All Star. [...] Il contadinotto dell’Indiana dai modi bruschi - perché timido, non maleducato - e con la camicia a scacchi, portato a Boston dalla mente geniale di Red Auerbach, risollevò i Celtics dalla tomba della mediocrità in cui erano sepolti negli Anni 70, portandoli a vincere tre titoli (e se la schiena non lo avesse tradito troppo presto, avrebbero potuto essere di più) e aprendo, assieme all’amico- nemico Magic Johnson, la nuova era della Nba (nel 1980 la Cbs trasmetteva le finali in differita, preferendogli repliche dell’Incredibile Hulk o del serial Dallas, quello di ”GeiAr”...). Larry era ”il” vincente. In una partita contro Seattle, durante l’ultimo timeout, indicò al suo marcatore, Xavier McDaniel, il punto esatto dove avrebbe preso palla e tirato, dicendogli: ”E tu non potrai far nulla per fermarmi”. Ovviamente così fece, vincendo con un canestro allo scadere. Alle parole, faceva sempre seguire i fatti. Come quando si presentò nello spogliatoio prima della gara da tre punti all’All Star Game ”86 ricordando agli avversari che giocavano per il 2° posto e vincendo poi all’ultimo tiro, uscendo dal campo con il dito al cielo prima ancora che la palla entrasse. O come quando massacrò Julius Erving in un memorabile Celtics-Sixers dell’84, ricordandogli a ogni canestro il parziale a suo favore: ”Ora siamo 42 a 6 per me”, finendo con il far saltare i nervi al Dottore che cercò di strozzarlo! Larry è veramente un mito. Al punto che un [...] un delinquente dell’Oklahoma condannato a 30 anni di carcere per tentato omicidio, chiese ed ottenne che gli fosse prolungata la pena di tre anni, ”così fanno 33, come il numero di maglia di Bird”. [...]» (Massimo Oriani, ”La Gazzetta dello Sport” 7/12/2006).