14 febbraio 2002
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BISHOP Charles. ”Una replica al microscopio della tragedia delle Twin Towers dell’11 settembre, con la coda di un aereo che si affaccia dalle finestre di un grattacielo
BISHOP Charles. ”Una replica al microscopio della tragedia delle Twin Towers dell’11 settembre, con la coda di un aereo che si affaccia dalle finestre di un grattacielo. Non è New York, è Tampa, in Florida, l’aereo non è un jet, ma un piccolo aereo da turismo, non ci sono grandi danni e un solo morto. L’America che per molti lunghi minuti ha temuto una nuova offensiva terroristica crede di rifiatare e di guardare una tragedia minima, familiare. Paragonabile a quella di un ragazzo senza patente, che ruba la macchina di papà e si schianta contro un albero. Solo che, questa volta, il ragazzo, Charles Bishop, ha preso un aereo ed è andato a sbattere contro la vetta più alta della skyline della sua città. Ma non è come sembra, non è una minima tragedia di ordinaria incoscienza giovanile: il terrorismo continua a perseguitare l’America, anche sotto forma di una piccola scheggia impazzita, che seppellisce i suoi problemi adolescenziali nel delirio suicida, imitando i kamikaze dell’11 settembre e inneggiando, rivela il biglietto che gli hanno trovato addosso, a Osama Bin Laden. Charles Bishop, 15 anni, era troppo giovane anche per la patente d’auto, che in America si prende a 16 anni, ma stava imparando a pilotare un aereo. Forse anche un modo con cui la famiglia cercava di dare stabilità e sicurezza ad un ragazzo, brillante a scuola, ma fin troppo inquieto e mentalmente turbato. Sabato pomeriggio, la nonna e la mamma lo hanno portato per la solita lezione all’aeroporto di St.PetersburgClearwater, 30 chilometri a nord di Tampa. Non era ancora arrivato abbastanza avanti da poter volare da solo, ma, quando l’istruttore gli ha detto di controllare motore e comandi, mentre lui tornava un attimo in ufficio, Charles ha deciso di mettere in atto il piano che aveva in mente da tempo, a cui, probabilmente, pensava e ripensava dall’11 settembre, da quando aveva visto i due jet schiantarsi sulle Twin Towers, scatenando un inferno di polvere, fuoco e fumo. Con due anni di addestramento alle spalle, è stato in grado di far decollare il Cessna 172 monomotore, su cui doveva fare la lezione. Charles non sapeva di scatenare un allarme nazionale, ma, se l’avesse saputo, sarebbe stato contento. Nelle stesse ore, infatti, altri due piccoli aerei da turismo erano usciti fuori, come dal nulla, ed erano andati a schiantarsi al suolo, uno a Boulder in Colorado, l’altro vicino Los Angeles. E’ stato messo in allerta Tom Ridge, il massimo responsabile della sicurezza interna e questi, a sua volta, ha chiamato George Bush. Al presidente è stato subito spiegato che gli incidenti non avevano nessun collegamento, che non era una nuova offensiva terroristica. Vero e falso, allo stesso tempo: perché Charles, in realtà, anche se da solo, senza collegamenti e senza strategie, stava compiendo un attentato. Se ci avesse pensato più a fondo, anzi, avrebbe potuto colpire più forte. Tampa è la città della Florida in cui c’è la sede del Comando Centrale delle forze armate americane, quello di Tommy Franks, il generale che dirige la lotta al terrorismo e la campagna in Afganistan. Il Cessna di Charles ha anche brevemente sorvolato la base dell’aeronautica di Mc Dill, dove ci sono gli uffici di Franks e la stanza dei bottoni della guerra contro i taliban e Osama Bin Laden. Ma Charles non era un terrorista e non aveva degli obiettivi. Voleva soltanto una apoteosi eroica, sia pure alla rovescia: non quella dei pompieri di Ground Zero o dei soldati in Afganistan, ma dei dirottatori capaci di scegliere il martirio.
Quando l’elicottero della Guardia Costiera gli è arrivato di fianco e il pilota ha cominciato a segnalargli di scendere, ha fatto finta di non vedere. La radio, forse, l’aveva già spenta. Non ha mai saputo che due caccia F 15 si erano levati in volo da Miami per intercettarlo: ne sarebbe stato orgoglioso. Non sono arrivati in tempo: Charles aveva in mente un volo corto. Quando si è trovato di fronte il grattacielo più alto di Tampa, ha tenuto ferma la cloche, come Mohammed Atta quattro mesi fa. E si è schiantato sulle finestre del ventottesimo piano. I pochi impiegati presenti hanno sentito solo un tonfo sordo. Né fuoco, né fumo, né vittime. Charles Bishop è morto da solo e forse l’aveva pensata così: non un eccidio, ma una testimonianza. Di cosa, lo spiega la nota che gli hanno trovato addosso, dove una giovane mente esaltata si schiera con Osama Bin Laden e celebra gli attentati dell’11 settembre, contro un mondo che odiava più di quanto avesse potuto capire chi gli stava intorno. Nel biglietto, Charles assicura di aver agito da solo, senza aiuto né suggerimenti da nessuno. Gli investigatori, per il momento, gli credono” (Maurizio Ricci, ”la Repubblica” 7/1/2002).